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Fai Cisl Nazionale
#LeRadiciDelLavoro, 11 maggio 2019, intervento del Segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota
Cari amici, grazie per essere venuti così numerosi da tutta Italia.
Vedo in questa piazza lavoratrici e lavoratori, delegati, sindacalisti di Cgil Cisl e Uil di tutte le regioni d’Italia.
Molti arrivano dal nostro Mezzogiorno: e’ un grande segnale che va ascoltato.
Questa è la manifestazione dei lavoratori dell’agroindustria, un settore produttivo che dà prestigio al nostro Paese. Un settore di cui dobbiamo essere orgogliosi.
Ed è giusto che sia così.
Ma per chi contribuisce con il proprio lavoro, con la propria fatica, con il proprio sudore a questo prestigio questo non si presenta come un anno bellissimo.
Caro Presidente Conte, questo non è un anno bellissimo!
Glielo diciamo qui, a pochi passi dalla Bocca della Verità: su questa affermazione noi siamo pronti a metterci la mano!
Anzi: tutte e due le mani perché la verità è che questo non è un anno bellissimo!
Presidente Conte, lo sconsigliamo a lei e ai suoi ministri: non metteteci le vostre nella Bocca della Verità!
Non mettetele se continuate a dire che questo è un anno bellissimo.
Non è un anno bellissimo, Presidente Conte, per i nostri braccianti che nulla hanno avuto dalla vostra riforma delle pensioni.
Quota 100 è volata sopra le loro teste, inafferrabile.
Come se il lavoro sui campi non fosse pesante, pericoloso, spesso non adeguatamente retribuito.
La invitiamo a convocare il Consiglio dei Ministri in seduta straordinaria in uno dei luoghi dove noi lavoriamo: scelga tra un campo di pomodoro, un macello o una barca da pesca!
Poi ci dica se questi sono o non sono lavori usuranti.
Non è un anno bellissimo Presidente perché si continua ad avvilire e a discriminare chi raccoglie l’oro dei nostri campi che sono, sempre di più i lavoratori immigrati.
Anche il suo governo ha riconosciuto che sono indispensabili: avete fatto lo scorso mese un apposito decreto per dare la possibilità alle aziende di assumerne regolarmente altri 20.000.
Perché allora avete aumentato il prelievo fiscale sulle loro rimesse alle famiglie?
Grazie al suo governo ora è il più gravoso di tutta Europa!
Una ulteriore tassa sul reddito già tassato!
E’ questo quello che intendete per “Aiutiamoli a casa loro”?
Ma questo non è un anno bellissimo per tutti i lavoratori dell’agricoltura.
In un settore dove il precariato e la stagionalità la fanno da padrone non si è dato risposta alle nostre richieste di garantire a tutti pari ed adeguati ammortizzatori sociali.
Stiamo parlando di chi lavora nelle cooperative di trasformazione che non ha diritto alla indennità di disoccupazione ma anche di chi viene licenziato in età avanzata e si trova senza alcun accompagnamento alla pensione;
Stiamo parlando dei lavoratori delle coltivazioni di uliveto delle zone colpite dalla xylella e dalle grandi gelate - ultima quella straordinaria nei giorni scorsi - per i quali si è dato solo la metà della copertura necessaria a salvaguardare il reddito minimo e la previdenza.
Si è sbandierata l’abolizione della povertà, ma la nostra impressione è che se ne stia creando di altra.
Il Decreto per la Dignità dei lavoratori dalle nostre parti non si è visto.
E poi la sicurezza.
Anche noi pretendiamo quella sicurezza minima che chi lavora nei campi, nei boschi, negli stabilimenti e in mare, ancora non ha.
Noi denunciamo qui, oggi, nella Capitale d’Italia
• che i nostri braccianti bruciano vivi nelle baracche dove sono costretti a vivere,
• che nei campi e nelle industrie ci si ammala per l’uso di sostanze pericolose per la salute umana e che queste malattie non sono neppure riconosciute dallo Stato,
• che si muore ancora oggi schiacciati dai macchinari e dai trattori.
Noi denunciamo che si muore anche asfissiati nelle cisterne.
Ecco perché non esultiamo, Presidente, per il taglio che avete fatto sui contributi che le aziende versano all’Inail per sostenere la formazione sulla sicurezza sul lavoro.
Noi non esultiamo nemmeno quando si abbattono le baracche che ospitano i nostri braccianti senza dare loro un alloggio dignitoso.
Gli unici muri che vanno costruiti sono quelli per dare un tetto a chi lavora, a partire da chi da decenni vive nelle baracche o in abitazioni fatiscenti che prendono fuoco, che crollano, che fanno ammalare, che tolgono dignità a chi vi abita.
Costruire case, togliere il controllo degli alloggi pubblici alle mafie, toglierlo al sistema clientelare e corruttivo.
