21 gennaio 2022

PRECARIATO FORESTALI SUPERATO? L’UE HA DUBBI, LA REGIONE RESTA IN PROCEDURA D’INFRAZIONE. LA COMMISSIONE EUROPEA HA FORTI RISERVE SUL PIANO DEL GOVERNO


Dal sito www.blogsicilia.it

21/01/2022
I chiarimenti tali non sono stati, almeno per la commissione europea, e per la Regione resta la grana del precariato dei forestali e il contenzioso che rischia di costringere Palazzo d’Orleans ad assumere ed a pagare lauti risarcimenti. Tutto ruota attorno ad una petizione che era stata sottoscritta da un migliaio di questi precari forestali che addirittura parte nel 2018. A raccogliere tutto lo studio legale Fasano che invia la nota a Bruxelles. Si contestava alla Regione in pratica di averli tenuti precari in violazione della direttiva Europea che non consentirebbe di mantenere queste persone con contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Ci sono state delle interlocuzioni nell’ultimo anno e mezzo tra la Regione e Bruxelles ma evidentemente non sono bastati a superare i dubbi sulla potenziale infrazione.


“Giustificazioni poco chiare”

Secondo quanto rende noto lo stesso studio legale la commissione Peti (trattazione delle petizioni) del parlamento europeo ha comunicato che le giustificazioni rese dalle autorità italiane sul motivo della precarizzazione degli operai forestali “sono poco chiare”. “Evidentemente – sostengono dallo studio legale rivolgendosi ovviamente agli operai forestali siciliani – non sanno cosa rispondere, perché non vi è una ragione obiettiva alla precarizzazione, vergognosa, di oltre 30 anni che vi affligge. Ciò conferma la tesi portata avanti con successo dal nostro studio, e cioè la violazione della normativa comunitaria in materia di contratti a termine. I nostri consulenti di parte hanno calcolato circa 50 mila euro di risarcimento per singolo operaio forestale e molti tribunali hanno già nominato i Ctu”.


La tesi della Regione

La Regione ha portato avanti come tesi che si sta lavorando proprio sul fronte della stabilizzazione. Ma effettivamente una stabilizzazione non è, se si considera che la riforma in discussione in pratica concede questa stabilizzazione ma solo per un numero ben preciso di giornate l’anno. Dunque, giornate garantite ma non un impiego canonico di 365 giorni l’anno. Ed è questo che evidentemente non convince la commissione Ue.






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