Paola Giordano 01 Febbraio 2020
PALERMO – Quasi 1,4 milioni: non è un jackpot e non stiamo “dando i numeri”. Sono gli alberi che avrebbero dovuto essere piantati nelle aree urbane dell’Isola se i nostri Comuni avessero rispettato una legge, la cosiddetta Legge Rutelli, risalente al 1992 e implementata nel 2013, che obbliga gli Enti locali a piantare un albero per ogni bambino nato. Il calcolo viene fuori dai dati Istat dei bambini nati nell’Isola dal 1992 al 2012 e da quelli venuti al mondo dal 2013 al 2018 nei Comuni più popolosi.
La Legge 10/2013 ha infatti ristretto il campo di applicazione ai soli Comuni “con popolazione superiore a 15.000 abitanti”. Ad essi, però, ha posto l’obbligo di interrare un albero anche per “ciascun minore adottato” (un centinaio all’anno), riducendo le tempistiche per la piantumazione da dodici a sei mesi, tenendo conto del “periodo migliore per la piantumazione” e del differimento in caso di avversità stagionali o per gravi ragioni di ordine tecnico.
Nulla – o quasi – di quanto stabilito dalla normativa è accaduto, in barba ai buoni propositi di green deal che negli ultimi anni sono diventati centrali nelle agende politiche di molti Stati, Italia compresa. Solo sulla carta, almeno per quanto riguarda la citata disposizione. Il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, istituito dalla Legge del 2013 per monitorare le azioni previste dalla normativa, avvalendosi della collaborazione dell’Ispra, registra nell’introduzione all’ultimo rapporto del 2019 che “la sfida del verde pubblico, che è soprattutto sfida per spazi verdi e alberi nei contesti urbani – dove non basta emettere meno polveri sottili e CO2, ma occorre anche assorbirne, considerando che nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale, e che si stimano in 91.000 le morti premature all’anno, in Italia, imputabili all’inquinamento atmosferico -, si alza ogni giorno di livello e richiede, per conseguenza, strumenti sempre più adeguati”. Nel nostro Paese – proseguono i relatori – “la direzione nella quale occorre spingere è, intanto, quella di una messa a sistema di ciò che c’è già”.
Nel report si rileva un ritardo abbastanza evidente in tutta la Penisola, anche se “sempre più città piantumano nuovi alberi in seguito alle nuove nascite e adozione di minori”, ma è il Sud ad uscirne sonoramente bocciato. Perché nel corso di un triennio, tra il 2014 e il 2017, i comuni sono sì passati da 31 a 50, ma a fare da riferimento è sempre il Nord, dove è la metà delle città ad aver effettuato nuove piantumazioni, mentre nel Mezzogiorno la percentuale si ferma soltanto al 15%.
Il report non fornisce indicazioni su quali siano i Comuni siciliani ad aver rispettato la norma di piantare un albero per ogni bimbo nato e per ciascun minore adottato, né quanti sindaci abbiano reso noto il bilancio arborei del proprio Comune a fine mandato. “Sono informazioni – spiega Massimiliano Atelli, presidente del Comitato che siamo riusciti ad intervistare – che devono essere recuperate sui siti dei Comuni”.
Limitatamente ai Comuni capoluogo, solo Palermo ha realizzato un bilancio arboreo, registrando tra il 2012 e 2016 la messa “a dimora di c.a 30.200 essenze legnose tra alberi (all’incirca il 30%) e arbusti ivi comprese le suffrutici, per una media di c.a 1,03 piante per ogni nuovo nato”. I bambini nati nel periodo inventariato sono infatti 29.205, ma non vi è traccia, nel bilancio, dei minori adottati.
