10 maggio 2018

LAVORO E REGIONE. DA 20 ANNI IN ATTESA DEL "POSTO". CHI SONO I PIP, METAFORA DI SICILIA


Dal sito livesicilia.it

di Roberto Immesi
Quanti sono e cosa fanno. La storia unica di una categoria di precari che adesso spera nella stabilizzazione.

PALERMO - Cresciuti a dismisura, illusi dalla politica, perennemente appesi a un filo e in attesa, da quasi vent’anni, di conoscere il proprio destino, con la speranza che il passaggio alla Resais, votato dall’Ars in Finanziaria, metta la parola “fine” a una storia quasi infinita. Gli “ex Pip” sono da sempre al centro dello scontro fra i partiti, divenuti, loro malgrado, emblema a livello nazionale della Sicilia che spreca, non produce, sperpera i soldi e alleva fannulloni. Una fama per certi versi immeritata se è vero che, secondo quanto sostenuto da vari deputati regionali nei dibattiti d’Aula degli ultimi anni, senza di loro molti uffici e strutture essenziali si fermerebbero.

L'ultima Finanziaria prova per l’ennesima volta a normalizzare una situazione che normale non è mai stata, con la contrattualizzazione di quasi 2800 lavoratori che negli anni sono passati dai cantieri alla Spo, passando per la Social Trinacria e infine per i sussidi, in attesa che da Roma arrivi il disco verde a una norma che ha fatto comunque discutere.

Chi sono, quanti sono, cosa fanno

Ma chi sono gli ex Pip? Quanti sono e soprattutto cosa fanno? Domande a cui non è poi così facile rispondere, specie perché la loro storia è assai più complicata di quanto si potrebbe immaginare. Una “genesi” che affonda le sue radici tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, quando a più riprese lo Stato interviene per ridare ossigeno all’economia del Mezzogiorno con misure dal sapore assistenzialista. E’ il boom del precariato nella Pubblica amministrazione, nato in precedenza ma che proprio in quei decenni vede ingrossare le proprie fila nelle regioni meridionali, fra cui la Sicilia. Ma gli anni Novanta sono anche quelli della Primavera di Palermo di Leoluca Orlando, quando il capoluogo si ribella alla mafia grazie al sacrificio di magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine e ci si pone il problema di come sottrarre manovalanza alla criminalità organizzata, di come ridare una speranza e quindi reinserire nella società detenuti che hanno ormai scontato la pena, ex alcolizzati o ex tossicodipendenti. Categorie svantaggiate, insomma, a cui dare risposte e un barlume di prospettiva. E’ in questo contesto che nasce “Emergenza Palermo”, che associazioni e cooperative bussano alle porte del Comune per avere lavoro e contributi.

L'era dei cantieri di lavoro

Sono gli anni che vedono svolgersi i così detti “cantieri lavoro”, progetti che impiegano centinaia di ex detenuti per il rifacimento dei marciapiedi grazie al contributo della Regione: disoccupati scelti tramite gli uffici di collocamento trasformati in operai edili, a cui insegnare un mestiere nella speranza che possano cambiare vita. Misure a cui all’inizio del nuovo millennio (a cavallo fra la gestione Orlando e quella del commissario Serio) si affiancano i Pip, ossia i Piani di inserimento professionale finanziati dall’Europa con una decina di miliardi e che si basano su un meccanismo molto semplice: i privati fanno richiesta per avere lavoratori pagati circa 800mila lire al mese, salvo poi assumerne almeno il 60%.

Un sistema che non convince le imprese locali che infatti disertano gli incontri col Comune, scatenando però le proteste della piazza che reclama a gran voce la possibilità di attingere a quei fondi per i disoccupati. E’ così che Palazzo delle Aquile chiede a Bruxelles di poter modificare i termini dei Piani, trasformandoli in stage di formazione al termine dei quali non deve necessariamente scattare l’assunzione. Un escamotage a cui l’Europa dà il suo assenso, mentre associazioni e cooperative fanno la fila a piazza Pretoria per partecipare. E i numeri sono considerevoli: ci sono in palio 1240 posti ma, dal momento che i miliardi europei vanno spesi entro il dicembre del 2001 nonostante gli stage partano solo in estate, raddoppiano raggiungendo quota 2480. Un lungo elenco che viene compilato in modo singolare, visto che solo il 30% proviene dai nominativi del collocamento e la restante parte viene scelta fra le 23 mila domande giunte al Comune.

