di Antonino Lomonaco
Dall’unità del nostro paese si è imposta una mitologia sull’arretratezza del sud e della Sicilia che magari ha i suoi riscontri, ma che forse cela delle incomprensioni o addirittura una malafede utile ad una certa retorica della vittoria: un nord che viene a salvare un sud arretrato.
Una mitologia di “luoghi comuni”, assunta e creduta infine persino da noi stessi, siciliani e meridionali, talmente che spesso la suffraghiamo con comportamenti sufficienti e superficiali che la corroborano e che offuscano il reale valore che ci riguarda.
Infatti di fronte alla constatazione del cattivo funzionamento delle cose ci si dovrebbe indignare ed agire in prima persona per farle andare verso il meglio. Purtroppo ciò non succede sempre ed è così che poi si partecipa ad una mentalità fatalista, passiva, utile solo a chi domina nel marasma, cioè a dire in quello spazio che si apre all’arbitrio della furbizia e della canaglia.
Così capita, talora, che pur davanti a prove di virtuosismo, questo non venga neanche riconosciuto e sfugga all’attenzione.
Questa è la condizione, ad esempio, dell’antincendio boschivo in Sicilia, un’esperienza che sta dimostrando a livello mondiale dei meriti, ma che di fatto viene misconosciuta e di cui se ne tratta con modestia persino tra noi del settore.
Invero la temperanza fa parte del buon carattere, ma in questo caso, occorre ricordare che in Sicilia le squadre intervengono su incendi boschivi con temperature ambientali che ruotano già, di per sè stesse, sui quaranta gradi centigradi, che la vegetazione si compone di quelle specie erbacee, arbustive ed arboree (macchia mediterranea) che meglio si prestano alla funzione di combustibile, che il territorio siciliano fa parte di quei territori più frastagliati, variegati e difficili. Eppure, malgrado tutto ciò, mai un incendio ha avuto più di qualche giorno di durata!
Ricordare queste cose, quindi, diventa opportuno ed oltremodo giusto, soprattutto nel raffronto con incendi a latitudini che sfiorano il circolo polare artico e che tuttavia arrivano a costringere intere città ad evacuare, od anche con gli incendi invernali delle zone alpine o con quelli analoghi per la latitudine (quindi analoghi per la vegetazione e clima) di Portogallo, Spagna o Grecia, che hanno causato, negli ultimi anni, spaventosi danni ed innumerevoli lutti.
Altrettanto giusto ed opportuno è ricordare che raramente da noi gli incendi boschivi hanno origine dal demanio, sul quale operano le squadre della manutenzione forestale, e che questi incendi, perciò, si muovono quasi esclusivamente sui terreni privati ed abbandonati, ed è proprio da lì che, quando avviene, raggiungono il demanio.
Eppure il drammatico fenomeno della recrudescenza degli incendi boschivi, degli ultimi decenni, tocca anche la nostra regione, dove vince, purtroppo, uno “sbandamento” etico e civile: così come (nelle differenze) capita un po’ in tutto il pianeta.
Ciò malgrado, l’organizzazione di vedette e di squadre pronte all’intervento ha la sua valenza ed efficienza. I dati sono lì a dimostrarlo, assieme al nostro orgoglio e amore verso la terra che ci ospita. Poichè è proprio quest’ultimo, che più di ogni cosa, ci ha legati a questa faticosa, pericolosa e, in fin dei conti, precaria, attività.
Ognuno di noi, a suo tempo, avrebbe potuto fare la medesima scelta degli innumerevoli parenti che hanno lasciato la Sicilia, per cercare il meglio altrove. Noi abbiamo scelto di restare, accettando l’insicurezza di una attività che mette a rischio la propria vita, ma non l’affetto alle proprie radici. Ancora oggi il pur malcerto salario degli operai forestali contribuisce alla sopravvivenza di intere comunità nell’entroterra e nei monti siciliani, espropriati dalla loro antica economia agricola, ormai del tutto fuori mercato.
Ecco l’importanza di questa attività, la quale accoglie in sè sia la protezione del territorio, sia la ricchezza della sopravvivenza di tradizioni e culture locali, prima che l’annichilimento della falsa modernità neoliberista, oggi ovunque dominante, le stronchi definitivamente.
Ciononostante, la mancanza di un rinnovo generazionale, l’età degli addetti che, ineluttabilmente, scivola sempre in avanti, pone dei problemi importanti di cui tener conto, sia per ciò che ho detto prima, sia per la stessa sicurezza operativa degli addetti al settore.
Invero, i sindacati confederali e la F.L.A.I.-C.G.I.L., di cui faccio parte come delegato, hanno sempre posto, ed oggi più di prima, tali questioni come fondamento nel confronto con i vari governi regionali. Governi, purtroppo, sordi alle istanze reali della gente nel proprio vivere quotidiano, ma sempre pronti a quel protagonismo mediatico fondato su, e fondante, l’ignoranza dei più. Così si è arrivati in programmi televisivi a parlare della questione senza conoscere bene la questione e si è arrivati recentemente, addirittura, alla tragicomica pretesa di ringraziamenti solo per aver doverosamente recepito la normale applicazione del contratto nazionale del lavoro di categoria, dopo ben diciasette anni di inadempienza! ...
