IL PRESIDENTE E LE SUE DICHIARAZIONI CONTRO IL MINISTRO DEGLI INTERNI
di Maurizio Zoppi 23 Agosto 2019
Che la love story fra il governatore Nello Musumeci e la Lega non sia mai sbocciata in oltre un anno e mezzo di governo regionale questo è noto, ma oggi per alcune ore, una frase pronunciata dal presidente della Regione aveva generato un equivoco politico. L’occasione è stato il 40esimo Meeting di Rimini, dove Musumeci è stato invitato a parlare di “autonomia differenziata”. A un certo punto il governatore siciliano parla del governo giallo-verde e fa un riferimento alla Lega, che viene interpretato come una sorta di addio a qualsiasi rapporto con la Lega e che costringe qualche ora dopo lo staff di comunicazione del presidente a far ribattere una rettifica circa il senso da attribuire alle sue frasi.
La frase equivocata è “Quello che abbiamo visto è stato un governo dove la forza trainante era la Lega, alla quale io auguro di non tornare più al governo”. Apriti cielo: viene diramata un’agenzia con le dichiarazioni di Musumeci, che sembra tracciare un solco invalicabile fra il governatore e il Carroccio, visto che anche il titolo dell’agenzia non lasciava molto spazio a dubbi (AUTONOMIA: MUSUMECI “SONO A FAVORE MA ALLA LEGA AUGURO DI NON TORNARE AL GOVERNO”).
Non lo dico da uomo di centrodestra – aveva aggiunto Musumeci – ma lo dico da presidente di una Regione che deve interloquire con un governo centrale e un governo che litiga ogni giorno fra i suoi azionisti diventa un interlocutore poco credibile per le regioni del Mezzogiorno.
Evidentemente, però, il senso della frase non era che alla Lega dovesse essere preclusa ogni possibilità futura di governo (magari anche di centrodestra), ma un auspicio di non ripetere in futuro un governo Lega-Movimento 5 stelle. Tant’è che nella ribattuta dell’agenzia viene aggiunta la parolina magica che mancava nella frase del presidente: “Io sono a favore dell’autonomia, ma alla Lega auguro di non tornare piu’ al governo * con il Movimento 5 Stelle *.
Equivoco chiarito, anche se continuando a parlare al Meeting di Rimini, Musumeci ha proseguito con alcuni rilievi al Carroccio, colpevole – secondo il governatore – di non essere riuscito a portare a termine l’autonomia differenziata a causa dell’ostracismo dei 5 Stelle, auspicando una ricomposizione del centrodestra unito insieme alla Lega per governare il Paese: “La Lega non è stata nelle condizioni di portare a termine il progetto di attuazione del regionalismo differenziato nonostante gli sforzi dei propri ministri e le sollecitazioni dei colleghi leghisti e anche di Stefano Bonaccini che pur non essendo leghista, come presidente della conferenza delle Regioni, ha sottoscritto col governo un documento di pieno coinvolgimento del regionalismo differenziato“. Per il governatore della Regione Siciliana “se al Sud si alimentano diffidenze e perplessità, non è perchè si sia contrari di principio all’autonomia, ma perchè è mancato un dibattito aperto, una grande stanza di vetro e un tavolo attorno al quale le Regioni avrebbero potuto e dovuto affrontare il tema”. “E’ giusto – prosegue – che le Regioni del sud si chiedano che fine faranno la perequazione infrastrutturale e fiscale, e anche il principio di solidarietà sul quale si fonda la costituzione italiana“.
L’equivoco odierno è comunque solo l’ultimo atto di un rapporto di alti e bassi fra Nello Musumeci e la Lega, che dura ormai da tempo. A giugno il presidente siciliano aveva auspicato che la Lega staccasse la spina al governo giallo.verde: “Salvini deve trovare l’orgoglio, la forza e la risolutezza per rompere questo patto assolutamente anomalo e fuori da ogni logica politica con il M5S, andando al voto subito. La politica non può basarsi solo su un accordo di programma, né si governa con un contratto a prescindere dalle affinità culturali… Se in un progetto nazionale dovesse esserci bisogno di un movimento per aggregare consensi moderati sul territorio, noi siamo pronti”.
