14 marzo 2018

LA SPESA SOCIALE E IL RICORDO DELLADC. L’IMPRESSIONE EUROPEA È CHE ALCUNE MISURE SOCIALI SOSTITUISCANO GLI SFORZI NECESSARI PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE. È EVIDENTE IL TESTACODA DEL SUD, CHE POI SI RIFUGIA NELLA PROLIFERAZIONE DEI FORESTALI IN SICILIA


12 Marzo 2018
Fabio Bogo L’Europa e i mercati guardano all’Italia con educata ma crescente impazienza. Le elezioni hanno prodotto una complicata situazione politica, che rende difficile per ora l’individuazione di una stabile coalizione di governo. Ma il nostro esecutivo non è solo una questione interna: incide anche, nel caso l’instabilità dovesse protrarsi a lungo, sull’intera costruzione comunitaria. E su questo fronte segnali e avvertimenti si infittiscono. Ne è prova l’allarme lanciato dal commissario Ue Pierre Moscovici, che la scorsa settimana ha avvertito l’Italia di non tirare troppo la corda sul debito. E ne è prova anche il moderato cambio di rotta della Bce, che ha accentuato la frenata sul Quantitative easing, facendo capire che in futuro non ci saranno altre valanghe di denaro a disposizione delle economie più fragili. Sotto osservazione sono le promesse di spesa facile che ora possono diventare realtà, dal momento che chi le proponeva adesso potrebbe avere il potere di realizzarle. È il caso della Flat Tax estrema, cavallo di battaglia della Lega. Il segretario Matteo Salvini non ha fatto marcia indietro, anzi ha sfidato Bruxelles; e – come se fosse già a Palazzo Chigi – ha annunciato che presenterà una manovra senza tagli e con meno tasse in occasione della presentazione del prossimo Def.
È il caso del reddito di cittadinanza, iniziativa talmente radicata negli elettori del Movimento 5 Stelle da aver indotto qualcuno a richiedere nei comuni i moduli per ottenerlo, prima ancora che questa sia introdotta nel nostro ordinamento e di conseguenza finanziata. “Finanziare misure sociali è legittimo - ha ricordato Moscovici – ma se questo è fatto con nuovo indebitamento è controproducente”. L’impressione europea è che alcune misure sociali sostituiscano gli sforzi necessari per la crescita e l’occupazione. Il lavoro che manca al Sud si crea con gli investimenti, pubblici o privati, capaci di produrre infrastrutture o iniziative industriali. Ma se si bloccano i rigassificatori, se si contestano i progetti di gasdotti, se si discute all’infinito sull’ipotesi di un Ponte sullo Stretto, è evidente il testacoda del Sud, che poi si rifugia nella proliferazione dei forestali in Sicilia o nella speranza che il reddito di cittadinanza fornisca il prevalente supporto economico familiare. Ricordava un esperto notabile della scomparsa Democrazia Cristiana: “Un tempo chi aveva bisogno andava dal parlamentare di riferimento della sua provincia. Questi si interessava chiedendo al medico suo referente di sistema di essere di manica larga con i certificati di invalidità. Il cerchio si chiudeva: lo Stato pagava, la Dc aveva consenso”. Per decenni la Dc è stata il partito egemone al Sud, come oggi i 5Stelle. Ma quel sistema non ha aiutato il Mezzogiorno. Speriamo che se lo ricordi sia chi fa politica sia chi da questa si attende miracoli. </p>

Fonte: www.repubblica.it





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