dove, timido pipistrello, la Speranza
sbatte le ali contro i muri e batte con la testa
nel soffitto marcito>>
di Antonino Lomonaco
Vi sono in questi versi di Baudelaire delle parole che ben si adeguano al senso di scoramento che un qualsiasi uomo può avvertire di fronte alle frustrazioni della vita.
Queste sopraggiungono sempre allorquando la propria proiezione non corrisponda alla forma che essa, via via, assume.
Il lavoro è, per ogni uomo, una componente essenziale del proprio vivere, probabilmente si tratta della proiezione che meglio lo possa descrivere. Ciò significa che la mortificazione dell’uno ha riflessi sulla seconda e viceversa.
Così, costringere all’inutilità lavorativa, assume il significato di una inutilità come persona.
E dire che, le squadre di antincendio boschivo siciliane, con tutti i difetti che si trascinano dietro, vantano meriti come poche altre realtà regionali potrebbero fare.
L’efficienza della nostra attività di contrasto agli incendi anche in aree non demaniali è sotto gli occhi di tutti, tranne che di quelli che non vogliono costatarla per principio o per un qualche interesse recondito.
Eppure, malgrado le alte temperature ambientali delle nostre estati, malgrado il tipo di vegetazione che si presta particolarmente alle fiamme, malgrado il territorio spesso montuoso, malgrado la grande incidenza di incendi, mai qualcuno di essi si è prolungato oltre qualche giornata, così come non succede nel resto del mondo.
Per cui: cos’è questa negligenza nel ricambio e nella fornitura dei dispositivi di sicurezza personali, che puntualmente ogni anno si presenta sempre più grave e sempre più colpevole?!!!!
Nessun argomento può giustificarla quando tale evenienza diventa ripetitiva ed, addirittura, più grave negli anni, tanto da lasciare non operativi metà di noi e costringere l’altra metà ad un lavoro immane, esponenziale nella fatica e nei rischi.
Qualche anno fa vi fu una infelice argomentazione, da parte di un allora assessore regionale, in cui si voleva distinguere il lavoro dai lavoratori. Certo, attraverso bizantinismi, si potrebbe distinguere e spaccare persino i capelli, ma lavoro e lavoratori non possono prescindere l’uno dall’altro, allo stesso modo di lavoro e sicurezza, o, infine, lavoro e dignità.
Noi non possiamo subire l’inettitudine di chi non ama il proprio lavoro e non provvede nei tempi e nei modi adeguati a fornirci tutto l’occorrente (dispositivi di sicurezza e mezzi) tale che ci permetta di svolgere al meglio il nostro compito!
Un compito di protezione del territorio, dei beni e della vita che in esso si svolge!
Un compito pericoloso (certo!), degno di una considerazione e di una lode che, sciaguratamente, fatica ad esser compresa!
D’altro canto, purtroppo, ciò che contraddistingue la strafottenza è proprio la noncuranza che diventa arroganza e disprezzo del lavoro altrui, e ciò succede quando non si ama il proprio di lavoro così come si dovrebbe.
Noi vogliamo lavorare! Vogliamo svolgere in sicurezza e dignità il nostro importante compito, senza essere vittime di quel meccanismo distorto e degenerato del “tirare a campare”.
In questo senso diventa davvero urgente l’assunzione a regime della riforma forestale, con i suoi criteri più consoni alla realtà vissuta da noi tutti.
Perchè non possiamo ridurci, ogni anno, come il pipistrello della poesia, che sbatte le ali e la testa in un soffitto marcio e...<< Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali a lungo, lentamente... : la Speranza, Vinta, piange, e l'Angoscia atroce, dispotica, pianta, nel mio cranio riverso, il suo vessillo nero.>>
Noi non vogliamo tutto ciò, non lo meritiamo, perchè siamo migliori di chi ci costringe in questo stato infame ed infamante!
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