Questa è vera sicurezza!
Non bastano le ruspe, servono anche betoniere, pale, martelli, muratori e carpentieri.
Diamo una risposta alle decine di migliaia di famiglie sotto sfratto o senza casa.
Lo sa il Governo che la sicurezza, la legalità, il rispetto dei diritti delle persone che lavorano passano per la lotta al caporalato e per il contrasto al fenomeno delle aziende agricole senza terra?
Se lo sa, se lo ha capito, vogliamo vedere la polizia, la finanza, i carabinieri, gli ispettori!
Dove sono quelli promessi?
La Bocca della Verità è qui vicina.
E allora diciamo la verità anche sulla situazione del Paese.
Fatichiamo molto a festeggiare lo 0,2 di crescita della ricchezza nazionale.
Non era ciò che il governo aveva previsto e per cui ha indebitato il Paese.
Qualcuno potrebbe chiederci: ma perché vi preoccupate del debito pubblico? E’ un problema dello Stato, non vostro!
La risposta è che noi temiamo i debiti perché siamo quelli che li pagano con le tasse, con la mancanza di lavoro, con il taglio dei servizi sociali e con la riduzione del potere di acquisto dei salari.
Oggi i conti non tornano e non si capisce quale via si voglia percorrere per dare slancio alla nostra economia.
Da mesi chiediamo al governo di confrontarsi seriamente con noi, senza ottenere risposta.
Se in questi ultimi mesi le piazze tornano a riempirsi di lavoratori, come questa di oggi, non è perché chiediamo la luna.
Noi non ci facciamo trascinare dalla logica del più uno, non viviamo di demagogia o populismo.
Noi siamo preoccupati perché vediamo che la polemica politica occupa nel Governo più tempo dell’azione a cui dovrebbe invece attendere: governare il Paese, tutto il Paese.
Non è un gioco di parole ma una regola fondamentale della democrazia: il governo deve governare e non fare sempre e continuamente campagna elettorale!
Noi siamo preoccupati anche perché quel poco di attività di governo che viene svolta è distante dai problemi reali, a partire da quelli del lavoro.
Lo abbiamo già detto a Piazza San Giovanni e nei comizi del Primo Maggio: il nostro unico obiettivo è quello di dare lavoro, dare buon lavoro.
Perché solo con il lavoro si da futuro e solo con il buon lavoro si costruisce un futuro migliore.
Dobbiamo dare un lavoro, un buon lavoro, ai giovani: ne abbiamo pochi, sempre meno.
Dove pensiamo di andare se continuiamo a far scappare all’estero i giovani italiani e a sbarrare loro la strada se sono stranieri?
Dobbiamo dare un buon lavoro a chi oggi è costretto a passare da precariato a precariato, da sottosalario a sottosalario, da nero a più nero.
A chi deve pagarsi il lavoro con la propria salute o mettendosi sotto la schiavitù del caporalato.
A chi per arrivare alla pensione deve pagarsi i contributi volontari, accettare il lavoro nero, abbassarsi ai lavori più umilianti.
L’orgoglio del Made in Italy, quello di cui parlavo all’inizio, deve essere anche l’orgoglio di chi lo produce mettendoci mani, braccia e testa!
Abbiamo presentato, con la piattaforma unitaria, proposte realistiche e fattibili per ottenere risultati concreti e verificabili.
• la rete per il lavoro agricolo di qualità;
• la piena applicazione della legge contro il caporalato: vogliamo più fatti;
• la revisione degli ammortizzatori sociali in agricoltura e nella pesca;
• la tutela del Made in Italy e dei marchi storici che si fa con leggi nazionali ma anche battendosi nelle sedi comunitarie ed internazionali, come hanno dimostrato in questi giorni i produttori spagnoli, e non con la pura e semplice polemica;
• la valorizzazione dei Consorzi di Bonifica come strumenti per la tutela idrogeologica del territorio, un territorio dissestato dalla speculazione e dall’inquinamento.
• il rinnovo dei contratti di lavoro che dipendono dalla parte pubblica come quello dei forestali che vogliamo subito. I forestali sono parte integrante della difesa nel nostro patrimonio ambientale. Sono i suoi custodi. Il contratto non è un regalo.
Al rinnovo rapido e puntuale dei contratti di lavoro richiamiamo anche i datori di lavoro privato, a cominciare dagli allevatori e dagli alimentaristi.
Più salario, più tutele, più welfare sono le basi per il rinnovo di questi contratti.
Contratti di lavoro che devono regolare tutti i lavori, tutte le aziende e tutti i lavoratori: è questa la vera tutela non il salario minimo per legge.
Al Parlamento, al Governo e agli imprenditori diciamo: si completi e si semplifichi in quadro contrattuale e si metta nel cassetto l’idea del salario minimo per legge.
