di Andrea Cannizzaro
Solo l'1 per cento dei lavoratori regionali ha meno di 40 anni. Oltre il 15 per cento ha almeno 60 anni. E così, arrivano esterni e consulenti.
PALERMO – Proprio la scorsa settimana il presidente della Regione Nello Musumeci a Panorama d’Italia aveva raccontato l’allarme: “Da tutti i direttori mi arriva ogni giorno un Sos: ‘Ci vuole personale’”. E forse in risposta a questi allarmi che nelle ultime settimane sono fioccate le notizie di ricorso a consulenti, stagisti, personale in comando. Insomma, la Regione tenta in tutti i modi di ricorrere a soluzioni per affiancare i dipendenti regionali. Ma quali sono i problemi dell’esercito dei dipendenti regionali e che rendono necessario ricorrere a supporti esterni? È una questione di numero, d’organizzazione o d’età?
L'ultimo report, contenuto in una delibera di giunta di recente approvazione, scatta una fotografia dei Regionali. E in molti casi è una foto... in bianco e nero. Nelle file dell’amministrazione regionale, composta di 14468 dipendenti solo 172 hanno un’età inferiore ai 40 anni, l’un percento circa. Non è una Regione per giovani, insomma.
I lavoratori che hanno un’età fra i 41 e i 50 anni sono 2075 pari al 14 per cento del totale. Gli over 50 invece sono 12mila: 10092 quelli con un’età fra i 51 e i 60 anni, il 70 per cento. Il rimanente 15 per cento infine superano i sessant'anni: pari cioè a 2129 dipendenti. E così anche i documenti ufficiali parlano di “invecchiamento della popolazione dei dipendenti della Regione”. Questi dati risultano così importanti non solo per capire la folla di dipendenti che andrà in pensione nei prossimi mesi ma anche, scrive il governo, “in relazione all’organizzazione del lavoro per ciò che attiene alle nuove tecnologie e al Gap generazionale”.
Ma oltre all'età e alla scarsa propensione verso le nuove tecnologie, ecco l'altro problema: quello della distribuzione sul territorio siciliano dei lavoratori della Regione. Infatti per quanto l’intervento di Musumeci a Panorama d’Italia, pochi giorni fa, sia passato alla cronaca soprattutto per l’accusa del governatore ai dipendenti che allungano i tempi della burocrazia, nella sua riflessione il presidente ha fatto due considerazioni anche sull’organizzazione degli uffici. “Io – ha ammesso Musumeci - vorrei chiamare a Palermo i migliaia di dipendenti che sono nelle strutture periferiche delle altre province ma non lo posso fare spostare più di 50 chilometri perché la legge lo impedisce”.
Al “j'accuse” si era accompagnato l’apprezzamento. “Vorrei consentire – ha detto il presidente - a coloro che hanno voglia di aiutare, di potere avere accesso all'ascensore interno che consenta di aumentare la classe di appartenenza a coloro che ne hanno i titoli per questo ci vuole tempo”. Insomma, Musumeci vorrebbe consentire di fare carriera diventando istruttori (fascia C) o funzionari (fascia D) a coloro che fra i 5183 dipendenti di fascia A o B, ne abbiano i requisiti.
Mal distribuiti, insomma. Ma certamente i Regionali, nonostante gli sos lanciati dai dirigenti generali, non sono pochi. Anzi, stando a quanto dice la Corte dei conti nell’ultimo giudizio di parifica sono tanti, tantissimi. Infatti i dipendenti regionali siciliani sarebbero pari a “quasi un quarto (23,5 per cento) del complessivo personale di tutte le Regioni. Ed invero - continuano poi i giudici contabili -, la dimensione degli organici e l’espandersi del perimetro pubblico regionale solo in parte trovano giustificazione nella titolarità di funzioni altrove allocate a livello statale”.
E così, il personale numeroso ma male allocato e avanti negli anni andrebbe aiutato con tutti i mezzi possibili. Nuova linfa dovrebbe arrivare dalle poche decine di giovani stagisti selezionati dalle università fra i migliori laureati, meglio se dottorati, per svolgere dei tirocini formativi all’interno della pubblica amministrazione alla maniera delle alte scuole di formazioni per amministratori francesi e tedesche. Ma questa non è una soluzione piuttosto è un palliativo, dato che è chiaro che gli stage sono remunerati e fanno curriculum ma durano 18 mesi allo scadere dei quali si tornerà a casa.
Una trentina di esterni potrebbero invece arrivare a Palermo per affiancare l’autorità di gestione del Fesr, e cioè del dipartimento alla programmazione, e l’autorità di Audit e di certificazione della spesa europea. Infatti la giunta ha dato mandato al responsabile del piano di rafforzamento amministrativo di indicare al Formez, l’ente che emana i bandi per il personale al posto delle pubbliche amministrazioni, di selezionare in via prioritaria non meno di trenta dipendenti degli uffici periferici che vogliano aiutare a gestire il Fesr. Se la selezione in via prioritaria dovesse fallire e cioè non dovesse partecipare nessun dipendente regionale degli uffici periferici quello che accade non è specificato nella delibera ma si può pensare che sarebbero chiamati degli esterni.
Una soluzione alle carenza di personale più stabile è stata invece individuata nella riqualificazione del personale della Sas, dei cosiddetti “albisti”. All’inizio si era parlato di circa 150 dipendenti presi a comando. Il governatore, poi a margine di una conferenza stampa, ha poi parlato anche della possibilità di aggiornare e riqualificare il personale già di ruolo nelle categorie più basse.
Poi ci sono i casi di aiuto esterno già in atto o da attuare. In assessorato alla Sanità lavorano degli esperti esterni che affiancano le aziende sanitarie nel piano di rientro. A inizio anno la Consip ha appaltato, per la Regione Siciliana, alla milanese Deloitte Consulting Srl un contratto di quattro anni dal valore di 23,5 milioni per circa 17mila giorni di consulenza. E, in questi giorni è stato approvato dalla giunta l’accordo con Invitalia perché la partecipata del ministero dello Sviluppo economico mandi i suoi consulenti per aiutare la Regione prima e poi gli enti di governo a gestire i servizi di smaltimento dei rifiuti e di gestione dell’acqua.
Infine, ci sono le soluzioni “strutturali”. I consulenti, e tutti gli esterni nominati dagli assessori come stretti collaboratori che non solo costituiscono il sottogoverno regionale ma che entrano nei ranghi dell’amministrazione a tutti gli effetti, spesso divenendo di importanza decisiva. Nella Sicilia dei 14 mila dipendenti, servono tanti, tanti esterni. Una storia vecchia, in una Regione senza giovani.
Fonte: livesicilia.it
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