14/08/2019 - di Mario Barresi
La giunta regionale ha recuperato 114,4 milioni congelati dalla finanziaria e ne ha deliberato il riparto: ecco i destinatari tra vinti e vincitori...
Vincitori e vinti. Graziati e accantonati. Immarcescibili e delusi. Pure sotto l’ombrellone, per figli e figliastri di “mamma Regione”, è tempo di tirare fuori il pallottoliere. Per fare i conti. Tanto provvisori che rischiano di diventare definitivi.
La delibera del governo regionale. La giunta regionale - su proposta dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao, dopo il parere favorevole della commissione Bilancio del’Ars - ha deliberato il riparto dei 114,4 milioni “ripescati” dal collegato votato a luglio. Si tratta del parziale ripristino delle autorizzazioni di spesa congelate nella finanziaria regionale, dovuto all'accordo siglato con lo Stato a maggio (50 milioni) e alla spalmatura nel quadriennio del disavanzo della Regione (altri 64 milioni).
I criteri della scelta. Nella legge approvata dall'Ars si indicavano tre tipologie di spese potenzialmente ripristinabili, ma con un ordine di priorità in base ad altrettanti criteri: per prime le «obbligazioni giuridicamente vincolanti»; poi le «spese connesse ad attività di programmazione attuale di enti ed istituzioni»; infine le «voci residue». E così il ragioniere generale Giovanni Bologna ha avviato un monitoraggio con tutti i dipartimenti regionali, acquisendo una dichiarazione di priorità per ogni capitolo. Ed ecco che la coperta è molto più che corta: soltanto per la prima priorità l’importo necessario (131,8 milioni) era inferiore ai 114,4 milioni disponibili. E dunque si è arrivati a una ripartizione proporzionale: l’86,79% di tutte le «obbligazioni giuridicamente vincolanti».
I destinatari dei fondi ripristinati. La fetta più sostanziosa (46 milioni) va a rimpinguare il capitolo-monstre che finanzia i lavoratori forestali: in tutto 223 milioni per quest’anno, con altri 7 milioni che il governo conta di recuperare con assestamento di bilancio. A seguire le spese per garantire il trasporto pubblico locale: recuperati 41,6 dei 48 milioni che - come denunciò l’assessore ai Trasporti, Marco Falcone - rischiavano di lasciare a piedi gli utenti degli autobus dei privati sovvenzionati dalla Regione. Un sospiro di sollievo per altre due categorie ormai stabili del precariato siciliano: i Pip dell’eterna “emergenza Palermo” (7,6 milioni sul taglio iniziale di 8,7) e 685mila euro per la proroga dei contratti nei Consorzi di bonifica, nei bilanci dei quali rientra anche un’integrazione di 7,3 milioni.
Gli altri enti che sorridono: l’immortale Esa, con 1,5 milioni per la «campagna di meccanizzazione agricola»; l’Istituto sperimentale zootecnico (655mila euro sui 755mila congelati); l’Irvos, Istituto regionale vini e oli di Sicilia, che si riprende 433mila euro ; l’Istituto di incremento ippico di Catania, con 258mila euro. Poi il panorama dello spettacolo. Gli unici enti a recuperare l’86,79% dei fondi bloccati sono il Teatro “Bellini” di Catania (1,2 milioni) e il Teatro di Messina (607mila euro).
Ripristinati anche i soldi per gli Ersu (2 milioni), per gli enti che gestiscono scuole di servizio sociale (433mila euro), per i Consorzi universitari costituiti da enti locali e non sedi di atenei (494mila euro), per i «percorsi di istruzione e formazione afferenti all’obbligo scolastico» (867mila euro) e per i contributi alle scuole paritarie (520mila euro). Fra le spese ritenute obbligatorie anche 1,8 milioni di «indennità vitalizia a favore dei cittadini affetti da forme gravi di talassemia», come sollecitato dall'assessore alla Salute, Ruggero Razza.
