di Salvino Carramusa
Lavoratore Forestale
Un bombardamento di fuoco, specie in Sicilia nord-occidentale, forse senza precedenti. Incolti, pascoli e boschi andati in cenere, immagini spettrali che rimarranno indelebili: Monte Cuccio, catena montuosa delle Madonie (incendi diffusi e più contenuti), Monte Gradara, Fontanafredda, Casaboli, Moarda, Argomesi, Monte Grifone, Montagna Longa, San Martino/Piano Geli, Montagna Grande, Monte Cofano, la riserva dello Zingaro, Scopello, Naso, Capo D’Orlando, etc. Già a luglio di quest’anno erano 81 gli incendi in più rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
Migliaia di ettari di vegetazione e di boschi (o di ciò che ne era rimasto) percorsi dal fuoco.
Dal 1978 al 2019 – in Sicilia- la superficie boscata percorsa dal fuoco ammonta a 253.458 ha: media/anno 6181 ha; quella non boscata a 340.000 ha: media anno 8.292 ha (concorre evidentemente la riduzione della superficie agricola utilizzata: 1.690.000 ha nel 1982; 1.387.000 ha nel 2010). 595.000 ha la superficie totale con una media annuale di 14.512 ha. Il danno economico e ambientale è valutato in oltre 5000.000.000 di euro. Se si considerano le superfici medie percorse dal fuoco negli ultimi 8 anni (2011-2019) si riscontra un trend in aumento, un incremento rispetto ai numeri già alti del quarantennio considerato, infatti la media annuale di questo breve periodo è: 9910 ha anno di superfici boscate percorse dal fuoco e di 13.310 ha non boscate, per un totale medio di 23.220 ha l’anno. Anche il numero degli incendi è progressivamente aumentato passando dai 250 del 1978 ai 872 del 2019. Non si tratta di un andamento lineare, in questo lungo periodo c’è pure stato qualche declino, ma soprattutto abbiamo assistito a picchi significativi che hanno contraddistinto alcuni anni “ orribilis “ : 1163 incendi nel 2004; 1255 nel 2007; 1109 nel 2008; 1158 nel 2010; 1009 nel 2011; 1251 nel 2012; 1014 nel 2016; 1213 nel 2017.
La superficie media percorsa per incendio è passata dai 26 ha del periodo 1978-1985, ai 23 ha degli ultimi 8 anni (2011-2019). Questo parametro presenta un leggero miglioramento ma è sempre alto, come alta è la superficie media percorsa per incendio nel lungo periodo 1978/2019: ha 23.24
Gli incendi sono favoriti da alcune precondizioni, quali la posizione di paesi e continenti rispetto all’equatore (in Europa oltre il 90% degli incendi si verifica nei paesi mediterranei) e dal cambiamento climatico, ma senza incendiari non vi sarebbero incendi salvo quelli, rarissimi da noi, provocati da cause naturali (come i fulmini; assolutamente da escludere l’autocombustione) o accidentali (sfregamento di ruote sui binari, rottura di linee elettriche, etc.).
Gli incendi a loro volta agevolano …il cambiamento climatico perché con la combustione si immette Co2 nell’atmosfera e con la distruzione di alberi, arbusti e vegetazione se ne riduce la sottrazione (In Sicilia le foreste assicurano – o assicuravano…- la fissazione di 2.880.000 tonnellate anno di Co2. Mentre a livello mondiale le foreste assorbono ogni anno 2,4 miliardi di CO2. Oggi esse occupano il 31% delle terre emerse. Negli ultimi 100 anni il fuoco e i tagli indiscriminati per favorire attività agricole, zootecniche e industriali ne hanno ridotto drasticamente l’estensione). Le ricadute ambientali naturalmente riguardano anche il suolo e l’assetto idrogeologico dei bacini idrografici. Secondo un dossier dell’Autorità di Bacino il 14% del territorio siciliano è desertificato, il 10% classificato come sensibile e il 50% vulnerabile alla desertificazione. Sostanzialmente il 75% del territorio siciliano è a rischio. Nell’ultimo decennio i danni all’agricoltura dovuti al surriscaldamento climatico sono equivalenti a 1.500.000.000 di euro.
