di Michele Giuliano
I soldi sono finiti e la Regione non può più mantenere il frutto del clientelismo di un ventennio fa. Un esercito di oltre 50 mila persone: anche all’Ars fanno melina, i sindacati fanno pressing
PALERMO - I nodi stanno arrivando al pettine, e la situazione sembra essere ormai drammatica: gli Asu sono in 6 mila in tutta l’Isola, e per loro non ci sono più soldi da spendere. E nessun diritto acquisito nel corso dei tanti anni in cui hanno svolto servizi essenziali: non hanno un contratto, non godono di ferie e malattie. E al momento non sembra che ci siano possibilità di risolvere in alcun modo il problema, che si concretizza in precarietà e disagio per moltissime famiglie.
Neanche all’Ars sembrano pronti a trovare una soluzione. “È stata una seduta sterile quella in Commissione lavoro all’Ars sul tema della stabilizzazione dei lavoratori Asu”: lo dicono Vito Sardo e Mario Mingrino, coordinatori regionali dell’Ale Sicilia. “Ci saremmo aspettati – aggiungono – un’attenzione maggiore e una conoscenza della vertenza più approfondita. Invece, ci siamo trovati ad esporre le problematiche vissute dai lavoratori come se si trattasse della prima volta”. E questo nonostante i diversi incontri istituzionali svolti, i disegni di legge depositati dai parlamentari regionali e i documenti presentati all’Assessorato al lavoro dai sindacati con le relative soluzioni al problema. Insomma, la gravità del momento sembra essere stata ampiamente sottovalutata, o non si vuole ammettere che una vera possibilità di cambiamento non esiste, e gli Asu dovranno rassegnarsi a rimanere fuori dal sistema.
“Sarebbe bastato – continuano Sardo e Mingrino – che il dirigente generale dell’assessorato, Francesca Garoffolo, avesse verificato le nostre proposte per rendersi conto che si sarebbe potuta avviare la stabilizzazione ad invarianza di soldi”. Per evitare ulteriori spese alla Regione, ribadiscono i due coordinatori del sindacato, basterebbe rimuovere il vincolo dei 10 anni per l’accesso alla misura alternativa e assicurare agli enti che hanno manifestato la loro disponibilità ad assumere i lavoratori l’indennità per i prossimi 20 anni, come è stato fatto per i contrattisti. Solo dopo aver fatto questo, l’assessorato sarebbe nelle condizioni di sapere se ci sono degli esuberi e di quantificare le risorse necessarie per assorbirli, attraverso la ricollocazione in altri enti.
“L’unica nota positiva della seduta di oggi – concludono – è l’impegno preso dal presidente Luca Sammartino di presentare un provvedimento congiunto nel collegato alla finanziaria, che andrà in discussione nei prossimi giorni. Restiamo in attesa di fatti concreti, senza i quali siamo pronti a proclamare altri giorni di sciopero”.
Sui lavori della Commissione si è pronunciata anche Marianna Caronia, deputata del gruppo misto all’Ars: “La Regione non può più rimandare un percorso di stabilizzazione dei precari Asu e su questo annoso tema ho registrato grande attenzione da parte dell’assessore regionale al Lavoro Scavone – ha detto Caronia -. Non è possibile che lavoratori che da anni sono impegnati in diverse attività a servizio degli enti locali e che nei fatti sono parte integrante della loro forza lavoro, restino ancora in un limbo di incertezza che si ripercuote sulla possibilità di impiegarli in modo efficace”.
E purtroppo non ci sono solo gli Asu nel limbo: il bacino dei precari è costituito da 18 mila Lsu, lavoratori socialmente utili, collocati negli enti locali, 700 contrattisti della Regione, 3 mila Pip (Piani di Inserimento Professionale), mille operai dei Consorzi di Bonifica, per non parlare degli oltre 8.000 operatori della formazione professionale. A questi occorre aggiungere 28 mila forestali che lavorano, però, solo sei mesi per anno.
12 Marzo 2019 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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