Ricevo e pubblico
dall'Ufficio Stampa UGL Sicilia - UGL/UTL Palermo
Dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, marcando una profonda differenza rispetto ai disallineamenti del passato, nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%.
È la previsione contenuta nel Rapporto 2021 della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), presentato a Roma.
Il Rapporto Svimez certifica che la Sicilia dal 2001 al 2020 ha perso 20 punti di Pil e che, quanto a occupazione, il divario col Nord è salito di 20 punti.
“Ci conforta, ma non rassicura - dichiara Giovanni Condorelli Segretario confederale dell’UGL con delega per il Mezzogiorno - che al Sud ci sia una ripresina post pandemia, ma in ogni caso ben lontana da quella che il mezzogiorno d’Italia si aspetta con il Pnrr.
Cresce ancora il divario con il nord la cui ripresa è maggiore, si parla infatti di un pil al nord del +6,8% contro un 5% del Meridione”.
“Di fronte a questi dati è ben evidente - aggiunge Condorelli che c’è molto da fare, prima di tutto occorre snellire la burocrazia che diventa il primo grande ostacolo che non aiuta a fare presto, a questo va aggiunto anche la presenza di personale anziano e non più idoneo a gestire la trasformazione del lavoro tradizionale in quello digitalizzato.
Quota 100 in tal senso ha aiutato ad un ricambio generazionale ma insufficiente”.
“A questo – spiega il Segretario - si somma il fatto che è cresciuta la povertà soprattutto al sud e che i salari bassi non aiutano a far decollare i consumi. Una situazione quindi di attesa, è ancora troppo prematuro dire che il Sud c’è la può fare.
“L' altro fenomeno malgrado le attenzioni e i proclami – conclude- è il numero crescente di divario di genere, le donne NEET sono al 40% per lo più al sud che hanno perso ogni speranza di lavoro o che non lo cercano più.
Purtroppo questa è la realtà del vivere quotidiano al sud, non si avverte nessuna ripresa e le vertenze con perdita di posti di lavoro non accennano a diminuire”.
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