01 settembre 2021

ROGHI IN SICILIA, SOLO DUE FERMATI RESTANO IN CELLA. IL PM: "MA ORMAI È UN REATO DA CODICE ROSSO"


di Francesco Patanè
Dopo gli incendi delle scorse settimane in quattro sono stati scarcerati e altri tre sono ai domiciliari Appello del procuratore Patronaggio
01 SETTEMBRE 2021

Quattro scarcerati, tre agli arresti domiciliari e due in custodia cautelare in carcere. Fra i nove fermati per aver dato fuoco quest'estate ai boschi delle Madonie, dei Nebrodi, ai campi nella piana di Catania, soltanto due allevatori di Buccheri nel Siracusano, padre e figlio sono ancora in cella. A poche settimane dall'ondata di roghi dolosi che ha devastato la Sicilia, tutti gli altri sono riusciti a ottenere una riduzione delle misure cautelari perché incensurati o perché contro di loro non c'erano elementi sufficienti per confermare la detenzione cautelare in carcere. E, intanto, i residenti di Petralia Soprana, che hanno visto le fiamme appiccate dagli incendiari entrare in paese, chiedono giustizia. La stessa richiesta dei titolari dello stabilimento balneare Le Capannine di Catania che hanno visto i sacrifici di una vita bruciare in pochi minuti. I nove arrestati di quest'estate infernale sono una piccola parte di coloro i quali dall'inizio del 2021 hanno dato fuoco a circa 78 mila ettari di macchia mediterranea (secondo i dati della Commissione europea). Nessuno di loro ha precedenti specifici e la metà è incensurata, dunque ha potuto beneficiare di misure cautelari personali meno pesanti.

Per aver devastato il territorio, dando fuoco a boschi, campi, immondizia e sterpaglia, la pena prevista va dai 3 ai 7 anni, che fra sconti di pena per i riti alternativi e le attenuanti porta la media delle condanne sotto i tre anni in primo grado, che scendono a poco più di due anni in Appello. Il che tradotto significa in molti casi nessun giorno di carcere per gli incendiari. "Il legislatore deve inserire il reato di incendio doloso fra quelli cosiddetti prioritari - sottolinea il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio - Serve una specie di codice rosso per gli incendi, che consenta di mettere insieme gruppi specializzati di magistrati e inquirenti per agire con maggiore efficacia nelle prime battute delle indagini".
 
Solo quest'estate in Sicilia sono stati bruciati circa 50 mila ettari di boschi e terreni pari al due per cento della superficie dell'Isola, poco meno della superficie dei comuni di Milano, Torino, Palermo e Catania messi assieme. I carabinieri forestali, le guardie forestali e le altre forze dell'ordine sono riusciti ad arrestare nove persone responsabili di incendio in sette distinte operazioni. L'ultimo è un 50enne palermitano sorpreso due giorni fa ad appiccare il fuoco a una montagna di rifiuti a pochi metri dai palazzoni realizzati dall'architetto Gregotti allo Zen di Palermo. L'uomo è stato messo agli arresti domiciliari due giorni fa. Ai domiciliari è finito anche il piromane di Cammarata nell'agrigentino che l'8 agosto è stato fermato mentre stava incendiando il bosco alle porte del paese. Oggi è libero in attesa di processo e secondo gli inquirenti è uno dei pochi veri piromani in azione quest'estate. " Non aveva alcun interesse personale, non è un allevatore o un forestale a cui non è stato rinnovato il contratto. Non è un contadino incosciente - dice Patronaggio - I piromani che provano piacere nell'appiccare le fiamme e nel vedere arrivare i soccorsi per fortuna sono molto pochi. Dietro la quasi totalità dei roghi ci sono interessi personali".
 
Gli unici arrestati ancora in carcere sono i due allevatori di Buccheri nel Siracusano, arrestati il 14 agosto con l'accusa di incendio boschivo. I due, padre e figlio di 60 e 27 anni, sono ritenuti responsabili di alcuni dei roghi che hanno devastato le campagne intorno a Buccheri nel mese di luglio con l'obiettivo di ampliare le terre di pascolo per il proprio bestiame e risparmiare sulle spese per l'acquisto del foraggio. Durante le indagini è emersa dalle intercettazioni l'intenzione dei due di appiccare un grosso incendio nel giorno di Ferragosto. " ... Tu vedi che esce, il giorno del mezzo agosto, ci sarà un giorno da piangere, tutti accesi sono. Tutti. Come cammini di là arriva. Un giorno è partito da... è partito da quelle isole e c'era il vento, mbare... Lo sai il giardino là sotto, dove c'è il giardino di fronte la 'Mannuca'? Le gambe lì l'avevo bruciato!... " . Per questo è scattato l'arresto e i due sono ancora in cella per il rischio che da liberi tornino a incendiare i terreni.






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