Malgrado la manovra in discussione, con la spesa bloccata, il presidente dell’Ars è fuori per una settimana. I burocrati: "Non siamo in vacanza"
di EMANUELE LAURIA - 5 Febbraio 2019
Il rapido volgere delle ore, con Sala d’Ercole inesorabilmente vuota e le “vittime” di una Finanziaria che non c’è già sul piede di guerra, non poteva non portare le polemiche. Il viaggio di Gianfranco Micciché, così, assume i contorni di un caso politico: il presidente dell’Ars è volato via dalla Sicilia nello scorso week-end. Direzione: la provincia di Milano. Impegni personali e non istituzionali precedentemente assunti, momenti di lontananza dal lavoro, ai quali Micciché non ha potuto (voluto?) derogare, malgrado lo sbarco della manovra in aula e la necessità di un esame rapido per far sì che si sblocchi la spesa della Regione, in gestione provvisoria di bilancio dal primo febbraio e con la prospettiva – ammessa dai dirigenti – di un ritardo di tutti i pagamenti, stipendi e fornitori. Dove sia Micciché molti lo sanno dalle parti della Torre Pisana, ma nessuno – per ragioni di privacy – lo dice. Fatto sta che i grillini non ci stanno ad allinearsi a un silenzio generale: “Qualsiasi impegno del presidente – dice il deputato questore Salvatore Siragusa – non può venire prima delle esigenze dei siciliani: abbiamo atteso per settimane che questa manovra giungesse in aula, ascoltando le ragioni del governo che aveva bisogno di definire un accordo con lo Stato sulla rateizzazione del maxi-debito. Poi, quando finalmente la legge di bilancio e la Finanziaria sono giunti a Palazzo dei Normanni, una inspiegabile pausa in pieno febbraio, senza neppure il varo dell’esercizio provvisorio. Una cosa da irresponsabili”.
In questo clima di montante malumore, ieri non Micciché ma il segretario generale dell’Ars, Fabrizio Scime, è dovuto intervenire. Per dire esplicitamente che l’Assemblea in questo momento “non è in vacanza”. Comunicato dal contenuto insolito, per un alto burocrate del Palazzo. Il quale sottolinea che “il disegno di legge di stabilità è un testo composito e sono necessari approfondimenti, in alcuni casi anche da parte delle commissioni di merito”. Dieci giorni di stop dell’aula, insomma, sarebbero necessari comunque, anche se Micciché fosse a Palermo: questa è la tesi. Scimé non manca di ricordare che “ci sono norme che hanno effetti finanziari per le quali si aspettano le relazioni tecniche del governo”. D’altronde, lo stesso Micciché nei giorni scorsi con i suoi più stretti collaboratori si è detto contrariato per l’ateggiamento del governo Musumeci, che non ha voluto chiedere la proroga dell’esercizio provvisorio, mettendo indebita pressione sull’Assemblea. Il presidente della Regione tace ma risulta a sua volta indispettito per il comportamento del dirimpettaio di piazza Indipendenza. Una sottile guerra di nervi, mentre il silenzio dell’aula già nelle prossime ore potrebbe amplificare le rimostranze delle categorie penalizzate dai tagli della Finanziaria in cantiere: fra queste, forestali da un lato, amministratori, imprese e addetti del trasporto pubblico locale dall’altro, colpiti da tagli complessivi per 90 milioni di euro. Un momento di impasse quasi surreale, mentre dal “parlamento più antico del mondo” – definizione rispolverata nel nuovo sito dell’Ars – si alza ufficialmente il cartello: “Non siamo in vacanza”.
Fonte: palermo.repubblica.it
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