La (lunga) lista dei delusi. E allora chi è rimasto fuori? Tutte le spese di programmazione annuale degli enti, innanzitutto. E qui la lista dei delusi (tratta dall’allegato 2 della finanziaria che disponeva il congelamento delle risorse ora confermato) è molto lunga. In ordine di finanziamento bloccato: potenziamento attività sportive (2 milioni); Fondo unico regionale per lo Spettacolo (1,6 milioni); Fondo per la propaganda prodotti siciliani (1,5 milioni); rimborso ai Comuni per spese ricovero minori disposto da autorità giudiziaria (1 milione); Consorzio interregionale per la formazione dei divulgatori agricoli (del quale sconoscevamo l’esistenza, ndr) 600mila euro; 800mila euro bloccati all’Unione italiana ciechi, fra contributo diretto, stamperia Braille e Centro “Helen Keller”; Corfilac di Ragusa (281mila euro); infine gli enti della cultura e dello spettacolo: Fondazione Orchestra sinfonica siciliana (300mila euro); Fondazione Teatro Massimo Palermo 265mila euro); Taormina Arte (243mila); Teatro Stabile Catania (50mila); Teatro “Pirandello” Agrigento e Inda Siracusa (40mila euro a testa); “Orestiadi” di Gibellina (12.600 euro). Fra i mancati ripristini oltre un milione (interessi, spese e quota capitale di ammortamento) per il finanziamento di investimenti.
Mal di pancia ed “exit strategy”. Fin qui i dati. In apparenza il risultato di scelte obbligate. Ma non è proprio così. Innanzitutto perché da Palazzo d’Orléans e da qualche assessorato di peso fuoriesce un certo disagio per un percorso - la scelta dei fondi da ripristinare - di fatto «ingessato dalla legge voluta dall'Ars». Una norma, va comunque ricordato, che - fra voti a favore e astensioni strategiche - è stata di fatto ampiamente condivisa quasi tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Nel governo c’è chi avrebbe voluto mano libera sui criteri di scelta: gli stipendi di dicembre dei precari, ad esempio, potevano essere coperti in sede di assestamento di bilancio, dando priorità al funzionamento di enti che si vedono invece confermati i tagli previsti dalla finanziaria. «Ma il vincolo adottato dal parlamento regionale - commenta l’assessore Armao - ha imposto al governo regionale delle scelte obbligate, rendendo impossibile disporre il ripristino delle autorizzazioni di spesa in settori, dove è urgente l’utilizzo della spesa stessa». Anche perché l’eventuale recupero delle somme in un assestamento di bilancio, complicato fino all’autunno inoltrato, rischierebbe di essere tardivo rispetto alla possibilità di spendere le risorse.
E poi ci sono i mal di pancia degli assessori. Il più danneggiato dai tagli, così come aveva avuto modo di sottolineare in uno sfogo a Sala d’Ercole, è Manlio Messina, Sul totale di 6,3 milioni di potenziali ripristini sulla programmazione (criterio B),, ben 4,5 riguardano capitoli del dipartimento Turismo. L’altro scontento è Mimmo Turano (Attività produttive), che non recupera il plafond di circa un milione e mezzo destinato alla promozione dei prodotti siciliani. Nel criterio “C” (3,4 milioni di «voci residue») penalizzati la Famiglia di Antonio Scavone con 1,5 milioni di mancato recupero e l’Agricoltura di Edy Bandiera (881mila euro), mentre il dipartimento Bilancio dello stesso Armao non recupera, almeno per il momento, oltre un milione per finanziamento di spese obbligatorie per investimenti.
Ma ancora non è detta l’ultima parola. E, magari in attesa del recupero di ulteriori residui di bilancio, sull’onda delle proteste - soprattutto dal mondo della cultura - ci potrebbe essere una exit strategy. Per ora soltanto sussurrata: un «intervento correttivo alla prima seduta utile dell’Ars». Con la possibilità di ripristinare un equilibrio fra priorità vere e presunte. Con il rischio di riaprire l’assalto alla diligenza. Ma con la consapevolezza che la coperta resta corta.
Twitter: @MarioBarresi
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