di Andrea Cannizzaro
La giunta ha approvato un nuovo rendiconto. Altri 1,3 miliardi da ripianare. E la crisi di governo renderà difficile la negoziazione con lo Stato.
PALERMO - Nel 2018, nei conti della Regione, è stato scoperto un nuovo disavanzo , un nuovo squilibrio fra le entrate e le uscite di 1,3 miliardi. Un risultato negativo sui conti traballanti della Regione che peserà sulle politiche del governo Musumeci che al momento ha dovuto approvare una previsione di spalmatura in tre anni: 223 milioni nel 2019, 578 milioni nel 2020 e 560 nel 2021. Così all’orizzonte si prefigura la necessità di fare fronte al bisogno di coperture con “specifiche riduzioni di spesa” che verranno determinate già a partire dalla discussione della legge di assestamento di bilancio che l’Ars dovrebbe votare in autunno dopo il giudizio di parifica che la Corte dei conti emetterà sul rendiconto della Regione per il 2018. La Regione ha però realizzato un'operazione di "riconciliazione fra le voci del bilancio" che dovrebbe rendere i numeri definitivamente corretti. E, infatti, l'assessore all'Economia Gaetano Armao ha commentato: "Abbiamo pulito il bilancio. A noi è toccata l'eredità pesantissima di 30 anni di gestione".
I dati si apprendono da alcune delibere della giunta pubblicate negli scorsi giorni in cui si può constatare che il governo regionale ha dovuto ritirare il vecchio rendiconto che la Corte dei conti, nelle scorse settimane, ha contestato. La giunta ha così approvato un nuovo consuntivo della Regione e un nuovo “piano di rientro del disavanzo per il pareggio di bilancio”. Anche quest’anno dunque si dovrà parlare di disavanzo, un tema - che con i tagli che in genere porta con se - è ormai diventato un protagonista assoluto del dibattito politico siciliano.
I numeri
L’argomento è, come sempre, quanto mai complesso. Rispetto al 31 dicembre 2017 quando il disavanzo era pari a 6,2 miliardi di euro, in termini assoluti, al 31 dicembre 2018 , la differenza fra le entrate e le uscite ammonta a 7,3 miliardi. Già nel rendiconto approvato dalla giunta a giugno era pari a 6,9 miliardi e adesso dopo il dialogo con la Corte dei conti, nel nuovo rendiconto approvato ad agosto, il disavanzo è peggiorato di circa 400 milioni. Al netto delle somme ripianate nel 2018 (circa 164 milioni), così, c’è un nuovo squilibrio di 1,3 miliardi che stando agli uffici regionali sarebbe nato interamente da un’operazione costante di pulizia dei conti.
L'eredità del passato
A pesare sono le pesanti eredità del passato remoto, le colpe dei padri che ricadono sui figli. Secondo gli uffici del Bilancio infatti l’ennesimo buco nei conti sarebbe il risultato di un’operazione verità che ha eliminato tutte quelle voci di entrata e di spesa che non corrispondevano al vero o al realizzabile. Un'operazione che ha riguardato i movimenti nel bilancio dal 1992 ad oggi. “Se non ci fosse il passato - è stato il commento dei tecnici via Notarbartolo - la gestione del 2018 sarebbe stata virtuosa e positiva”.
La "riconciliazione del bilancio"
Ma purtroppo il passato esiste e proprio il passato sarebbe stato all’origine della decisione del governo di avviare l’operazione di riconciliazione del bilancio per sottoporre al giudizio di parifica un rendiconto più corretto possibile. “Abbiamo fatto - ha spiegato il vicepresidente della Regione Gaetano Armao - un’operazione di pulitura dei conti regionali che non è mai stata operata. Abbiamo deciso con la Corte dei conti di fare un’operazione di trasparenza assoluta e di ricognizione piena del bilancio secondo quanto previsto dalle nuove norme di contabilità. Questo ha determinato la necessità di ricognizione di tutte le partite in entrata e quelle in uscita”. In passato, infatti, il disavanzo veniva calcolato sulla base dei totali, senza però verificare per ogni capitolo di bilancio quale entrate generava un’uscita minore o maggiore. Gli uffici hanno così 64mila capitoli in uscita e circa 12mila capitoli in entrata con le relative voci dagli inizi degli anni novanta fino a oggi.
“Al governo Musumeci - ha commentato l’assessore Armao - è toccato farsi carico di trent’anni di gestione. Un’eredità pesantissima. Infatti, con l’arrivo delle nuove norme di contabilità - ha spiegato Armao - la Regione ha avviato un percorso di pulizia dei conti che con la nostra azione è stato approfondito e definitivo. Oggi il bilancio della Regione è ripulito e allineato al decreto legislativo 118. Con la riconciliazione si è arrivati a far emergere un ulteriore disallineamento di 380 milioni da ripianare ma questa dovrebbe essere l’ultima volta che accade”.
La crisi di governo a Roma e le sue conseguenze
La situazione potrebbe essere confermata, peggiorata o migliorata dalla Corte dei conti con il giudizio di parifica. Nel peggiore dei casi però si dovrà continuare a risanare e così le strada saranno due: i tagli o un ripianamento. E così sulla Sicilia, la crisi di governo potrebbe pesare quanto mai. Un ripianamento in più anni, così da evitare che nel 2020 si debba risparmiare mezzo miliardo, dovrebbe essere consentito dal governo nazionale, così come accaduto in questo anno. Difficilmente però sarà possibile contrattare con un governo dimissionario, o con un governo che non esiste ancora.
17 Agosto 2019
Fonte: livesicilia.it
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