di Giuseppe Candela
La riforma forestale esitata dalla giunta regionale il 01 luglio 2021, così come ce la vogliono fare ingoiare, sembra sia l'ultima che la stragrande maggioranza dei lavoratori conosceranno. Riforma deleteria per i lavoratori e ancor più per il territorio. Infatti, è così sconclusionata che le segreterie provinciali di Palermo l'hanno spulciata, ed hanno evidenziato tutte le criticità (che non sono poche) in un documento del 16 luglio 2021.
Francamente, pensavo fosse un prendere tempo da parte del governo, nella speranza di reperire risorse e aiuti dallo Stato, visto che la regione naviga in brutte acque, così da attuare poi la piattaforma di legge presentata dalle segreterie regionali confederali al governo (due contingenti, oti e 151sti); ma mi sbagliavo. Già, mi sbagliavo, visto che questa riforma governativa è già passata dalle commissioni competenti e aspetta di essere incardinata in aula per l'approvazione. Governo tra l'altro che sembra intenzionato a portare avanti questa riforma che non ha né capo né coda, oltre a essere nata male. Voglio ricordare che questa riforma non è stata presentata e condivisa con i sindacati e con i lavoratori prima di essere esitata dalla giunta regionale, ma solo dopo, al contrario di tutte le altre leggi forestali precedentemente emanate. Basta questo per capire quanto questo governo ci vuole bene, alla faccia degli slogan preelettorali del presidente Musumeci. Sembra chiaro che tutto nasca non solo da risorse economiche regionali limitate, ma anche da una mancanza di volontà politica per il territorio, che in realtà necessita di maggiore attenzione visto il rischio idrogeologico in cui versano quasi tutti i comuni siciliani. Ora, fermo restando che il grosso delle risorse economiche deve essere iscritto sulla spesa corrente del bilancio regionale, ritengo che una giusta politica che sappia individuare le fonti da cui reperire le risorse economiche con i piani gestionali redatti da funzionari preparati e soprattutto capaci, possa risolvere i problemi del territorio e dei lavoratori, e possono evitare tragedie come Giampilieri. Vorrei anche sfatare uno stereotipo che sembra suonare come un disco incantato, o meglio svenato; e cioè che i forestali sono troppi.
Voglio fare qualche riflessione. Dal lato economico, possiamo affermare che 18.000 lavoratori siciliani pubblici (così per come sono inquadrati) costano meno alla regione siciliana di certe regioni del nord che contano solo 600 lavoratori di ruolo, infatti, tutti i lavori dei demani in queste regioni “virtuose” sono dati in appalto a ditte private con un esborso di spesa di gran lunga superiore di quanto spende la regione Sicilia per una forestale pubblica.
La seconda riflessione è che se andiamo a guardare il numero dei lavoratori per ogni singolo demanio o cantiere di lavoro come lo si voglia chiamare, possiamo affermare e dimostrare che, applicando la riforma forestale presentata dai Confederali (oti e 151sti), ci sono il numero giusto di lavoratori di cui un demanio ha bisogno per essere mantenuto “vivo”, visto lo stato di abbandono in cui versano i nostri demani grazie a una politica assente che programma malissimo le necessità selvicolturali forestali. Detto quanto, ritengo inoltre, che solo una massiccia partecipazione di lavoratori allo sciopero che si sta cercando di organizzare nel rispetto delle restrizioni covid possa fronteggiare l'apatia politica verso il territorio. Se noi lavoratori permettiamo che passi la riforma governativa standocene a casa a fare i leoni da tastiera, pensando che siano gli altri a scioperare per noi, beh, allora state sicuri che le condizioni dei lavoratori potranno andare solo a peggiorare, e di riflesso saranno insormontabili i problemi che ci saranno per recepire il contratto nazionale stipulato pochi mesi fa, perché dopo la riforma, il recepimento del CCNL sarà la prossima battaglia.
Saluti Giuseppe Candela
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