17 settembre 2022

INTERVISTA A MONELLO (UGL): ECCO PERCHÈ BRUCIA LA SICILIA


Dal sito www.ilsudonline.it

Di Maria Lupica

Troppi incendi dolosi a Palermo e nel resto della “Nostra Sicilia”. Che fare? Ascoltiamo Guglielmo Monello

Bentrovati amici lettori, oggi do il nostro benvenuto a Guglielmo Monello di Palazzolo Acreide (Siracusa), classe 1971: dirigente della Federazione Nazionale Agroalimentare di Roma e di vari dipartimenti siciliani, come l’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa e sindacalista della UGL (Unione Generale Del Lavoro).

Grazie mille di aver accettato questo invito, signor Monello.

Grazie a lei, per avermi voluto come ospite.

Purtroppo l’argomento che intendo esporre oggi è quello degli incendi che hanno ricominciato a mangiarsi letteralmente il territorio boschivo della nostra isola. Quindi non porrò molte domande, ma lascerò che sia lei a parlare. Dica pure.

Il problema è che la Sicilia è a rischio desertificazione. La verità è che i piromani sono di una furbizia maligna appiccano gli incendi nei momenti più favorevoli, in modo da rendere le fiamme indomabili. Purtroppo non c’è la prevenzione fondamentale per arginare questo fenomeno dilagante e a rischio è proprio il territorio boschivo che corre il serio pericolo di scomparire.

Una vera tragedia, nel senso più crudo

Questo è un dato di fatto, purtroppo e che preoccupa tanto. Perché divampa non solo in Sicilia, ma nel resto d’Italia. Spesso i turisti, che sono una risorsa importantissima per l’economia, sono costretti a evacuare. Ricordo, ad esempio, quello che è successo a Pantelleria (TP). Io dico che la nostra regione è una delle più colpite in Italia, a causa del cambiamento climatico. Infatti, secondo un’approfondita indagine condotta tra il 2010 e il 2022, abbiamo il 78% di incendi dolosi, una catastrofe ambientale per il territorio bruciato.

MIZZICA!!!

Si e la scomparsa degli alberi causa anche frane, che contribuiscono al processo di desertificazione, già detto in precedenza. Tutto dovuto all’opera di questa gentaglia.

Ecco, si: gentaglia della peggiore specie. Una volta arrestati, dovrebbero sbatterli in cella e buttar via la chiave. Ma ci dica, quelli che sono stati acciuffati: Che …. “Che razza di individui” sono? Quale mente contorta li spinge ad agire così? Mettendo a rischio, non dico i beni, ma addirittura la vita delle persone coinvolte. Poiché in questi incendi, chi ne fa le spese sono proprio le creature viventi. Cioè sia gli animali che caratterizzano la nostra fauna, che quelli domestici oppure le vittime umane che periscono nel disperato e vano tentativo di salvare se stessi e i propri cari.

Ecco, penso che dietro di loro ci sia la mano della nota industria degli incendi.

Quindi possiamo dire che sono piromani professionista di questa famigerata industria del fuoco e degli incendi?

Si, possiamo dirlo. Ma la cosa più grave e che, finora, questa drammatica situazione è stata gestita un po’ alla “Carlona”: basando la lotta anti incendi, solo ad interventi di contrasto e al momento dell’emergenza. Infatti non sono state destinate risorse sufficienti a garantire un intervento tempestivo e adeguato.

Ma l’utilizzo dei droni aiuta molto?

Guardi, per me, l’utilizzo dei droni non serve proprio. Perché quello che più serve è il personale sul posto, soprattutto nelle aeree demaniali e naturali di bellezza incomparabile. Purtroppo la dove la gente fa turismo selvaggio, accendendo fuochi di campeggio che molto spesso, sfuggendo di mano, causano incendi. Distruggendo ettari ed ettari di vallate e riserve naturali. Io  ho la fortuna di lavorare in una riserva “La Cavagrande” a Siracusa, tra Avola e Noto. Purtroppo, attualmente è chiusa, perché nel 2014 è stava devastata da un incendio. Ma ancora oggi le posso assicurare che la gente (circa 1500 turisti al giorno) scavalca per andare la sotto, dove lo spettacolo che offre è davvero favoloso. Purtroppo nessuno lo impedisce, così come nelle altre riserve siciliane.

