14 Aprile 2018
La notizia la apprendiamo dal professore Silvano Riggio, che ci segnala un post dell’ambientalista, Orazio Caldarella: “E’ stata rasa ‘a zero’ la vegetazione che ricopriva una delle sponde del Gorgo Lungo” (foto sopra). Danni anche alla fauna. Chi sono i responsabili di questo scempio?
Il professore Silvano Riggio ci segnala un mezzo disastro ambientale nella Riserva naturale orientata ‘Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago’.
“La notizia – ci dice Riggio – mi è arrivata grazie a Orazio Caldarella“.
Caldarella è un ambientalista che conosce molto bene il Bosco della Ficuzza. Sulla sua pagina facebook leggiamo:
“E’ doveroso segnalare, anche a mezzo social, un evento che non può e non deve passare inosservato. E’ stata rasa ‘a zero’ la vegetazione che ricopriva una delle sponde del Gorgo Lungo. E’ superfluo soffermarsi sul valore naturalistico-ambientale di questo luogo e sui danni diretti che questo evento arreca alla flora ed alle specie di fauna che lungo le sponde trovano il loro habitat. Ad essi si aggiungono gli effetti dovuti alla riduzione dell’ombreggiamento, l’accelerazione dell’erosione del versante ed il più rapido interramento del gorgo, l’alterazione del ph e della temperatura dell’acqua e la compromissione del paesaggio naturale”.
“E’ stata una grande delusione – prosegue Caldarella – doversi confrontare con questa azione insensata ed inspiegabile. Sono sicuro di intercettare la sensibilità e lo sdegno di tante persone facenti capo all’Ente gestore, al Distaccamento Forestale, ai Lavoratori forestali, all’Università, alle Associazioni ambientaliste, agli operatori del settore turistico-ambientale e quanti hanno a cuore il nostro patrimonio naturalistico e che all’interno di questa Riserva naturale svolgono con onestà e dedizione la loro opera”.
Per la cronaca, la Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago è stata istituita dalla Regione siciliana nel luglio del 2000.
Bosco Ficuzza, nei primi dell’800, si salvò dal diboscamento perché area considerata impervia, di alta collina e quindi scomoda. I proprietari dell’epoca ne fecero dono all’allora Re delle Due Sicilia, Ferdinando I di Borbone, che ne fece la sua riserva di caccia.
Durante la prima e la seconda guerra mondiale il Bosco della Fucuzza venne sottomesso ad esigenze belliche, ovvero al taglio di molti alberi. Sarà l’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana, dai primi anni ’50 in poi, a curarne il rimboschimento.
La Riserva naturale è ricca di corsi d’acqua a carattere torrentizio che danno vita a laghetti naturali noti come i “gorghi” della Ficuzza.
Il gorgo non è altro che un stagno, a carattere temporaneo: pieno d’acqua in inverno e in primavera grazie alle piogge, povero di acqua in estate.
I gorghi conosciuti nel Bosco della Ficuzza sono due: Gorgo Tondo e Gorgo Lungo.
“Gorgo Tondo, detto anche Gorgo del drago di Godrano – ci dice Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo, che conosce molto bene questi luoghi – se lo sono ‘masticati’ negli anni ’70 del secolo passato per fornire l’acqua a Godrano. Restava il Gorgo Lungo. Apprendo che hanno dato una ‘botta’ anche a questo. Che dire?”.
Già che dire? Intanto bisognerebbe capire chi è stato. La Riserva naturale Bosco della Ficuzza è gestita dall’ex Azienda Foreste Demaniali della Regione. Perché ex? Perché gli ultimi due Governi regionali – quello di Raffaele Lombardo e quello di Rosario Crocetta sono risusciti a distruggere una realtà importante che avrebbe dovuto essere preservata.
Il professore Riggio ci regala i suoi ricordi di ragazzo. “Correva l’anno 1964 – ci racconta – ed io mi recavo spesso nel Bosco della Ficuzza perché lavoravo alla mia tesi di laurea sulla fauna di questi luoghi. non era facile, in quegli anni, recarsi alla Ficuzza, che allora ospitava i latitanti di mafia. Ricordo sempre con grande affetto il generale della Forestale di quegli anni, Sammartano, una gran persona per bene, che conosceva e amava questi luoghi ai quali dedicava la sua vita”.
“In quegli anni – ricorda ancora Riggio – a Ficuzza non c’erano incendi e l’ambiente era incontaminato. Certo, per addentrarsi nel bosco bisognava fare un po’ d’attenzione. Come ho già detto, era il luogo dove vivevano i latitanti di mafia. Per avere accesso nel cuore della Ficuzza – e per me era fondamentale, visto che studiavo l’ambiente – bisognava camminare cantando alcune canzoni. Una di questa era ‘La luna rossa’: cantare questa canzone era come possedere una sorta di lasciapassare. Tutto filava liscio senza problemi”.
“La mafia va combattuta sempre a a tutti i livelli – conclude Riggio -. Ma non posso tacere sul fatto che, quando nel Bosco della Ficuzza c’erano i mafiosi, non c’erano né incendi, né distruzione degli ambienti acquatici. Il fenomeno tribale chiamato mafia almeno serviva a questo. Non se cosa ci sia oggi al Bosco della Ficuzza. Ma non posso non notare quanto sia cambiato in peggio il territorio”.
Oggi, invece, i problemi ci sono. Anche Gorgo Lungo è stato danneggiato. E’ destino che, per i corsi d’acqua, palermo e la sua provincia non hanno molta fortuna. Basti pensare a quello che hanno combinato nell’aprile dello scorso anno i tecnici del Comune di Palermo nel fiume Oreto, come potete leggere di seguito:
La ‘bonifica’ del fiume Oreto ha prodotto un pastrocchio: sradicati alberi dove nidificavano uccelli
Foto tratta da mapio.net
Fonte: www.inuovivespri.it
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