Insomma le dichiarazioni di giugno sono un esempio di come il governatore siciliano voleva accreditarsi come migliore espressione del centrodestra del Sud Italia agli occhi del Ministro dell’Interno. Ma Musumeci in questi mesi ha trovato attorno a sé numerosi nodi da sciogliere e gatte da pelare. Una non indifferente è stato il capitolo dei rapporti con il partito della Meloni che al momento non ne vuole più sapere di intese politiche con il movimento del governatore, anche e soprattutto a causa delle sue dichiarazioni fatte prima delle scorse elezioni europee, quando Musumeci aveva dichiarato che Fratelli d’Italia si sarebbe fermato, come al solito, al 2-3%. Insomma, che sarebbe rimasto un partitino. Conseguenza: previsioni, totalmente sbagliate e rapporto tra “Diventerà bellissima” e Fratelli d’Italia compromesso.
Poi ci sta la sua coalizione senza una vera e propria maggioranza. Musumeci non si è accreditato presso la Lega come interlocutore affidabile, né nei mesi precedenti alle europee (ammesso che lo volesse viste le sue dichiarazioni di voler riunire i moderati) e nemmeno dopo le vicende che hanno visto l’ex deputato leghista Tony Rizzotto aderire al nuovo gruppo di “Ora Sicilia” fondato da Luigi Genovese, figlio di quel Francatonio, i cui voti annunciati per un candidato della Lega alle scorse europee sono stati rispediti al mittente dallo stato maggiore del Carroccio in modo alquanto sdegnato. Rapporto con Rizzotto, terminato senza tentennamenti da parte del mondo leghista: “Rizzotto ha gettato la maschera aderendo ad un partito che ospita solo transfughi e che nulla può avere a che fare con la Lega” affermava il numero uno della Lega in Sicilia, Stefano Candiani dopo averlo cacciato via dal partito.
La fantomatica terza gamba del centrodestra del governatore, che pare sia fortemente voluta dall’assessore alla sanità Razza non è ancora decollata. E se questa terza gamba fosse proprio l’esperimento di “Ora Sicilia” è già stata bocciata dalla stessa Lega: “Il figlio di Genovese, una ex del Pd e una in lista con Lombardo non hanno nulla a che fare con noi. Noi pensiamo ai fatti, loro a fare i guazzabugli”, dichiarava sempre Candiani commentando inorridito la nascita del nuovo gruppo parlamentare all’Ars, che qualche inesperto cronista definiva “filo-leghista”.
Una terza gamba, quindi, che stenta ad arrivare ma che oramai l’ipotesi che possa essere sorretta dai sovranisti pare essere sfumata, almeno per il momento. Chi potrebbe dar man forte oggi al governatore siciliano è Gianfranco Miccichè e di conseguenza Berlusconi o viceversa, con il nuovo progetto – embrionale – dei moderati in Italia . “Io sono assolutamente certo nell’interesse della Sicilia, che la posizione di Musumeci e Miccichè sarà identica per un eventuale e prossimo governo di centrodestra. Il mondo intero sa che Salvini non mi fa impazzire, però tra continuare con questo governo nazionale e proporre un governo di centrodestra, opto per la seconda scelta. Salvini c’era prima e ci sarà anche per il prossimo governo. Almeno al posto di Di Maio ci sarà qualcuno di più serio”. Queste le dichiarazioni rese al Sicilia.it dal presidente dell’Ars Gianfraco Miccichè appena qualche settimana fa.
Anche se al momento il governatore con il suo gruppo politico non prende posizione né si espone, parla principalmente di autonomia e di risultati del governo in Sicilia. Sempre che i siciliani, degli ultimi, ne prendano contezza.
Fonte: www.ilsicilia.it
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