Si, di riserve sicule naturali ce ne sono moltissime, belle e incontaminate: Riserva di Capo Gallo a Palermo, Riserva Naturale Isola delle Femmine, Riserva dello Zingaro a Trapani e il Parco Naturale dei Nebrodi a Messina, solo per citarne qualcuna.

Si, sono solo alcune delle tantissime che abbiamo, Ma la prima cosa da fare, per poterle tutelare adeguatamente,  è la prevenzione. Purtroppo abbiamo, oltre che personale insufficiente a disposizione, mezzi obsoleti: veicoli che hanno 500mila chilometri, per esempio.

Quindi inadeguati? Vergognoso.

Inoltre c’è bisogno anche di altro, come nuove torrette di avvistamento. Quindi bisogna formare il personale lavorativo, perché si hanno difficoltà – trovandosi in un territorio praticamente sconosciuto – a spostarsi rapidamente.

Certamente, lei parla da esperto. Visto che stando a stretto contatto con loro e sa bene quali sono le priorità e le problematicità in questo campo.

Si e posso dire in tutta coscienza che ci vuole: una maggior prevenzione, una maggiore tutela e una valida bonifica del territorio dove è avvenuto l’incendio.

Bene, veramente esaustivo. Ma ora le pongo ben due domande spinose, vista la gravità della situazione. Cosa fa lo “Stato italiano” per tentare di arginare questo fenomeno dilagante? Come possiamo, noi comuni cittadini, tentare di aiutarvi nella lotta a questi scellerati piromani?

Purtroppo abbiamo una cattiva politica regionale, bisogna mettere ai vertici uomini capaci e responsabili che sappiano prendere le giuste decisioni e metterle in atto. Ma chi controlla il controllore? Nessuno. Poi mi riferisco anche all’agricoltura e al territorio ambiente: c’è poco personale di polizia giudiziaria nel corpo forestale della regione siciliana. Infatti sono già 20-25 anni che non si fanno concorsi. Quindi tutti gli ispettori hanno già raggiunto un’età media di 50-60 anni. Cioè oramai quasi prossimi alla pensione e posso anche dire che recentemente sono stati assunti soltanto cento uomini.

Veramente ridicolo. Servono uomini giovani, magari affiancati da veterani più competenti che li guidino per i primi anni.

Certamente. Quindi, come mi ha chiesto, anche il privato cittadino può darci una mano. Infatti non bisogna sottovalutare la possibilità di coinvolgere la cittadinanza nella tutela del nostro territorio: ricco di storia e tradizione. Come, ad esempio, chiamare nell’immediatezza il 1515 e prontamente avvertire l’autorità giudiziaria di aver visto o sentito qualcosa di sospetto. Oppure avvertire di un incendio già divampato. Dobbiamo saper salvaguardare i nostri boschi.

È stata una intervista veramente interessante, vorrei avere altro tempo a disposizione. Ma capisco che il suo tempo è prezioso ed è già stato molto gentile a concedermene.

Si, ma voglio aggiungere che la Sicilia brucia nel fuoco perché abbiamo un vertice impreparato a gestirne la situazione: non sa organizzare personale che potenzialmente sarebbe utilissimo ad arginare questa tragedia. Sto parlando degli stagionali, 17mila ed 800 tra uomini e donne, che hanno esperienza. Ma che vengono impiegate solo nei periodi caldi e a giornate. Quindi i territori che bisognerebbe salvaguardare rimangono isolati e abbandonati a se stessi, per il resto dell’anno. Bisognerebbe lodare gli stagionali, non solo perché rischiano la vita per spegnere gli incendi. Per andare a portare a casa nulla, gli stipendi arrivano sempre con un ritardo di due o tre mesi. Quindi devono fare rientrare nel bilancio familiare, anche i soldi anticipati per la benzina utilizzata per arrivare sul posto e spegnere l’incendio. La politica li tiene davvero con la catena al collo.

Non ho davvero parole, spero solo di averla nuovamente come ospite, ma per un argomento ben più lieto. A presto.

A presto.

MARIA LUPICA






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