26 luglio 2018

QUAL È LA SITUAZIONE DEGLI INCENDI IN ITALIA QUEST'ANNO


di MARCO GRITTI 25 luglio 2018
Il direttore dell'ufficio emergenze della protezione civile in un'intervista ad Agi spiega perché da noi è difficile possa verificarsi quello che è successo in Grecia 

Gli incendi che da un paio di giorni hanno colpito la Grecia spaventano l’Italia, soprattutto nel ricordo di quanto accaduto la scorsa estate. “Il nostro Paese è pronto – rassicura Luigi D’Angelo, direttore dell’ufficio emergenze della Protezione Civile -, ha un dispositivo che va avanti da anni e purtroppo anche un’esperienza molto importante”.

Raggiunto da Agi, D’Angelo ha fatto il punto sulla situazione italiana per quanto riguarda il rischio di incendi boschivi. “Il 2017 era stato molto critico: al 25 luglio di un anno fa avevamo già ricevuto 950 richieste di aiuto dalle Regioni. Quest’anno siamo a quota 186”. La differenza la fanno le migliori condizioni della vegetazione, dovute a piogge più abbondanti negli scorsi mesi e a temperature più clementi.

Come agisce la Protezione Civile?

Il meccanismo d’intervento in caso di incendi boschivi è stabilito dalla legge 353 del 2000, un testo che assegna maggiori competenze alle Regioni. Le attività si articolano in tre momenti differenti, a cominciare dalla prevenzione. Gli enti locali stipulano piani triennali per le proprie aree boscate e provvedono a svolgere interventi, come la pulitura del sottobosco e la realizzazione di fasce tagliafuoco, nei mesi invernali e primaverili.

La seconda fase è quella della previsione: le Regioni sono tenute a emettere quotidianamente un bollettino circa il rischio di incendi. Il terzo momento è quello della lotta attiva, cioè la risposta agli incendi. Anche in questo caso le operazioni sono condotte dalle singole Regioni attraverso il personale di volontari, vigili del fuoco, operai forestali e carabinieri forestali, una flotta di persone a terra integrata da una trentina di mezzi aerei assegnati alle varie zona d’Italia.



“Il dipartimento nazionale della Protezione Civile interviene soltanto nel caso in cui gli incendi siano particolarmente severi e le squadre regionali non riescano a gestire la situazione”, spiega D’Angelo. In questi casi scende in campo la flotta anti-incendi boschivi dello Stato: “Sono ulteriori 31 mezzi, tra cui 16 canadair e quattro S-64, elicotteri in grado di scaricare novemila litri d’acqua sulle fiamme”.

L’addio al Corpo Forestale e gli elicotteri inutilizzati del 2017

“I mezzi a disposizione variano da una Regione all’altra, ma tutte quelle più soggette agli incendi sono attrezzate con mezzi aerei propri”, assicura D’Angelo. Sicilia compresa: “Quest’anno ha sei elicotteri a disposizione, nel 2017 ne era sprovvista”. La scorsa estate erano coincise condizioni meteorologiche critiche – una vera e propria emergenza incendi – con la riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato: il decreto legislativo 177/2016, la riforma Madia, aveva soppresso la storica forza di polizia accorpando la stragrande maggioranza dei suoi settemila e settecento operatori all’Arma dei Carabinieri forestali.

Questa scelta “ha determinato un minor numero di operatori sul campo – ammette D’Angelo – ma quest’anno la situazione si è ampiamente riadattata”. Linkiesta, dodici mesi fa, scriveva che “per mancanza di brevetti e adeguamento ai nuovi criteri imposti dalla legge, soltanto quattro elicotteri su trentadue erano stati messi in volo”. Quest’anno, guardando i numeri della flotta, la situazione pare essere migliorata.

Ancora irrisolto, denuncia il segretario del sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco Conapo, Antonio Brizzi, è invece il problema che vede i pompieri lavorare sotto organico: “Siamo 27 mila – ha spiegato ad Agi – ma ne mancano circa cinquemila. Lo smantellamento del Corpo Forestale ha dato a noi Vigli del Fuoco appena 362 persone, assegnandoci però tutte le competenze dell’incendio boschivo”. Unica nota positiva, per Brizzi, è la recente promessa del sottosegretario per l’Interno Stefano Candiani di assumere 1.500 nuovi pompieri entro il 2019.

Le squadre di terra per combattere i piromani

Come detto l’intervento dall’alto degli elicotteri è soltanto l’ultima opzione: “L’Italia ha squadre sparse sul territorio per confinare i focolai per tempo, altrimenti diventerebbero ingestibili”, aggiunge D’Angelo. A vigilare sui boschi, nei giorni di maggiore allerta, “ci sono presidi delle forze dell’ordine per evitare crimini”. La Protezione Civile ha cioè stretto accordi con le Prefetture per mandare forze dell’ordine che scongiurino episodi criminali. Anche se, conclude D’Angelo, “in Italia non esistono auto-inneschi”: dietro ai roghi c’è cioè sempre la mano dell’essere umano, a volte con dolo, altre con noncuranza.

Fonte: www.agi.it






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