08 ottobre 2021

VANESSA ZAPPALA’ E ADA ROTINI INSIEME CON TUTTE LE VITTIME DI FEMMINICIDIO RICORDATE DALL’ESECUTIVO REGIONALE UIL


Ricevo e pubblico
dalla Uil Catania

Vanessa Zappalà e Ada Rotini, con loro tutte le vittime di femminicidio, sono state ricordate oggi dall’Esecutivo confederale regionale della Uil convocato dal segretario generale Claudio Barone. È stata la segretaria della Uil etnea, Enza Meli, a sottolineare nel suo intervento l’importanza di non dimenticare quant’è avvenuto in questi mesi ad Acitrezza e Bronte come altrove: “È in corso una strage nel nostro Paese, ma dalle istituzioni – ha detto l’esponente sindacale – troppo spesso arrivano solo sterili, ipocrite, ciniche dichiarazioni a tragedia avvenuta”.

Enza Meli, che ha ringraziato la segretaria organizzativa della Uil Sicilia Luisella Lionti “per sensibilità e impegno” nel contrasto alla cultura della violenza e alla violenza di genere, ha aggiunto: “Un manifesto ancora oggi spicca da un balcone della Uil su via Sangiuliano a Catania. C’è scritto: Non chiamatelo amore, non chiamatelo raptus. Certe giustificazioni non reggono, nessuna giustificazione è tollerabile. Lo avevamo già detto a chiare lettere due anni fa con Luisella Lionti, con Claudio Barone, con Carmelo Barbagallo seduti sulla panchina rossa nel cortile della nostra sede assieme alle madri di altre due ragazze uccise da chi diceva di amarle”.

“Il femminicidio – ha detto ancora la segretaria della Uil di Catania – è stato definito da una grande psicoterapeuta: il nuovo delitto d’onore. Contro il delitto d’onore si mobilitò il Paese e ottenne solo nel 1981, appena quarant’anni fa, che il Parlamento trovasse un sussulto di orgoglio e dignità cambiando la legge. Adesso, dopo gli omicidi di Bronte e Acitrezza, noi con Luisella e con la Uil Sicilia abbiamo rivolto un appello a magistratura e forze dell’ordine perché si ricordino che bisogna innanzitutto garantire le vittime, non essere garantisti solo con bruti e assassini. Soprattutto, però, ci siamo rivolti alla politica poiché è sempre più evidente che il Codice Rosso e le nuove norme non bastano a frenare questo massacro”. Enza Meli ha concluso: “Non c’è tempo da perdere. C’è molto da fare, specialmente nella nostra Isola. Basti pensare che in Sicilia sono una rarità i centri per uomini maltrattanti, ovvero le case di cura dove i Tribunali potrebbero inviare i violenti. La Regione batta un colpo. Ci piacerebbe, intanto, che il presidente Nello Musumeci mantenga l’impegno assunto il 25 novembre di un anno fa, ovvero la realizzazione di 52 case-rifugio per donne maltrattate. Il 25 novembre di quest’anno gli chiederemo cos’è stato fatto di tanto annuncio!”.





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