12/12/2019 - di Mario Barresi
Fesr, nei due assi-chiave di innovazione e imprese certificati solo 44 milioni su 251: rischio su 207 milioni del target 2019. E Musumeci “precetta” tutti per fine anno
CATANIA - Tutti precettati, almeno fino al 28 dicembre, con una breve pausa natalizia. Salvo imprevisti. Nello Musumeci non vuole sentire ragioni: «Non possiamo permetterci di sprecare nemmeno un centesimo», ha detto, chiaro e tondo, ad assessori e dirigenti. Con un’avvertenza precisa: «Stavolta non saranno tollerate leggerezze, chi sbagli paga».
Alla Regione è partito il conto alla rovescia per la fine dell’anno, ma senza i festini di San Silvestro. L’obiettivo è certificare quanto più possibile della spesa dei fondi europei. Osservato speciale è il Programma operativo Fesr Sicilia 2014/20. A Bruxelles, negli scorsi giorni è arrivata una proiezione ottimistica sulla capacità di certificare le risorse (oltre un miliardo) del target 2019, perché «nella migliore delle ipotesi» si potranno perdere “soltanto” 50,2 milioni.
Ma uno scenario ben diverso, numeri alla mano, arriva da Luigi Sunseri, deputato regionale del M5S, che entra subito nel merito del problema «I due assi che sono più in ritardo rispetto a tutti gli altri, che non sono messi molto meglio, sono l’Obiettivo tematico 1 sull’innovazione le imprese e l’Ot 3 che riguarda le imprese. Entrambi non riescono a raggiungere il 10 per cento della spesa».
La spesa certificata, tranne minime differenze per il primo asse, è ferma ad aprile-maggio. Secondo un report dell’esponente dei cinquestelle all’Ars, infatti l’asse sull’innovazione è fermo a circa 12,8 milioni, con un incremento di «appena 669mila euro da maggio a oggi», che farà risalire di ben poco il 2,80% di spesa certificata a maggio scorso su una dotazione complessiva di 428,6 milioni; nel 2019 vanno certificati 112,4 milioni. Tutto il pacchetto di misure sulle imprese, il vero e proprio cuore del Fesr, «è invece fermo ai dati della scorsa primavera», afferma Sunseri dopo aver ricevuto un aggiornamento dal database regionale. E cioè: 30,6 milioni, pari al 4,89% dei 523,4 milioni della disponibilità totale, ma molto in ritardo anche sul target di 139 milioni dell’anno in corso. Fatti i conti, al netto degli aggiornamenti e degli sforzi last minute nelle prossime settimane, mancano all’appello 207,3 milioni.
Ma questi due obiettivi tematici, secondo Sunseri, «non hanno prodotto nulla, anche se si guardano ai dati del 2018. E dire che quest’anno, secondo le previsioni del governo regionale, il famoso target di spesa “n+3” doveva essere raggiunto soprattutto grazie alla spesa delle Attività produttive, da cui dipendono i due obiettivi in affanno, cosa che invece non sta avvenendo». E quindi «con molta probabilità si ricorrerà, come lo scorso anno, a “progetti retrospettivi” (ovvero iniziative cantierabili messe nel programma all’ultimo per evitare il disimpegno delle spese, ndr), con il rischio che la Commissione europea blocchi di nuovo tutto». Con il danno oltre la beffa: «L’interruzione dei pagamenti che abbiamo ancora in corso inciderà anche sulla percentuale di spesa di fine anno e dunque è presumibile che alla fine del 2019 saranno molto di più dei 50 milioni dell’ottimistica stima della Regione le risorse che saranno disimpegnate da Bruxelles».
Il deputato, che all’Ars è vicepresidente della commissione Attività Ue e componente della Bilancio, ha le idee chiare sulle ragioni del flopo: «La responsabilità ricade quasi interamente sulle Attività produttive. Il dipartimento di Turano ha di fatto totalmente fallito nella programmazione europea. La responsabilità per la maggior parte è loro, perché le infrastrutture e i grandi progetti, anche grazie al trascinamento, hanno prodotto la spesa fino allo scorso anno, quest’anno la Sicilia è inchiodata a causa del flop delle Attività produttive».
Ed ecco la parola all’accusato numero uno. L’assessore Mimmo Turano sembra cercare un alibi: «Il governo Musumeci ha dovuto fare i conti con un ritardo di almeno tre anni sul Po-Fesr, basti pensare che fino al 2017 i capitoli di bilancio non erano nemmeno popolati». Ma poi ammette: «Il 2018, e come governo rivendichiamo fortemente questo merito, è stato il primo anno in cui si è speso nonostante scelte discutibili nella stesura di alcuni bandi, cosa che ha ulteriormente complicato le cose». E i risultati? «La macchina dell’assessorato è stata sforzata al massimo in questi ultimi due anni: nel 2018 abbiamo certificato 16,8 milioni mentre quest’anno contiamo di arrivare a 120 milioni che chiaramente non sono l’obiettivo N+3 ma che in condizioni oggettivamente proibitive sono un traguardo notevole». Il futuro, però, sembra condizionato dagli scheletri negli armadi del passato: «Mi sembra evidente - ammette Turano - che, se si fosse partiti nel 2015, oggi racconteremmo una storia diversa».
Ed ecco i buoni propositi: «Per la prossima programmazione 2021-2027 vogliamo evitare gli errori del passato con un più stretto raccordo con Bruxelles e Roma per sviluppare una strategia chiara. Sono convinto che non basti avere tante risorse ma serva soprattutto avere una prospettiva, altrimenti è come buttare del concime su un terreno non arato. Nella prossima programmazione sarà fondamentale tenere conto di ciò che serve realmente alla Sicilia in termini soprattutto di infrastrutture ma anche avere consapevolezza del nostro tessuto produttivo che deve avere la capacità di rispondere alle opportunità offerte dalla programmazione».
L’assessore Turano riserva al deputato del M5S, suo grande accusatore, l’ultima stoccata: «L’onorevole Sunseri denuncia le lentezze della Regione sui fondi Ue e allo stesso tempo chiede più tempo e meno rigore sulla rimodulazione del Patto per il Sud. Un curioso disturbo bipolare dettato dalle convenienze politiche».
Twitter: @MarioBarresi
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