Gli incendiari sono ladri di futuro, ma anche del nostro presente e del nostro passato. Nel 1947 in Sicilia era rimasta un 3/4% di superficie boscata. Una imponente opera di riforestazione a dominanza pubblica ha incrementato progressivamente quella superficie sino all’attuale 11% di “boschi alti” equivalente a circa 280.000 ha tra aree demaniali regionali (176.000 ha compresa una minore parte in occupazione temporanea) e private. Furono immesse prevalentemente specie preparatorie come le conifere (in molti casi si sarebbero potute inserire direttamente latifoglie autoctone) e latifoglie alloctone quale l’eucaliptus. Non seguirono – specie tra la fine degli anni 60’ e la fine degli anni 80’ – adeguati interventi per favorire la rinaturalizzazione e la riduzione della biomassa combustibile. Oggi di quell’11% è rimasto ben poco, non c’è più la densità colma di alcuni decenni fa. Con l’ambiente è stato distrutto il lavoro degli operai, dei dirigenti, della natura.
In Italia la superficie forestale continua ad aumentare, in buona misura si espande naturalmente, favorita da migliori condizioni climatiche e da un minor numero di incendi e danni da essi prodotti.
In Sicilia invece c’è una decrescita dei boschi. Gli incendi sono stati e sono il nemico principale.
Possono servire… ulteriori dati comparati: dei 39203 incendi avvenuti in Italia dal 2009 al maggio 2016 ben il 16.16% hanno interessato la Sicilia, seguita in ordine da Campania e Calabria rispettivamente con il 14,6% e il 13,7%. Mentre le superfici percorse dal fuoco in Sicilia – nel medesimo periodo – sono il 30.51% del totale!
In Italia le superfici boscate e non boscate percorse dal fuoco sono passate dal 1.471.000 ha del periodo 1980/89 (con incremento di 600.000 ha rispetto al decennio precedente) ai 838.000 ha del periodo 2000/2009, per scendere ulteriormente nel quinquennio successivo. Diminuita progressivamente anche la superficie percorsa dal fuoco per ogni incendio. Attualmente dovremmo essere attorno a 9 ha percorsi per incendio.
LE CAUSE COLPOSE E DOLOSE DEGLI INCENDI BOSCHIVI (E TERRITORIALI)
Vi sono due analisi del Corpo Forestale dello Stato (2001) e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (2017) che individuano cause quasi identiche: colpose e dolose (sino all’80% del totale). Una percentuale minima è invece attribuita a cause naturali e accidentali.
1) Cause colpose (analisi condotta su 2400 incendi, Corpo Forestale dello Stato- 2001): ripulitura di incolti; bruciatura di rifiuti; rinnovazione del pascolo, etc. ..
