Rosario Battiato - venerdì 31 Gennaio 2020
La promozione dei prodotti forestali, a partire dagli edifici, tra gli obiettivi fissati dal Parlamento Ue . In Sicilia solo 400 imprese e prelievo legnoso ai minimi. Federlegno: “È il materiale più ecologico”
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PALERMO – Dal legno e dai suoi molteplici utilizzi non si può più prescindere nell’economia circolare del futuro. Lo conferma, secondo quanto segnalato in una nota da FederlegnoArredo, la risoluzione sul Green New Deal di recente approvata dal Parlamento europeo che ha inserito, nell’agenda politica del prossimo quinquennio, proprio il legno, i prodotti forestali e la promozione delle costruzioni in legno e di materiali di costruzione ecologici. Una grande occasione anche per puntare sullo sviluppo della filiera in una Sicilia che è lontana dalle realtà produttive più avanzate.
IL GREEN NEW DEAL
La risoluzione s’inserisce nell’ambito delle politiche volte a garantire “un’azione concreta in materia di cambiamenti climatici – si legge sul sito della Commissione europea – e vogliono che sia l’Europa a indicare il cammino da seguire. Diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l’opportunità più grandi del nostro tempo”. Un provvedimento che viene considerato, pertanto, nel contesto del grande obiettivo della neutralità climatica comunitaria da raggiungere entro il 2050. Si lavora nella direzione dello “sviluppo di fonti di energia più pulite e di tecnologie verdi” per sviluppare “un’economia realmente circolare e proteggere la biodiversità”. In questo contesto, il ruolo del legno sembrerebbe essere fondamentale.
IL LEGNO NELLA RISOLUZIONE COMUNITARIA
FederlegnoArredo, che mette assieme undici associazione di settore, ha sottolineato, in una breve nota apparsa sul proprio sito ufficiale, come, in riferimento all’approvazione della risoluzione al Parlamento, “i punti 27, 42 e 72 della risoluzione abbiano accolto le richieste avanzate insieme alle principali associazioni europee del settore legno-arredo, da sempre impegnate su questo fronte”. Ma si chiede di più: l’associazione, infatti, confida che “nei prossimi passaggi la Commissione europea faccia tesoro di quanto appena approvato e prosegua sulla strada intrapresa, incoraggiando l’utilizzo del materiale ecologico per eccellenza quale il legno”. Il futuro è nella sostenibilità e nella circolarità e, in questo senso, il “legno è certamente la risposta migliore al concetto di economia che va di pari passo con il rispetto dell’ambiente”.
IN SICILIA ANCORA POCHE AZIENDE
Sono soltanto 414 le cosiddette imprese forestali in Sicilia, cioè quella tipologia di impresa che esercita prevalentemente attività di gestione forestale, fornendo anche servizi in ambito forestale e ambientale, quindi anche il taglio. Un passaggio certificato dal basso prelievo registrato in Sicilia, soprattutto se si considera che quest’ultimo è necessario anche nell’ottica della ricrescita del bosco e non deve essere confuso con le miopi politiche di disboscamento.
Nell’Isola, tra il 2013 e il 2015, il prelievo è passato da 42 mila a 36 mila metri cubi, considerando il legname da lavoro e quello energetico, ed è un dato nettamente inferiore rispetto a quello di altre regioni a parità o con porzioni inferiori di superficie forestale di quella siciliana (circa 340 mila ettari, dati Infc). Due dati su tutti: Umbria (390 mila ettari, 182 mila ettari di prelievo) e Puglia (179 mila ettari, 63 mila metri cubi di prelievo). E così, mentre altrove col legno ci fanno pure i grattacieli che immagazzinano l’anidride carbonica, come successo negli Stati Uniti, dalle parti siciliane l’unico record continua a restare quello degli incendi.
Fonte: qds.it
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