06 marzo 2018

POLITICHE 2018. REBUS GOVERNO PER MATTARELLA. IL FUTURO NELLE MANI DI UN SICILIANO



di Salvo Toscano
Non c'è una maggioranza "comoda". Ma se ne possono formare di inedite. Ecco quali.

E adesso? Le elezioni politiche non sono certo state avare di sorprese. Ma un pronostico della vigilia è stato rispettato: non c'è una maggioranza “comoda” in Parlamento. Questo però non significa che nessun governo è possibile. Semmai, serviranno soluzioni ardimentose per mettere insieme i numeri a Palazzo Madama e Montecitorio. E il compito di Sergio Mattarella non sarà facile.

Sì, oggi come altre volte nella storia recente della Repubblica, i destini del Paese sono nelle mani del Capo dello Stato. Il presidente palermitano dovrà affidare il mandato per formare il governo. E per farlo dovrà valutare, nelle consultazioni al Quirinale, quale possibile maggioranza si intraveda in Parlamento. Decisivo sarà il passaggio della prima seduta delle camere. Quel giorno si eleggeranno i presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio e questo momento sarà una prima indicazione per valutare possibili convergenze fra forze politiche.

I principali scenari possibili al momento sono quattro.

Il primo è quello di un governo di centrodestra. La coalizione è stata la più votata e questo la legittimerebbe a governare. Matteo Salvini già scalda i motori. Il leader leghista ha portato il Carroccio ai livelli del Pd staccando Forza Italia e punta ora a Palazzo Chigi. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i numeri. Che mancano, in tutte e due le camere. Secondo le proiezioni, al Senato il centrodestra può puntare a un massimo di 140 seggi. Ne servono una ventina per la maggioranza. Renato Brunetta, che ha annunciato che i forzisti sono disposti a convergere su Salvini premier, ha già detto che ci si potrà rivolgere a gruppi o individualità in Parlamento. Cioè i nuovi responsabili, o volenterosi, o voltagabbana di turno, disposti a saltare il fosso appena eletti. Ma la ventina di peones necessari al Senato diventano una cinquantina, forse una sessantina alla Camera. Davvero tanti per una campagna acquisti a uno a uno.

Allora, ecco il secondo scenario, che è poi un sotto-scenario del primo:al centrodestra non resterebbe che cercare un patto di desistenza col Pd, magari un appoggio esterno in chiave antigrillina. Una soluzione che farebbe nascere un governo di scopo che duri al massimo un paio d'anni per poi tornare al voto. Una soluzione rischiosa per gli interessati, perché potrebbe permettere ai grillini di arrivare ancora più forti al prossimo appuntamento. Matteo Renzi, dimissionario (ma senza fretta), ha già detto di volersi mettere di traverso. E per questo ha posticipato a dopo la formazione del governo il suo passo indietro.

Il terzo scenario è quello di un governo pentastellato. Il Movimento è nettamente il primo partito d'Italia, con percentuali che non faceva neanche il Pci. Luigi Di Maio però da solo non può farcela. Le proiezioni attribuiscono ai grillini al massimo 240 seggi alla Camera. Ne servono altri 76. E allora sarebbe indispensabile un'alleanza. A sinistra, Liberi e Uguali potrebbe portare in dote una quindicina di deputati. Gli altri dovrebbero arrivare dal Pd. Ma la strada per un'alleanza tra dem e grillini è alquanto impervia. E anche su questa ipotesi Renzi ha posto ieri il veto. Riuscirà a tenere il punto?

E così si arriva al quarto scenario, quello del patto tra populisti. Cioè un'inedita alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega, i due indiscussi vincitori di questa tornata. Due soggetti politici che hanno più di un punto di incontro, si pensi al giustizialismo, all'atteggiamento verso l'Europa e per certi aspetti al tema dell'immigrazione. Al Senato Salvini e Di Maio messi insieme avrebbero circa 170 seggi, alla Camera circa 350, una buona maggioranza. Ma Salvini ha già detto che non guarda in quella direzione – che lo vedrebbe comunque junion partner – e resta fedele al centrodestra.

È del tutto tramontata, infine, l'ipotesi di un governo di anti-populisti europeisti, visto che Pd, Forza Italia e centristi vari non si avvicinerebbero nemmeno alla maggioranza.

Il rebus insomma non è di facile soluzione. E toccherà a Mattarella cercare una complicatissima quadratura del cerchio.
06 Marzo 2018

Fonte: livesicilia.it




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