di Roberto Puglisi
Un inizio difficile. Un presidente che sa parare i colpi. Potrebbe essere una dote. A patto che...Totò Cuffaro era il bacio che tutto avvinghia in uno schioccare di votanti sensi, era – politicamente, prima della nota sentenza - l'apostrofo raffadalese che congiungeva opinioni irriducibili. Raffaele Lombardo rappresentava agli occhi dei più l'icona di un regno calcolatore e multiforme, capace di spingersi ovunque: ti fermavi nell'area di servizio più sperduta che c'è per un caffè e chi te lo serviva – oplà – era un lombardiano, con il santino di rito. Saro Crocetta era teatro scritto sulla vacuità del contenuto politico, la schiuma che copre l'abisso, la vanteria del tutto che quasi mai a nulla approda.
E Nello Musumeci? Quale maschera impersona il presidente pro tempore nell'opera dei pupi del potere che i siciliani disprezzano, solo quando non ne fanno parte? Egli, al momento, è l'incassatore. Il pugile esperto che assorbe i colpi, mostrando di non dolersene e di accettarli: ardua tattica per raggiungere un fine strategico superiore. Ma siccome il sangue etneo ribolle e non mente, sangue che è linfa di generazioni di teatranti, perfino Nello si è concesso, dopo le tragicomiche sudorazioni di un aspro dibattuto parlamentare, la battuta beffarda alla Angelo Musco: “È la settimana della Passione, qualcuno mi vorrebbe crocifisso ma io guardo alla domenica". Non solo Musco, anche Tuccio Musumeci, pure Pippo Pattavina, in quel caustico e cadenzato 'ma-io-guar-do-al-la-do-me-ni-ca', così simile al grido stentoreo Upurtauupanipapà, epicentro di un gustoso e celebre sketch.
Si usciva, appunto, dalla sudatissima trincea dell'Ars con il documento finanziario e l'esercizio provvisorio approvati dopo una bocciatura che aveva lasciato lividi sulla pelle del governo. Nello l'incassatore aveva incassato, menando qualche fendente (“non sarò ostaggio di nessuno”) fino al via libera. E chi non ricorda la famosa contesa sui cosiddetti e presunti impresentabili a corredo delle elezioni regionali poi vinte? Nello l'incassatore si trovò allo scoperto sotto le domande pungenti di Lucia Annunziata, in un epico puntatone. Se la cavò ancora incassando e provando a schivare: “Ho saputo tutto dei giornali”. Un destino.
Infatti, pure l'irrisolto legame dell'inquilino di Palazzo d'Orleans con l'affittuario di Palazzo dei Normanni segna un karma ormai affermato, annunciando la divaricazione scenica di due stili politici ed esistenziali. Tanto Miccichè mulina colpi polemici ovunque – è capitato con la diatriba sui maxi-stipendi – quanto Musumeci sceglie la navigazione di piccolo cabotaggio, delle note e dei comunicati tendenti a mostrare un'operosa e quotidiana attività di ricostruzione. Quanto Gianfranco è corsaro, rapsodico, inarrestabile, tanto Nello si sforza di apparire istituzionale, duraturo, posato.
Tuttavia, è nelle vacanze siciliane dell'assessore Sgarbi che Musumeci ha dato prova di possedere uno stomaco di ferro. Quello si inalberava, tracimava, si espandeva, tuonava e il presidente abbozzava, silenziava, attendendo che passasse la tempesta e che l'assediante si stancasse del suo stesso assedio. E' andata come era stato previsto, con Vittorio che scompare e Nello che rimane, un po' ammaccato nel fisico e nella reputazione di combattente che l'ha sempre accompagnato e che adesso ha lasciato lo specchio all'immagine grigia e necessaria dell'uomo di governo.
Ma il punto politico risolutivo è proprio questo: l'attitudine al sacrificio può essere un segno di rispetto per il decoro e e magari nasconde la voglia di impresa di un navigatore consumato che attraverserà il suo mandato come un monaco, capace di sopportare privazioni e offese, pur di arrivare al miracolo della salvezza della sua terra. Benissimo, se così fosse.
Oppure siamo già nel solito copione, nella scena abusata del mantenimento della poltrona a tutti costi. Incassare botte per incassare sopravvivenza. Appena una semplice variazione di registro nel canovaccio già sperimentato dai suddetti Cuffaro, Lombardo e Crocetta. Il potere per il potere e il resto vada in malora. Nel malaugurato caso in specie, la domenica di Nello sarebbe, per i siciliani, l'ennesima rappresentazione di un infinito Venerdì Santo.
01 Aprile 2018
Fonte: livesicilia.it
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