16 agosto 2022

SICILIA, TRA INCENDI E DESERTIFICAZIONE: “COSTI ALTI E POCA PIANIFICAZIONE”. IN SICILIA, OLTRE AL PROBLEMA DELL'ALTO NUMERO DI ROGHI, RESTA DA RISOLVERE IL NODO LEGATO ALLE ASSUNZIONI DEI FORESTALI. IL PERSONALE UTILIZZATO HA SEMPRE DIMOSTRATO DI SVOLGERE IL PROPRIO LAVORO CON NOTEVOLE PROFESSIONALITÀ ACQUISITA ANCHE DA CORSI DI AGGIORNAMENTO ORGANIZZATI DAL CORPO FORESTALE DELLA REGIONE SICILIANA


Dal sito qds.it

Chiara Gangemi -  15 Agosto 2022
In Sicilia, oltre al problema dell'alto numero di roghi, resta da risolvere il nodo legato alle assunzioni dei forestali

Rischio incendi e scarsa tutela dei territori, un mix letale per la Sicilia che da anni è costretta a convivere con il timore di disastri ambientali, specialmente in occasione dei mesi estivi quando le alte temperature favoriscono non poco la comparsa di roghi.

Il WWF suggerisce di intervenire su precarietà e sulla poca professionalità, indicando peraltro un problema non ancora risolto: quello delle assunzioni dei forestali.

Sicilia, il “nodo” assunzioni dei forestali
La Forestale cosa suggerisce? Secondo quest’ultima: “Gli operai forestali addetti alle attività di antincendio boschivo vengono assunti ai sensi della L.R. 16/1996 e s.m.i., per n. 101 giornate lavorative, solitamente dal 15 giugno al 15 ottobre, anche se negli ultimi due anni la campagna ha avuto inizio il primo giugno.

“Il personale utilizzato ha sempre dimostrato di svolgere il proprio lavoro con notevole professionalità acquisita anche da corsi di aggiornamento organizzati dal Corpo Forestale della Regione Siciliana per le specifiche mansioni svolte e sulla normativa relativa alla sicurezza negli ambienti di lavoro. Inoltre, recentemente abbiamo acquisito numerosi droni per aumentare il controllo del territorio, provvedendo al contempo di formare il personale addetto”.

“Contraddizioni” e scarse risorse economiche
Il WWF usa il termine “contraddizioni” in merito alla Legge Regionale 16/1996, ma per la Forestale non ce ne sono.

Il WWF evidenzia che tale definizione è stata usata per una ragione: “L’intenzione del legislatore, a suo tempo, era quella di ribadire che una superficie boschiva, anche se bruciata, deve essere considerata ancora bosco e questo va bene per evitare di declassarla. Va meno bene se dopo, nelle statistiche ufficiali, la si fa entrare in gioco per il calcolo delle superfici boscate e si fa apparire quindi la situazione meno tragica di quanto lo sia in realtà”.

“Da qui la nostra definizione di ‘contraddizione’ e l’amara considerazione che le reali superfici contenenti il bosco vivo sono inferiori a quelle così calcolate. Sarebbe il caso quindi specificare fra le superfici con bosco vivo e attivo e quelle temporaneamente ‘ex bosco’”.

La Forestale, invece, non vede contraddizioni in tutto ciò: “La ratio della L.R. n. 16/1996, la legge 8 novembre 2021 n.155 e successive modifiche e integrazioni, di vincolare le superficie boscate ancorché percorse da incendio, in armonia con quanto previsto dalla normativa nazionale, discende dalla necessità di evitare l’insorgenza di situazioni speculative. A nostro avviso non sussiste alcuna contraddizione, neppure sui dati, se essi vengono letti ed analizzati in modo completo, nelle rispettive fonti (Inventario forestale e catasto incendi)”.

Il WWF afferma che la mancanza di risorse economiche, “non solo ha limitato fortemente l’evoluzione del patrimonio forestale, ma ha anche deluso le aspettative di stabilizzazione degli operai forestali restando un problema ancora irrisolto”.

