Gianpiero Mughini si racconta al Corriere della Sera
25 Marzo 2018
Gianpiero Mughini racconta di quando a Parigi nel '68 "tiravo pavé sulla polizia, poi mi innamorai di Craxi". Il 76enne ex direttore di Lotta Continua, poi personaggio televisivo si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera e dice: "Gli intellettuali e la politica? Pagliacci, compreso Pasolini. Anch'io ho vissuto la depressione".
E la politica di oggi?
«Non mi appassiona».
I 5 Stelle?
«Li considero il nulla, sotto forma di declamazione populistica. In Sicilia il reddito di cittadinanza c'è già: i forestali, le pensioni di invalidità, l'Assemblea regionale...».
Lei è siciliano.
«Non mi sento siciliano; mi sento italiano. Lo accetto perché erano siciliani Verga, Pirandello, Sciascia. Inutile fingere che esista l'Italia unica del sogno risorgimentale. C'è l'Italia del talento, della creatività, dei conti a posto; e poi c'è il Comune di Roma».
Salvini?
«Non ci meritavamo un risultato elettorale che premiasse un personaggio di questa fatta. È triste stilisticamente e antropologicamente che sia lui a rappresentare la Lombardia, il cuore produttivo del Paese».
Berlusconi?
«Mi sta immensamente simpatico. È uno che ha creato un impero. Sono anni che lavoro a Mediaset e con la Rai non c'è confronto: vedi ragazzi assunti non dai partiti, ma perché hanno voglia di lavorare».
È andata così male il 4 marzo?
«Abbiamo vissuto due catastrofi nello stesso tempo: la sconfitta di Berlusconi e quella di Renzi. Io speravo al contrario che avrebbero governato insieme: centrosinistra, l'unica formula che in Italia abbia mai funzionato».
Renzi è finito?
«Niente affatto. La storia della politica è piena di resurrezioni: de Gaulle, Churchill, Fanfani...».
Fonte: www.huffingtonpost.it
che siciliano di M....elma
RispondiElimina