di Salvo Toscano
Oggi vertice coi governatori di centrodestra. Ma politicizzare il confronto con Roma può essere un azzardo.
Il governo regionale ci vuole provare. Nello Musumeci ha fatto sapere ieri di voler chiedere al governo nazionale un confronto sul lockdown che tenga conto delle specificità regionali. Il governatore scriverà al premier Conte chiedendo "di consentire il riavvio di alcune attività in considerazione del minor numero di contagi”. Musumeci osserva che “in Sicilia non abbiamo grandi fabbriche, ma una diffusa presenza di piccole e medie imprese nel commercio, nel turismo e nei servizi. Metterle in condizioni di lavorare, nel rispetto assoluto delle norme di sicurezza, è un dovere del governo nazionale”. Una mossa che sembra sensata, visto che la situazione tra le regioni del Nord più colpite dalla pandemia e le altre, come la Sicilia che ha il tasso di diffusione del contagio più basso d’Italia è completamente diversa e non sembrerebbe strano affrontare la progressiva e controllata uscita dal lockdown totale con tempi diversi per le riverse zone del Paese. Lo avevamo auspicato in questi giorni e ieri si è appreso ad esempio che la Spagna prepara un piano differenziato di riaperture per regioni.
Se l’intento di Musumeci appare sensato più controversa sembra la scelta del governatore di confrontarsi oggi sul punto con i governatori di centrodestra. Una mossa che appare spostare, inopportunamente, l’auspicabile confronto istituzionale con il governo nazionale su un piano di contrapposizione di colori politici. Non solo: tra i governatori di centrodestra ci sono quelli leghisti di Lombardia e Veneto che hanno sul tema delle riaperture in tempi diversi posizioni notoriamente diverse tra loro e che si trovano comunque in condizioni completamente distanti dalla Sicilia. Se si vuole davvero trovare “una proposta ampia e convergente per invitare il presidente Conte a modificare le preannunciate disposizioni della Fase 2”, come ha annunciato Musumeci dando notizia della videoconferenza di oggi, non si capisce perché colorare politicamente la suddetta proposta. A meno che la chiacchierata di oggi con i colleghi presidenti di Regione non sia il preludio a un allargamento ad altri colleghi di altri colori.
Intanto, sul fronte della politica regionale si apre oggi lo showdown per la finanziaria regionale. Sala d’Ercole ha due giorni per votare la manovra, dopo avere approvato il bilancio. Ieri le schermaglie con l’opposizione non sono mancate. In compenso, maggioranza e opposizione in prima commissione hanno trovato una convergenza sulle amministrative: si voterà in autunno (in due giorni) e ci si arriverà prorogando sindaci e consigli in carica, senza commissari, che in Sicilia ce n’è già abbastanza. Se lo spirito di collaborazione trovato sul punto si replicherà sulla manovra – cosa che parzialmente è avvenuta nell’esame delle commissioni - di questo potrà giovarsi la Sicilia. Anche se sullo sfondo restano le preoccupazioni per le coperture della finanziaria, già evocate dal Pd. La speranza della giunta, lo ha ribadito ancora ieri il vicepresidente Gaetano Armao in audizione alla Camera, è che Roma lasci alla Sicilia il miliardo dovuto per il risanamento dei conti pubblici. Il dialogo è aperto e serve oggi più che mai spirito di collaborazione istituzionale. Un obiettivo che forse politicizzare la gestione dell’emergenza in una logica centrodestra contro maggioranza di governo non aiuterebbe. Musumeci dovrà trovare la via stretta, schivando incidenti di percorso evitabilissimi come l’episodio del meme col premier in manette condiviso da un suo assessore regionale con spirito da goliardo.
29 Aprile 2020
Fonte: livesicilia.it
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Ascoltare per credere
Il 12 Febbraio 2020 il Presidente Musumeci rassicurava tutti dicendo che entro un mese potrebbe essere pronto il disegno di legge sulla riforma del comparto forestale. Ne sono passati due di mesi e non esiste nessun disegno di legge
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