04 luglio 2018

TUTTI I NUMERI. SICILIA IN RIPRESA, MA POVERA. IL DEF: ASSUNZIONI ALLA REGIONE


Dal sito  livesicilia.it

di Accursio Sabella
Migliorano di poco Pil e occupazione. Ma il tasso di povertà è altissimo: peggio solo la Calabria. Le soluzioni del governo nel documento economico.

PALERMO - L’immagine è quella di una Sicilia che sta provando a rialzarsi. Con fatica. Dopo anni di difficoltà enormi, tradotte in un dato eloquente:
oltre 15 punti di Pil persi negli ultimi dieci anni. L’Isola è povera, poverissima. Ma inizia a intravedere, tra le tante ombre, qualche luce.

La “fotografia” alla Sicilia è stata scattata dal governo regionale, nel primo vero Documento economico e finanziaria dell’esecutivo di Nello Musumeci, approvato in giunta pochi giorni fa. Un testo di oltre duecento pagine che porta la firma dell'assessore all'Economia Gaetano Armao e che parte dalle difficoltà ereditate, enumera ostacoli alla crescita, evidenzia la necessità di un confronto serrato con lo Stato, indica progetti concreti e qualche buona intenzione. A cominciare dalla “riapertura” della stagione dei concorsi alla Regione che dovrebbe passare dall’abolizione del “blocco” delle assunzioni.

La lenta ripresa

Dopo dieci anni tremendi, coincisi con una crisi che nell’Isola è stata avvertita più duramente che altrove, la Sicilia ha iniziato a riprendersi dal 2015. E’ quello il momento in cui il Pil dell’Isola, crollato di 15,3 punti dal 2008 in poi, ricomincia a crescere. Una tendenza che si arresta nel 2016, ma riprende nel 2017 e dovrebbe proseguire nel 2018. Ma come spesso accade, la Sicilia, anche quando riprende a camminare, è comunque più lenta di altre Regioni. Il Pil “recuperato” tra il 2015 e il 2018, infatti, è stato stimato in un 3,4 per cento. Al di sotto della media del Mezzogiorno e dell’Italia che si è attestata al 4,8 per cento.

Ma la ripresa, seppur lenta, c’è. E lo dimostra un altro dato: quello della presenza di imprese in Sicilia. Dopo l’anno nero, il 2016, in cui il numero di aziende nell’Isola è stato inferiore a 366 mila, nel 2017 ecco che riprende a risalire. Anche se ancora siamo ben lontani dai numeri di dieci anni fa: da allora a oggi, in Sicilia esistono oltre 25 mila imprese in meno. Segno più anche per le immatricolazioni delle auto e la spesa dei siciliani all’estero. Altro dato che fa ben sperare è quello dell’occupazione. Che torna a crescere, anche se appena dell’1,1 per cento: 16 mila siciliani in più a lavoro nel 2017 rispetto al 2016. Ma pur sempre 75 mila in meno rispetto al 2010. Insomma, negli ultimi otto anni, gli occupati sono diminuiti di 60 mila unità.

Sicilia poverissima

La crisi ha lasciato segni profondi. Anzi profondissimi. L’Isola che esce fuori da questo periodo buio è fatta di famiglie sotto la soglia della povertà assoluta e relativa. Un dato assai preoccupante, soprattutto se confrontato con le altre regioni. Il tasso di povertà relativa infatti è salito nell’Isola, in un anno, dal 22,8 per cento del 2016 al 29 per cento del 2017: quasi una famiglia su tre è in queste condizioni. Numeri migliori solo rispetto a quelli della Calabria, ma di gran lunga peggiori sia rispetto alle altre Regioni del Sud (la media è del 24,7) sia soprattutto rispetto al Centro (7,9 per cento) e al Nord (5,9 per cento).

Le assunzioni alla Regione

Nel Def, ovviamente, il governo indica una serie di interventi che dovrebbero servire a rimettere in corsa la Sicilia: da quelli riguardanti l’uso dei Fondi europei, all’Agenda digitale, passando per alcune riforme importanti come quelle dei rifiuti e del sistema idrico, delle Ipab e del Lavoro, dei Beni culturali, del Turismo e dell’Agricoltura. In generale, nel documento si accenna a un “piano strategico pluriennale di sviluppo per l’Isola che il Governo si impegna a presentare entro la fine dell’anno”. Una sorta di “nuovo piano industriale” per la Sicilia.

E insieme ai Piani strategici e industriali ecco anche un Piano di assunzioni (o Piano triennale dei fabbisogni). Per fare funzionare al meglio la macchina-Regione, infatti, serviranno nuovi innesti. E il governo lo mette chiaramente nero su bianco nel Def, partendo dai dati sui prepensionamenti già avvenuti e da quelli previsti fino al 2020: saranno più di cinquemila i Regionali ad andare in pensione, riducendo l’organico a circa 11.800 dipendenti: più di mille in meno rispetto alla dotazione organica. E così, il governo pensa a nuove assunzioni, del resto in parte previste già da una recente legge regionale che prevede l’innesto di nuovo personale pari al 10 per cento di quello andato in pensione. E nel Def c’è già anche la cifra disponibile: oltre 27 milioni di euro. A quel punto resta un ostacolo: il blocco delle assunzioni, confermato dalle ultime norme. Un ostacolo da cancellare, spiega il governo che punta, infatti, a “rimuovere il suddetto limite per avviare le procedure concorsuali necessarie alle assunzioni, previo esperimento delle obbligatorie procedure di mobilità”. Presto, insomma, nella Sicilia poverissima, si torna ad assumere.
04 Luglio 2018

Fonte: livesicilia.it






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