14 aprile 2019

POVERTÀ, SICILIA E LAZIO LE REGIONI DOVE CI SONO MAGGIORI DISEGUAGLIANZE


Dal sito www.qds.it

Rapporto “Noi Italia” dell’Istat: nel 2017 cresce l’incidenza sia della povertà assoluta che relativa. Nell’Isola anche la più alta percentuale di individui che vivono in famiglie gravemente deprivate. Le difficoltà di molti cittadini hanno come conseguenza un’alta spesa per la protezione sociale

ROMA - Nel 2017 crescono sia l’incidenza di povertà assoluta (6,9% delle famiglie residenti) sia quella relativa (12,3% delle famiglie). Si conferma il forte svantaggio del Sud, con il 10,3% delle famiglie in povertà assoluta e quasi un quarto in povertà relativa. è quanto emerge dal Rapporto “Noi Italia” realizzato dall’Istat.

Sicilia e Lazio sono le regioni dove la diseguaglianza, misurata in termini di concentrazione del reddito, è più elevata mentre nelle regioni del Nord-Est prevale una maggiore uniformità. Nel confronto con i Paesi dell’Ue, l’Italia presenta un valore più alto di quello medio europeo (0,307). Nel 2017 in Italia si riduce in misura decisa la quota di persone che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1%, due punti percentuali in meno rispetto al 2016). Le incidenze più elevate restano in Sicilia e Campania (oltre un milione di individui). Il nostro Paese supera di 3,5 punti percentuali la media europea, confermandosi al nono posto tra i Paesi con i valori più elevati.

Anche se in crescita per il quarto anno consecutivo, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia - circa 2.500 euro mensili correnti - rimane nel 2017 sotto il livello del 2011. Nel Centro-nord si spendono mediamente 765 euro in più al mese rispetto al Mezzogiorno Nel 2018 aumentano le persone soddisfatte per la propria situazione economica. I livelli più alti sono nel Centro-nord (quasi il 60%), quelli più bassi nel Mezzogiorno (poco più del 40%).

Le difficoltà di molti cittadini hanno come conseguenza un’alta spesa per la protezione sociale, nel 2017 pari al 29,3% del Pil, superiore a quella media dell’Ue. I valori pro capite sono invece sostanzialmente allineati, poco sopra gli 8 mila euro. Nel 2016 la spesa dei comuni per i servizi sociali si attesta allo 0,42% del Pil e aumenta leggermente in termini pro capite (circa 116 euro annui). Nel Mezzogiorno (a eccezione della Sardegna che ha una spesa di 235 euro) i livelli pro capite sono decisamente inferiori a quelli del Centro-nord (74 euro circa a fronte di quasi 139), con un livello minimo in Calabria (circa 22 euro).

La spesa per prestazioni sociali - pari al 18,8% del Pil, quasi 5.251 euro pro capite - è solo in parte coperta dai contributi sociali (14,2% del Pil): l’indice di copertura previdenziale risulta, infatti, del 75,1%. Si riduce, inoltre, la spesa per le pensioni in rapporto al Pil (16,6%), con il Mezzogiorno unica delle quattro ripartizioni a registrare un’incidenza più elevata della media nazionale.

Nell’anno educativo 2016/2017, il 56,7% dei comuni italiani ha offerto almeno un servizio tra asili nido, micronidi e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia ma solo il 13% dei bambini è accolto nelle strutture pubbliche o finanziate dal settore pubblico. Forti le disparità territoriali nella diffusione di servizi per l’infanzia, con il Centro-nord sempre in posizione più favorevole rispetto al Mezzogiorno.
13 Aprile 2019 - © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.qds.it







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