Secondo il rapporto “Urban nature 2019 Biodiversità urbana: percorsi e proposte in campo” realizzato dal Wwf, però, nel capoluogo di regione la legge “viene applicata ma senza risultati apprezzabili”. A tale considerazione sembrano far eco le affermazioni del deputato nazionale Aldo Penna e della consigliera comunale Concetta Amella, entrambi del M5S: “A Palermo pare imperversare una nuova e inarrestabile fobia verso gli alberi. Non vi è giorno, infatti, in cui non giungano voci o notizie di abbattimenti di alberi in ogni parte della città. Inoltre non è mai stata rispettata legge 113 del 1992 che impone, nei Comuni con oltre quindicimila abitanti, di piantare un albero per la nascita di ogni bambino”. Dal report del Wwf emerge poi che “la normativa non viene applicata o comunque non ci sono state iniziative di informazione e coinvolgimento della cittadinanza” sia a Catania che a Messina.
Il grosso problema, però, è il fatto che la legge non preveda esplicitamente sanzioni per chi non assolve gli obblighi in essi prescritti. Né in merito alla mancata piantumazione né per la mancata pubblicazione del bilancio arboreo. Su quest’ultimo punto però – chiarisce Atelli – il Comitato ha chiesto all’Autorità nazionale anticorruzione di esprimersi sulla possibilità che all’obbligo disposto dall’art. 3-bis della legge 29 gennaio 1992, n. 113, di rendere noto il bilancio arboreo del comune da parte del sindaco due mesi prima della scadenza naturale del suo mandato, corrisponda un obbligo di pubblicazione sul sito web istituzionale dell’ente locale e se ad esso siano applicabili gli artt. 3 e 8 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, a norma dei quali tutti i documenti, le informazioni e i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria sono pubblici e chiunque ha diritto di conoscerli, di fruirne gratuitamente e di utilizzarli.
L’Anac, nella Delibera numero 193 del 13 marzo 2019, ha disposto che “sussiste per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti tenuti ad osservare le disposizioni contenute nella legge 29 gennaio 1992, n. 113, come modificata dalla legge 14 gennaio 2013, n. 10, l’obbligo di assicurare la conoscibilità del bilancio arboreo attraverso la sua pubblicazione nella sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito istituzionale, sottosezione ‘Informazioni ambientali’ di cui all’art. 40, co. 2, d.lgs. 33/2013”, precisando che “ai casi di violazione dell’obbligo di pubblicare il bilancio arboreo si applicano le previsioni contenute agli artt. 45, co. 4, e 46 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 ‘Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pa’” e stabilendo che spetta alla stessa Autorità il compito di vigilare sul rispetto dell’obbligo di pubblicazione del bilancio. “La delibera Anac – segnala Atelli – ha dato la spinta a molti Enti a dotarsi del bilancio arboreo”
Resta aperta la questione della mancanza di sanzioni per i Comuni che non piantano un albero per ogni bimbo nato o adottato, “Nel Decreto Clima, la cui conversione in legge si è discussa da metà ottobre a dicembre, sono stati presentati alcuni emendamenti che andavano in questa direzione. Il governo aveva dato parere favore a tali modifiche ma in Parlamento non sono passate”.
Dovendo attingere alle proprie risorse, un Comune può anche non dare seguito a quanto disposto dalla legge perché appunto sa di passarla liscia. La Legge Rutelli prevedeva per ciascuno degli anni 1992, 1993 e 1994 una spesa annua di 5 miliardi di lire, mentre la successiva Legge 10/2013 stabilisce che le attività in essa previste “sono svolte nell’ambito delle risorse allo scopo già disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Il Presidente del Comitato ci conferma che “le provviste finanziarie sono state una tantum. Non ci sono fondi stanziati al momento”.
IL SEGRETARIO DI ANCI SICILIA, ALVANO, INTERVIENE SULL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE 10/2013
PALERMO – A distanza di sette anni dall’entrata in vigore, la Legge 10/2013 è pressoché inapplicata: di bilanci arborei nei siti istituzionali dei capoluoghi dell’Isola, ad eccezione di Palermo, non vi è neanche l’ombra. Nessun censimento e nessuna classificazione degli alberi piantati nelle aree urbane di proprietà pubblica. Eppure la norma impone ai sindaci di rendere noto a fine mandato un rendiconto. Fatta la legge trovato l’inganno, si dirà, ma nel caso in questione non è necessario trovare il modo di eludere la legge.