2) Cause dolose: ( analisi condotta su 4280 incendi, Corpo Forestale dello Stato – 2001) : a) apertura o rinnovazione del pascolo( 25%); b) recupero terreni agricoli a spese del bosco per la coltivazione o per attivare contributi comunitari (7.4%); c) incendi causati con l’intento di guadagnare dalla scomparsa della vegetazione ai fini di coltivazione agricola ( 4.9%); d) speculazione edilizia ( 2.5%); e) ripulitura del sottobosco e distruzione di massa forestale da parte di imprese forestali per risparmiare manodopera (11,3%) ; f) incendi causati da questioni occupazionali ( 4.2%); g) incendi causati con l’intento di essere inclusi in squadre antincendio (3.7%); h) bracconaggio ( 6%); i) ottenere prodotti conseguenti al passaggio del fuoco ( 4.2%); l) ritorsioni contro la Pubblica Amministrazione ( 3.5%); m) conflitti o vendette tra proprietari ( 7.5%); n) proteste contro i vincoli imposti nelle aree protette ( 3.5% ); o) piromania ( 10%); p) criminalità organizzata (1%..); q) incendi causati con l’intento di distruggere a mezzo del fuoco opere forestali non ben eseguite ( 0.1% ); r) seguono altre cause minori…
Autorevoli esperti del settore, ambientalisti, giornalisti, da anni ipotizzano tante altre cause oltre a queste ( interessi legati agli investimenti nella repressione incendi da terra e soprattutto dal cielo..; attivazione contributi comunitari per la ricostituzione boschiva; mancate concessioni di aree pascolive o perdita delle medesime nelle aree demaniali; esclusione da contratti di fornitura ed appalti), o che alcune di esse ( criminalità organizzata, proteste contro i vincoli imposti nelle aree protette, distruzione a mezzo del fuoco di opere forestali non ben eseguite ) abbiano un rilievo maggiore.
Di sicuro c’è che sono pochissimi i colpevoli accertati e condannati, questi dati percentuali e di dettaglio sulle cause colpose e dolose corrispondono solo in minima parte a soggetti effettivamente assicurati alla giustizia. Per il resto si tratta di valutazioni su “evidenze oggettive”, poco si sa delle centinaia di migliaia di incendi dell’ultimo cinquantennio.
Nella nostra penisola- nel 2017 – appena 633 detenuti tra condannati definitivamente e in attesa di giudizio per incendio semplice, solo 17 quelli detenuti per incendio boschivo. Pochi quelli colti in flagranza di reato.
In Sicilia – secondo A. Fraschilla ( 2017 )- gli incendiari fermati negli ultimi 20 anni non sono più di 40: in media 2 l’anno. Forse è un dato sottostimato, ma di sicuro c’è che nella nostra Isola a fronte delle devastazioni prodotte dal fuoco vige una impunità quasi assoluta. Non va molto meglio nella Penisola…
La Direttiva AIB Sicilia, emanata con D.A. n. 18 del 05/02/2020 - per l’attività amministrativa e la gestione anno 2020- a firma dell’Assessore Territorio e Ambiente dal quale dipende il Comando del Corpo Forestale, in premessa individua un obiettivo strategico: “ ai fini della attuazione della misura M5 del Piano di tutela e qualità dell’aria in Sicilia … si prevede la riduzione della superficie boscata incendiata massima pari a 4000 ha l’anno al 2022 e 2000 ha l’anno al 2027 con interventi attuali e successivi da inserire nel Piano regionale per la prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”.
Quindi con un abbattimento dalla metà a 1/5 rispetto alla media degli ultimi 8 anni!
Quanto accaduto quest’anno ( ma non solo…) farebbe perdere la speranza!
