Ricevo e pubblico
da Giuseppe Candela
La storia della forestale pubblica siciliana comincia verso la metà degli anni 50, sotto forma di assistenzialismo, per compensare gli stratosferici aiuti economici dello stato agli industriali del nord. I nostri padri hanno cominciato sgobbando a preparare il terreno e piantumare quelli che sono oggi i nostri boschi. Per la cronaca, si registrava in quegli anni in Sicilia il 3% di suolo boscato, oggi ci si attesta intorno all’11% grazie a quel lavoro. Detti lavoratori venivano arruolati direttamente dai capi operai senza passare dagli uffici di collocamento. Oggi siamo un comparto regolato da leggi regionali e contrattualizzato, e questo noi forestali contemporanei ce lo siamo guadagnato con le lotte sindacali. Vorrei sottolineare come nei primi anni 90, per via della crisi edilizia che ha coinvolto anche il suo indotto, la forestale sia diventata un polmone che ha assorbito migliaia di questi lavoratori, (molti altri sono emigrati) arrivando a contenere nelle graduatorie circa 40.000 lavoratori. Ora capite bene, che se la regione avesse deciso di porre fine a tale assistenzialismo, avrebbe chiuso le graduatorie con la legge 11/89, e sarebbe stata nelle condizioni di stabilizzare tutti quei lavoratori che hanno lavorato in forestale fino alla fine degli anni 80, lasciando al loro destino tutti quelli che si sono aggregati in seguito. La Sicilia si sarebbe un po’ più spopolata. Che io mi ricordi, nella stragrande maggioranza dei lavoratori che hanno preceduto le nostre generazioni, sono arrivati a coronare il passaggio nella fascia 151 (solo pochi a oti) solo in prossimità del pensionamento, e questo solo perché, come detto prima, il numero dei forestali era esagerato. Oggi questa storia sembra non faccia testo, oggi vengono fuori troppi “”illusionisti”” che promettono stabilizzazione e risarcimenti nelle aule di tribunale, al solo fine di spillare quote di partecipazioni per azioni legali collettive nel caso di avvocati, o di deleghe sindacali nel caso di sindacaticchi autonomi. Tanti lavoratori si lasciano illudere e si avventurano ignari in un campo minato che potrebbe concludersi con effetti collaterali a volte devastanti. Ad esempio, alcuni lavoratori dei consorzi di bonifica di Siracusa o Ragusa (adesso non ricordo), non lavorano più da due anni pur essendo vincitori di contenzioso con la Regione per la stabilizzazione. La brutta cosa è che non riescono più a tornare sui propri passi anche rinunciando a tale “vittoria”, perché si e messo in moto un meccanismo perverso e inarrestabile che li sta tenendo fuori dal bacino lavorativo. A tale riguardo, a mio modo di vedere, potrebbero rischiare la stessa fine i vincitori della “sentenza di Ragusa”. So che la Regione si è appellata ed è sicura di vincere, ma se così non fosse non riesco ad immaginare una Regione che deve risarcire 12 mensilità (20.000 euro) ad un lavoratore, per poi continuare a tenerlo precario e dopo 24 mesi di lavoro anche discontinuo (nel frattempo mi sembra che sia cambiata la legge) farsi citare di nuovo in giudizio. Ho chiesto personalmente a uno di questi lavoratori, di chiedere all’avvocato “vincitore” se c’è la possibilità che la Regione non rinnovi i contratti a questi lavoratori. Bene, il legale ha risposto in tutta onestà che può essere possibile anche questa decisione. Gli stessi legali affermano tra l’altro con una loro nota, che la stabilizzazione dei lavoratori deve necessariamente passare da una concertazione politica-sindacale e non certo nell’aula di qualche tribunale. Ci sono poi tanti altri contenziosi andati male per i lavoratori, dove addirittura in primo grado sono pure stati condannati a pagare, ma di questi nessuno ne fa pubblicità. Quindi forse sarebbe opportuno, quando si ricorre ad un legale, chiedere anche degli “effetti collaterali” sul contenzioso che si vuole intraprendere. Discorso a parte poi è la tanto pubblicizzata “infrazione comunitaria”. Bene, parlando con qualche avvocato del ramo in merito a detta infrazione, mi diceva che né la Regione, né tantomeno l’Italia arriveranno sul punto di pagare detta sanzione, la Regione si metterà in regola, anche ricorrendo a drastiche decisioni, e finirà tutto a tarallucci e vino, con buona pace dei ricorrenti. Per la cronaca, mi dicevano pure a conforto di quanto sostenuto, che l’Italia è sommersa di infrazioni comunitarie, ma non ha mai pagato nessuna sanzione eccetto quella del bollo auto perché più conveniente per lo stato. L’argomento è spinoso e complesso………………purtroppo.
SALUTI
GIUSEPPE CANDELA
Ma se la realtà ,per te è questa ,perche ti preoccupi ,tu non fare nessun ricorso.
RispondiEliminaLa regione ricorrera a drastiche decisioni e finirà a tarallucci e vini. Caro amico Candela io ti voglio bene ma tu cosi fai terrorismo pscologico. Il sindacato dovrebbe schierarsi e dare forza ai ricorrenti anche perché abbiamo RAGIONE. Un abbraccio Giuse
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