L’inganno è infatti nella norma stessa: non è prevista alcuna sanzione per chi non la rispetta. Ne abbiamo discusso con il segretario generale di Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano.
Perché si registra nei nostri Comuni una così scarsa aderenza alla normativa?
“C’è una difficoltà in termini di capacità amministrativa, una debolezza negli uffici comunali in termini di professionalità. La norma però impone due tipi di obbligo: è possibile che ci sia un numero maggiore di Comuni che adempiono alla piantumazione di albero per ogni nato o adottato, a me risulta ad esempio che Avola lo faccia, ma che poi non adempiano all’obbligo di fare il bilancio. Il punto è che talvolta non si tiene conto che ad una norma debba seguire anche un’azione di comunicazione”.
Non crede che dipenda anche dal fatto che la legge non preveda sanzioni?
“Credo che non sia una strada utile alla causa quella di pensare alla sanzione, perché talvolta le sanzioni si applicano e vengono subite dagli enti locali, per cui l’ente ha un danno, ma il problema non si risolve. Non sempre l’inadempienza dipende dalla malavolontà o dalla negligenza di funzionari e amministratori. Gli enti locali vanno pungolati a fare di più, ma è un tema che riguarda tutti: sbracciamoci le maniche e facciamo sì che questa sia una cosa bella”.
Cosa intende fare Anci per sensibilizzare i Comuni?
“Sono in contatto con un gruppo di docenti e studiosi che hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente della nostra regione, ho chiesto loro una mano e ci stiamo incontrando per definire un programma concreto rispetto a quello che le amministrazioni possono fare. Le posso preannunciare data e città in cui tale iniziativa si terrà: 27 febbraio a Palermo”.
INTERVISTA AL SINDACO DI TROINA FABIO VENEZIA, CHE VA OLTRE L’OBBLIGO DI LEGGE
TROINA (EN) – Nel mare magnum degli Enti locali siciliani inadempienti, continua l’impegno green della piccola comunità di Troina che, dopo aver celebrato, lo scorso 16 gennaio, la terza edizione consecutiva del progetto “Un albero per ogni nuovo nato” piantando 56 alberi di alloro – uno per ciascuno dei 56 bambini nati nel 2019 – ha provveduto ieri a interrarne altri 60 per gli altrettanti bambini venuti al mondo nel 2018: 116 alberi piantati in quindici giorni, tutti accompagnati da un bigliettino recante il nome del bambino, la data e il luogo in cui la pianta è stata messa a dimora. Una mosca bianca, insomma, che rappresenta un esempio ancora più virtuoso se si considera che il Comune dell’ennese, avendo una popolazione inferiore a 15.000 abitanti, non era obbligato a farlo. Abbiamo intervistato il giovane sindaco della città, Fabio Venezia, da anni impegnato nella lotta alla mafia dei pascoli e da cinque sotto scorta per aver sottratto alla criminalità organizzata la porzione del Parco dei Nebrodi appartenente al Comune.
Sindaco Venezia, lei non era tenuto ad osservare la disposizione ma lo ha fatto ugualmente. Perché?
“Quella di piantare un albero per ogni bambino nato è una scelta simbolica che abbiamo voluto attuare e che prescinde dagli obblighi di legge. Viviamo in un tempo in cui le comunità delle aree interne si spopolano e soffrono una crisi ormai atavica delle natalità, per cui ogni nuova vita che nasce ha un valore straordinario. Per queste ragioni, occorre lasciare un segno tangibile che guardi al futuro: un futuro in cui il rispetto dell’ambiente e la cura del creato sono dei valori imprescindibili”.
Il Comune di Troina ha provveduto anche a stilare un bilancio arboreo?
“Siamo avviando anche questa attività. Nel nostro Piano Regolatore, che è in approvazione, abbiamo già previsto uno studio climatico sulle essenze arboree tipiche del nostro territorio. Il tema della sostenibilità ambientale deve essere una priorità anche per le politiche locali e, proprio nel 2020, stiamo lavorando per concretizzare un’altra iniziativa: piantare 1.000 nuovi alberi nelle aree a verde del centro abitato”.
Fonte: qds.it
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