In pratica in città si svolgono contemporaneamente sia i cantieri lavoro, che danno occupazione temporanea a 1036 appartenenti a categorie svantaggiate, che i Pip, con la loro carica di 2480 persone (di cui un terzo circa diplomati e laureati) inviate nei posti più disparati tra cui uffici, scuole, ospedali, parrocchie, tribunali, comuni, università, siti culturali o musei, come addetti alle pulizie, ai traslochi, custodi ma anche impiegati. I due blocchi però si muovono con tempistiche diverse: i cantieri lavoro terminano prima dei Pip e gli operai, guidati dallo storico capopopolo Mimmo Russo (oggi un veterano del consiglio comunale), scendono in strada per chiedere la prosecuzione dei progetti. E’ in quel momento che la Regione apre i cordoni della borsa e stanzia una decina di miliardi di lire per politiche attive del lavoro nei confronti delle categorie svantaggiate di Palermo. Un bacino in cui fanno il loro ingresso perfino gli architetti e gli ingegneri chiamati per coordinare i cantieri lavoro.

Le proteste e le promesse

Tra proroghe ed economie, nell’estate del 2002 si arriva a un punto critico: sia i cantieri lavoro che i Pip dovrebbero chiudere i battenti, avendo ormai esaurito finanziamenti e progetti. Una prospettiva che rischia di scatenare ancora una volta le proteste di piazza di migliaia di persone (il tetto massimo che si raggiungerà sarà di 3560 unità) che si riversano davanti ai palazzi del potere per chiedere un intervento che, ancora una volta, arriva puntuale. Il governo Cuffaro, infatti, nel 2004 crea col Comune a guida Cammarata la Spo, Servizi per l’occupazione, una società di scopo partecipata al 100% dalla Gesip, a sua volta azienda di Palazzo delle Aquile, che si fa carico degli ex Pip e li rende equiparabili agli Lsu, i lavoratori socialmente utili pagati dallo Stato, ma non del tutto uguali. Non sono infatti dei “precari” nel senso stretto del termine, ma hanno diritto a godere di istituti come le ferie, la “malattia” o la maternità, pur in assenza di un contratto. Il costo è di 36 milioni di euro l’anno, che fino al 2010 la Regione eroga senza battere ciglio.

Siamo ormai nell’era Lombardo quando in Finanziaria viene approvata la norma che consente di contrattualizzare tutti gli ex Pip facendoli passare alle dipendenza di una onlus, la Social Trinacria: la Regione, infatti, decide di far passare alle proprie dipendenze un bacino che di fatto paga di tasca propria, ma che gestisce il Comune. La onlus è un escamotage con ovvie ricadute fiscali e reso necessario dal fatto che le norme in vigore nel 2010 vietano l’ingresso del bacino nelle partecipate regionali. Ma il braccio di ferro politico è dirompente e tra la Regione e il Comune qualcosa non va come dovrebbe, visto che la Spo viene liquidata malamente senza che il centinaio di amministrativi (tra cui molti nomi eccellenti) possano trovare posto nel nuovo contenitore. Nel 2010, in totale, sono 3056 i contrattualizzati dalla Social Trinacria che percepiscono 850 euro al mese per 14 mensilità. E i lavoratori vengono inviati anche nei comuni della provincia, in Prefettura, nei commissariati, negli enti regionali e lì dove gli enti pubblici di ogni ordine e grado ne abbiano bisogno, pronti a fare pulizie, traslochi o lavori di concetto.

Un capitolo che pare ormai chiuso, finché nella Finanziaria del 2013 non viene bloccato il finanziamento alla onlus: sono gli anni dei licenziamenti, della trasformazione degli stipendi in sostegni al reddito, con l’esclusione di circa 450 lavoratori accusati di aver commesso reati contro il patrimonio (anche se una buona parte saranno poi riammessi in seguito ad alcuni ricorsi). Il presidente Crocetta va nelle tv nazionali per denunciare lo scandalo di persone pagate dalla Regione ma con la fedina penale sporca, anche per reati gravi come quelli mafiosi. Il bacino così si riduce, anche grazie agli incentivi alla fuoriuscita, saltano tredicesima e quattordicesima e viene introdotto il pagamento al mese successivo che, di fatto, fa calare i sussidi da 832 euro lordi a 11 l’anno.

Un terremoto per gli ex Pip che oggi sono circa 2800, con un’età media tra i 50 e i 60 anni e che sperano, col passaggio alla Resais e forti delle norme sulla mobilità, di tornare ai contratti a tempo indeterminato e di mettere la parola fine a una storia lunga e travagliata, iniziata quasi vent’anni fa e ormai unica nel suo genere. 







Nessun commento:

Posta un commento

Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.