E dire invece che a noi, dopo i nostri faticosissimi interventi di spegnimento sulle montagne, dopo la rabbia, la paura, lo sfinimento per la battaglia contro le fiamme, non arriva mai alcun ringraziamento, anzi! Spesso arriva la gogna mediatica di presentatori televisivi e giornalisti negligenti, votati all’informazione approssimativa, tanto da arrivare al paradosso dell’infamia di indicare nostre responsbilità fra le cause all’origine degli incendi che, invero, spegnamo mettendo ogni volta a rischio l’incolumità oltre che la stessa vita.
Giorno dieci di questo mese è stata posta dai sindacati confederali la proposta di riordino del settore. L’attivo unitario, tenutosi a Palermo, ha avuto una grande partecipazione, malgrado le previsioni di maltempo di quei giorni. Questo è indice dell’importanza di tale tema e delle aspettative fin’ora non considerate in modo appropriato e, quindi, colpevolmente disattese e mortificate.
Non può essere disattesa la sicurezza del proprio lavoro! Nei tempi e nei modi!
Poichè il lavoro coincide con la dignità di una persona: con la possibilità stessa di essere cittadino autorevole e leale della “cosa pubblica”, ovvero della reciprocità sociale e politica fra gli uomini. Le proposte, a mio parere, sono valide, eppure mancano di quell’umile-orgoglio capace di riconoscere i meriti di cui dicevo sopra. Penso che solo attraverso un tale riconoscimento si può porre l’argomento in modo congruo, anche nella sacrosanta questione di un adeguamento dei dispositivi di sicurezza adattati al nostro clima, capaci di una traspirazione conforme alle alte temperature estive siciliane, le quali non sono quelle pensate da chi attualmente costruisce questi dispositivi! Un D.P.I. inadeguato aumenta i rischi, già gravi, a cui si va incontro. E’ inamissibile che gli addetti operino omettendo l’uso di qualche dispositivo di protezione (giacca, guanti, o casco con visiera) per evitare o difendersi dall’ipertermia!
Allo stesso modo è inammissibile che squadre di antincendio boschivo non possano utilizzare strumenti meccanici, che necessariamente fanno parte delle attrezzature previste in questa stessa attività (motoseghe, motocespugliatori, ecc.) e quando capita di usarle lo si faccia a proprio rischio e pericolo! Altrettanto fondamentale sono i corsi di aggiornamento sull’uso conforme di tali attrezzature, nonchè sulle importanti tecniche di spegnimento indiretto: tecniche le quali hanno la necessità di una raffinata competenza.
La recrudescenza degli incendi boschivi, dovuta a vari fattori (abbandono dei terreni agricoli, ignoranza, surriscaldamento globale e, non ultimo, il dolo) pone tali questioni come basilari per le reali condizioni in cui gli operatori affrontano il fenomeno e sarebbe utile, a proposito, l’acquisizione di una retta abitudine alla riflessione sull’operato, soprattutto negli incendi più rilevanti, così da verificare, in un momento successivo, le dinamiche di intervento e sottolineare gli aspetti da ripetere ancora e gli sbagli da evitare.
Il nostro è un lavoro molto serio, importante e pericoloso, che lascia ferite.
Eppure noi siamo qua a fare la nostra parte, perchè questo lavoro, assieme alle ferite, lascia la grande soddisfazzione di operare per una delle cause più vitali della nostra epoca: ovvero contro la distruzione ambientale che avanza. Una distruzione, lo sappiamo, capace di alterare l’esile equilibrio su cui si basano le medesime “spavalderie” che la nostra specie, così intelligente e così stupida, pone all’origine di questa stessa distruzione che avanza.
Una soddisfazione misconosciuta, umiliata, ma che tuttavia, come si diceva sopra, nel giusto raffronto generale, neanche quei nostri comportamenti, quando errati, riescono ad offuscarne l’adeguato valore: o per meglio dire (senza modestia) il grande Valore!
Bene la ""cronistoria"" che, puntualmente, ripeti.
RispondiEliminaBenissimo e sacrosante le ""virtù"" cui elenchi... dell' Antincendio Siciliano.... malgrado tutto è tutti!!
Ma sbagli drammaticamente... il pulpito da cui parlare!!!!
Il sindacato cui dici di appartenere è uno di quelli che hanno UMILIATO e DISTRUTTO proprio il settore cui vai fiero di fare parte.
Hanno avallato un contratto non degno neanche della Corea del Nord, per non parlare dei vari accordi vergognosi degli anni passati.
Il settore ""Antincendio"" ne esce il più penalizzato di TUTTI, per cui come si dice.... predicare bene ma razzolare male, anzi malissimo!!
Giuseppe Spagnuolo.
Concordo perfettamente collega Spagnuolo ed aggiungo che peggio di cosi il sindacato non poteva fare, col nuovo contratto ci hanno catapultato indietro negli anni, parlando di Nord e Sud qui al Sud i Forestali siamo una categoria bistrattata i nostri diritti vengono calpestati,e chi dovrebbe tutelarci come i sindacati confederali fanno accordi contro le nostre aspettative ed i nostri interessi a cominciare dell'accordo sull'indennità chilometrica, ditemi se è giusto che dobbiamo restituire parte dei soldi percepiti nel 2018, con quale coraggio si vantano del nuovo Cirl,se questo è il sindacato dei diritti allora possiamo farne tutti a meno perché con i loro accordi ci rimettiamo di tasca nostra. Saluti Giuseppe Sapienza.
RispondiEliminaLa ""logica"", porta a pensarla esattamente come hai descritto, correttamente.
EliminaMa, evidentemente, la ""logica"" con i ""forestali"" non ha niente a che fare, quindi i ragionamenti logici, QUI, non funzionano.
Per cui....,
Giuseppe Spagnuolo.