La summenzionata Direttiva indica alcuni indirizzi ed azioni innovative sia riguardo alla funzione della lotta attiva contro gli incendi che a quella del monitoraggio, del controllo e delle applicazioni di norme e prescrizioni di riferimento. Possono essere condivisibili ma da approfondire
PROPOSTE IN MATERIA DI PREVENZIONE, LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI, REPRESSIONE GIUDIZIARIA
Applicazione esaustiva della Legge nazionale 353/2000, efficiente declinazione della previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi. Redazione del Catasto incendi boschivi da parte di tutti i comuni siciliani. Ad oggi l’inadempienza è alta! È il presupposto per la applicazione dei divieti previsti all’art. 10 relativamente alle zone boscate e ai pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco. Sono vietate: le attività di rimboschimento derivanti da finanziamenti pubblici (per 5 anni) salvo deroghe parziali per motivate ragioni di dissesto idrogeologico; sono altresì vietati: il pascolo e la caccia limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorse dal fuoco (per 10 anni); il cambio di destinazione urbanistica per le zone boscate e i pascoli percorsi dal fuoco (per 15 anni) . L’art. 10 non vieta il pascolo anche nelle aree non boscate percorse da incendio, andrebbe approvata questa modifica legislativa: fatti salvi i casi di fuoco prescritto e controllato APPLICAZIONE ESAUSTIVA DI TUTTA LA LEGISLAZIONE
NAZIONALE, REGIONALE E DELLE LINEE GUIDA DI RIFERIMENTO. ADEGUAMENTI PROGRAMMATICI
In particolare
Migliorare la gestione forestale e la valorizzazione di beni e servizi materiali ed immateriali attraverso adeguati piani pluriennali ( i Piani di gestione forestale furono previsti per la prima volta in Sicilia dall’art. 2 della Legge 11/89; successivamente integrato dalla L.r.s 16/96 e 14/06), ridurre la biomassa combustibile; introdurre specie e latifoglie autoctone con un elevato grado di resilienza ai mutamenti climatici ed agli
incendi e adatte alle varie stazioni pedoclimatiche; favorire la rinaturalizzazione con latifoglie a basso coefficiente di combustione specie in prossimità dei parafuochi.
Le strisce tagliafuoco perimetrali (e a sezione) non sempre hanno la larghezza necessaria in rapporto alla pendenza. Quando lungo i loro limiti superiori ed inferiori si ergono conifere o altre piante ad alto coefficiente di combustione ciò rappresenta un ulteriore fattore di rischio, considerato anche che in estate abbonda il rilascio di aghi, vettori formidabili del fuoco. Lo stesso dicasi per le foglie di eucaliptus. In queste condizioni anche i parafuochi rinettati a regola d’arte (con decespugliatore e altri attrezzi per asportare i residui vegetali) possono “non reggere”, specie in giornate calde e ventose.
Valutare preliminarmente il grado di resilienza delle aree boscate percorse dal fuoco prima di pianificare interventi successivi agli incendi.
Ampliare e tutelare la superficie forestale con interventi pubblici e privati per creare continuità funzionale con le aree boscate preesistenti; per mitigare le variazioni climatiche, prevenire il dissesto idrogeologico, accrescere la valorizzazione di beni e servizi del patrimonio forestale, promuovere il turismo.
Applicare le Ordinanze Sindacali sulla pulizia dei terreni incolti (sarebbe già sufficiente e più razionale la disposizione di strisce tagliafuoco perimetrali) specie se in prossimità di boschi, aree urbane, strade ed altri siti sensibili. Questo è un vulnus macroscopico (considerata la enorme estensione di aree non boscate e terreni incolti percorsi dal fuoco, che sovente lo innescano in quelle boscate) nella applicazione delle misure di prevenzione. Emessa l’ordinanza in genere non accade più nulla: neanche una diffida. Ci sono Sindaci e proprietari denunciati per ciò. L’Ente locale potrebbe promuovere l’esecuzione coatta delle opere necessarie per poi rivalersi sul proprietario inadempiente. Ma anche segnalare ad altre autorità competenti per il necessario supporto.
Predisporre la Vigilanza dinamica - Già sperimentata con successo nel Parco dell’Aspromonte e nel Parco del Pollino (con modalità contrattuali particolari che prevedono un bonus malus..), si sostanzierebbe in un servizio di perlustrazione continua ( a piedi e con i mezzi di trasporto) con particolare riguardo alle fasce orarie ad alto rischio per l’innesco del fuoco e a siti statisticamente e morfologicamente sensibili. Opportuno e funzionale un coordinamento tra squadre AIB del C.F., squadre della Protezione Civile e delle Associazioni di Volontariato riconosciute. La Vigilanza dinamica fungerebbe da deterrenza ed allo stesso tempo potrebbe garantire un intervento immediato nella fase iniziale di insorgenza degli incendi.
