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Fai Cisl nazionale
Da trent'anni l'Italia ha abbandonato le proprie foreste e tenuto nella precarietà i forestali, vero presidio di prevenzione
Gli incendi che stanno devastando il Paese, specialmente nelle regioni del Sud, dimostrano il fallimento delle politiche regionali nella tutela del territorio e nella gestione dei lavoratori forestali, sui quali serve un cambio di visione che garantisca continuità lavorativa, valorizzazione delle professionalità, programmazione degli interventi.
Gli operai idraulico forestali sono impegnati da giorni sul fronte degli incendi dimostrando come sempre grande impegno e professionalità, e a loro va tutta la nostra vicinanza e solidarietà. Ma non possiamo pensare di affrontare i cambiamenti climatici e la transizione ecologica tenendo questi lavoratori in panchina per poi farli entrare come certi goleador sperando di risolvere la partita, occorre un vero piano nazionale per dare una visione più solida, coerente ed organica alla gestione del territorio, a partire da progetti di piantumazione e riforestazione delle zone colpite dagli incendi e da uno stanziamento di risorse che colga le opportunità dei progetti europei e del PNRR per realizzare più formazione del personale e piani di prevenzione, sia degli incendi che del dissesto idrogeologico. I lavoratori forestali rappresentano in assoluto il presidio del territorio più prezioso di cui ha bisogno il nostro Paese per valorizzare e tutelare l'immenso patrimonio boschivo e paesaggistico che abbiamo, invece capita non raramente di vederli accusati, con allusioni più o meno esplicite, di essere loro stessi tra i colpevoli degli atti dolosi: è un luogo comune che non possiamo più accettare, anche alla luce dei dossier delle forze dell'ordine, che puntano il dito su piromani e mafie dei pascoli e non certo sui forestali. Dal punto di vista del reato, siamo assolutamente favorevoli all'inasprimento delle pene, ma è chiaro che non bastano le sole misure repressive per evitare tragedie come quelle di questi giorni. Tragedie che, è bene ricordarlo, hanno causato morti, distrutto aree verdi e riserve naturali, annientato l'economia di interi territori. La verità è che il nostro Paese, a differenza di tanti altri paesi europei, che non a caso non stanno vivendo i nostri stessi drammi, ha abbandonato a sé le foreste da almeno trent'anni, assecondando un'idea ambigua di ambientalismo secondo la quale la natura si protegge da sé, ma non è così, perché il presidio umano è fondamentale proprio per tutelare la grande biodiversità del nostro territorio e realizzare quella difesa dei boschi che è venuta a mancare in questi anni. Il governo e tutte le istituzioni sono chiamati ad affrontare con le parti sociali un confronto urgente, per mettere fine all'improvvisazione che regna da ormai troppi anni tra le regioni: servono politiche coordinate e lungimiranti, altrimenti ci ritroveremo sempre a gestire il territorio con la logica dell'emergenza, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Anche il fatto che il contratto nazionale idraulico forestale sia scaduto da dieci anni, dimostra la miopia politica con cui il nostro Paese ha guardato al comparto, procedendo in ordine sparso e senza un quadro chiaro delle competenze. Ora che la trattativa è giunta all'ultimo miglio, abbiamo modo di sperare in un riconoscimento importante per le lavoratrici e i lavoratori, ma il ruolo delle regioni sarà comunque determinante per dare gambe a una forestazione virtuosa, produttiva, capace di contrastare il dissesto idrogeologico e connessa alle filiere del legno, del turismo, della bioeconomia. Il governo ne tenga conto se veramente vogliamo evitare il ripetersi di certe sciagure.
Buon Ferragosto a tutte e tutti!
Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl
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