Dai mancati obiettivi alla riduzione degli operai forestali

Ancora una volta il delegato del WWF Italia per la Regione Sicilia, Pietro Ciulla, conferma quanto era stato precedentemente indicato nel report: “Nel periodo delle ‘vacche grasse’ si è molte volte ovviato alle carenze di efficienza del sistema forestale iniettando in esso notevoli risorse senza badare all’efficacia e all’efficienza di questi investimenti, né al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

“Anzi – prosegue – molte volte questi obiettivi non sono neanche stati pianificati e fra questi sono mancati i piani di forestazione e incremento del patrimonio boschivo. Ci si è sbilanciati anche con belle promesse di stabilizzazione del personale. Ora, in fase di ristrettezze economiche, è chiaro che queste mancate promesse creano delusione, demotivazione se non rancore per cui ti trovi a gestire un sistema così complesso e vulnerabile come il bosco, con personale quantomeno demotivato”.

“E meno male che ci sono ancora persone che si spendono con generosità e abnegazione. La cosa tragica è che, sulla spinta dell’emergenza e dall’allarme sociale che provocano gli incendi, si spendono lo stesso una marea di soldi, senza costruire nulla di strutturale”.

Per il WWF si è passati “dai circa 15.000 operai forestali del 1996, ai 30.000 del 2010, per ridursi ai 20.000 del 2020”. C’è anche da considerare la questione economica relativa al tasso di assunzioni: “Il costo del personale forestale della Regione Sicilia per unità di superficie (ha) è 23 volte superiore al costo registrato nel resto d’Italia, dove ci saranno anche altre forme di gestione (appalti, affidamento a cooperative, ecc…) ma comunque questi dati restano abnormi”.

Costi troppo alti e poco personale, i “perché”
“Il numero di operai assunti per la campagna antincendio corrente è di n. 5323 unità, impiegate come torrettisti, autisti dei mezzi per lo spegnimento incendi, addetti alle squadre di spegnimento incendi e operatori radio”, spiega la Forestale.

“Il numero di operai impiegati nella campagna antincendio è diminuito nel tempo per i pensionamenti di numerose unità. Ovviamente il suddetto personale viene retribuito in applicazione al vigente Contratto Integrativo Regionale di Lavoro di categoria “a”.

“Per quanto riguarda il personale in divisa del Corpo Forestale che attualmente è notevolmente sottodimensionato a causa dei pensionamenti avvenuti negli ultimi anni, il Governo regionale ha indetto un concorso per l’assunzione di personale con qualifica ‘Agente Forestale’ che si svolgerà presumibilmente in autunno”.

Desertificazione e scomparsa boschi, cosa rischia la Sicilia
Nel report, la premessa del WWF Sicilia Nord Occidentale è relativa alla questione cambiamenti climatici e rischio desertificazione di cui “la Sicilia risente in pieno”. Nel 2021 sono stati stimati 78mila ettari andati in fiamme nella regione.

Dati che, tuttavia, a detta della Forestale si ridurranno notevolmente “non appena si concluderanno le operazioni ufficiali di perimetrazione degli incendi”. La stessa sugli incendi boschivi afferma che “è il caso di evidenziare che la Sicilia, per la sua orografia e condizioni climatiche favorevoli, è tra le regioni più vulnerabili a rischio incendi. In termini di superficie percorsa da incendi nell’anno 2021 sono stati stimati n. 17.887 Ettari boscati e n. 52.562,23 Ettari di superficie non boscate”.

Per quanto concerne la desertificazione, essa secondo il dottor Giovanni Salerno, dirigente Generale Corpo Forestale della Regione Siciliana, “non riguarda solo la Sicilia, ma interessa numerose aree dell’Italia, in particolare le zone meridionali. Tale fenomeno ha effetti negativi anche sul settore forestale, dove alcune essenze boschive risultano più vulnerabili rispetto ad altre, come peraltro emerso dai risultati del progetto Life ‘ResilForMed’”.

“Tuttavia sono stati individuati alcuni indirizzi selvicolturali quali, favorire la complessità strutturale dei soprassuoli, eseguire diradamenti selettivi, eliminazione graduale delle specie non autoctone, ecc…, che contribuiscono ad aumentare la resilienza dei popolamenti forestali ai cambiamenti climatici, che a breve saranno adottati nel nuovo Piano Forestale Regionale”.

Chiara Gangemi

Fonte: qds.it




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