Fondamentale in questo quadro la ricognizione costante dei Corpi di Polizia e del Corpo Forestale, la cui dotazione organica, però, oramai presenta deficit progressivi.
Usare le tecnologie più avanzate – Telecamere all’infrarosso, sensori e droni controllati da remoto. Anche in questo caso avrebbero la doppia funzione di deterrenza e individuazione di incendi e incendiari: ausili fondamentali per la eventuale incriminazione “in flagranza differita”. Le telecamere in provincia di Nuoro furono usate tra la fine degli anni 80’ e i primi anni del 2000. Gli incendi si ridussero dell’80%. L’uso di tecnologie e la Vigilanza dinamica si integrano, non si escludono.
Adeguare mezzi, organici e nuove tecnologie per le squadre AIB e della Protezione Civile – Sembra che saranno sostituiti dei mezzi vetusti (delle squadre antincendio boschivo C.F.) per il trasporto di operatori ed estinguenti (106). Ma ci sono squadre con ¾ operatori: in attesa di riforme o altri provvedimenti amministrativi si potrebbero ridurre le postazioni per restituire alle squadre ridimensionate… il loro numero standard. L’uso di soffiatori e nebulizzatori (con estinguenti chimici), di decespugliatori per strisce tagliafuoco estemporanee, l’applicazione della tecnica del controfuoco (come facevano i vecchi forestali; poi fu proibita…; oggi riammessa), evolverebbe moltissimo l’efficienza delle squadre ( che certe volte si battono contro i mulini a vento…). Ma sono necessarie la formazione, l’addestramento, l’adeguamento dei Piani di sicurezza, e condizioni psicofisiche ed anagrafiche favorevoli.
Sempre in Sardegna nel 2017 sono stati usati elicotteri per il trasporto di squadre antincendio particolarmente addestrate, speciali: 15 specialisti che arrivavano rapidamente nei siti segnalati e con l’ausilio di 4500 litri di acqua miscelata con estinguenti chimici aggredivano gli incendi con il controfuoco. Quando era necessario utilizzavano a complemento soffiatori e nebulizzatori con ritardanti schiumogeni. Risultato: i 2/3 dei 2903 incendi di quell’anno sono stati contenuti sotto i 1000 metri quadrati. Niente!
Sarebbe ora che la Regione si dotasse di una propria flotta aerea (elicotteri)- come la maggior parte delle Regioni d’Italia- con proprio personale addestrato alla guida. Anche per poter trasportare squadre speciali sugli incendi!
Razionalizzare la tempistica degli stanziamenti, delle assegnazioni, della progettazione.
Adeguare gli organici sotto il profilo qualitativo e quantitativo per la pianificazione e l’esecuzione delle attività silvocolturali, la prevenzione e repressione incendi.
DIRE BASTA ALLA IMPUNITÀ – In ultimo ma non per ultimo. Il fenomeno degli incendi in Sicilia è talmente diffuso e pervasivo da richiedere una svolta sotto il profilo delle indagini per un corretto accertamento delle responsabilità e la applicazione certa della pena. Sicuramente è auspicabile una Commissione Parlamentare di inchiesta sugli incendi e i reati ambientali relativamente a tutti gli aspetti diretti e indiretti legati al fenomeno. Nella storia della nostra Repubblica le Commissioni Parlamentari di inchiesta spesso sono state un battistrada e un supporto indispensabile al lavoro della Magistratura ordinaria. Occorre altresì istituire un Pool di Magistrati che si occupi solo di incendi e disastri ambientali, per coordinare tanti filoni di indagine e non disperdere risorse e conoscenze. Allo stesso tempo va istituito un Nucleo Investigativo Interforze alle dipendenze di questo Pool.
DIRE BASTA ALLA IMPUNITA’, AL PUNTO IN CUI SIAMO È LA PIU’ IMPORTANTE FORMA DI PREVENZIONE.
Salvino Carramusa – Lavoratore Forestale
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