Non facciamo altri sbagli come quelli sulla liberalizzazione dei voucher e le collaborazioni.
Siano le parti sociali a regolare i salari!
Parlamento e Governo piuttosto intervengano sulle tasse che noi paghiamo sulla busta paga, mese per mese.
Allora qui dobbiamo, assieme a tutti gli altri lavoratori e ai pensionati, ribadire il nostro NO chiaro e tondo alla tassa piatta.
Lo diciamo con la autorità di chi contribuisce per l’80% alle casse dell’erario nazionale e locale.
Tassa piatta vuol dire solo una cosa: chi ha più reddito paga meno imposte.
E’ un regalo ai ricchi e ai benestanti mascherato da beneficio universale.
Ed è un regalo anche agli evasori fiscali, è dargliela vinta, è la resa dello Stato giusto con tutti.
Se questo governo vuol essere davvero quello del cambiamento noi siamo pronti ad affrontare insieme una sfida storica: quella del lavoro e della crescita nel nostro Mezzogiorno.
Al Sud ci sono le più grandi risorse potenziali del Paese: storia, cultura, natura, bellezza.
Nel nostro settore ci sono prodotti e colture che fanno invidia al mondo per la loro particolarità, eccellenza e qualità.
Tra le persone ci sono professioni antiche e giovanissime intelligenze.
Qui però c’è ancora il più grande spreco di risorse dell’Europa.
Allora questa è la sfida: cancellare i fattori che producono questo spreco, che bloccano la crescita del Mezzogiorno, che lo spopolano di persone e di attività, che ne avviliscono le potenzialità e ne mortificano le speranze.
Noi siamo convinti che le mosse da fare per vincere questa sfida sono quattro:
• contrastare fino in fondo l’intreccio tra politica e mafie. Questo intreccio non è compatibile con la crescita e lo sviluppo e quindi con il buon lavoro;
• far ripartire gli investimenti pubblici sulle infrastrutture: dalle ferrovie agli acquedotti, dalle strade ai porti.
• andare oltre l’assistenzialismo per dare invece valore e qualità ai sistemi sociali e civili come la scuola, la sanità, il trasporto locale.
• Il corretto, completo ed efficace utilizzo dei Fondi dell’Unione Europea.
L’agroindustria del Sud ha un bisogno vitale che si facciano presto tutte e quattro queste mosse.
Urge fare in fretta!
Non vorremmo che il problema, drammatico, dell’occupazione nel Mezzogiorno, specie quella dei giovani, venisse risolto grazie al calo demografico e ad una nuova ulteriore massiccia emigrazione.
Servono quindi idee chiare, persone capaci, scelte politiche adeguate e coerenti.
C’è oggi tutto questo?
Se guardiamo ai risultati, ai fatti, ai numeri, sembra proprio di no.
Si è preferita infatti la via breve del Reddito di Cittadinanza con tutte le sue ambiguità e che, già sappiamo, al Sud non darà lavoro ma solo sussidi.
Si è scelta la via facile del mettere poveri contro poveri (e non solo al Sud ma in tutto il Paese). Una vergogna che come sindacato non accetteremo mai e poi mai !
Si è scelto di indicare come origine dei mali l’Europa cattiva e non la mala gestione dei fondi europei che, unici tra i 28 Paesi dell’Unione, non riusciamo nemmeno a spendere per intero.
Allora noi diciamo al governo: discutiamone insieme, chiamiamo le forze migliori del Mezzogiorno attorno ad un tavolo, costruiamo un programma comune che vada oltre le scadenze elettorali e diamoci da fare tutti per realizzarlo.
Il prossimo 22 giugno saremo tutti a Reggio Calabria per manifestare insieme, unitariamente, da tutta Italia, a sostegno di queste richieste.
Perché c’è un patto per la coesione da ricostruire. Un Sud liberato allo sviluppo e collegato con il resto del Paese e d’Europa. E un Nord capace di recuperare il terreno perso in termini di innovazione, occupazione, competitività.
Perché anche le nostre aree forti stanno diventando più deboli. Necessitano di investimenti, rilancio della ricerca, della formazione, delle competenze, delle politiche attive.
Per questo noi non ci fermiamo qui.
Uniti torneremo a Roma a manifestare nei prossimi giorni con i nostri pensionati, con i metalmeccanici, con i lavoratori del Pubblico Impiego e altri ancora.
Perché il lavoro ha radici più forti di ogni avversità.
Perché le radici del lavoro stanno nella dignità della persona umana.
Perché le radici del lavoro sono le radici del movimento sindacale e della nostra Repubblica.
Il lavoro unito, i lavoratori uniti, hanno sempre vinto.
E se vinciamo noi vince il Paese, tutto il Paese!
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