05 febbraio 2018

VERSO LE POLITICHE. IL PARTITO DELLA NAZIONE C'È GIÀ. PD E FORZA ITALIA MAI COSÌ VICINI


di Salvo Toscano

Gli interessati negano. Ma tutti gli indizi portano all'alleanza. Che però potrebbe non bastare.

PALERMO - Dice Silvio Berlusconi che “un piano B” non c'è. E che Forza Italia non si alleerà con il Pd dopo le elezioni. Sarà, ma le liste, le candidature nell'uninominale e persino la propaganda elettorale sembrano raccontare tutt'altra storia. E cioè che il Partito della Nazione sia già nelle cose. E che l'abbraccio tra Pd e Forza Italia sia la prospettiva naturale di questa campagna elettorale. Numeri permettendo, certo, visto che oggi secondo i sondaggi Renzi e Berlusconi non avrebbero comunque i numeri per mettere su un governissimo dopo il voto.

Il sospetto dell'inciucio già blindato serpeggia d'altro canto anche tra gli alleati dei forzisti. Nei collegi uninominali su e giù per l'Italia centrodestra e centrosinistra hanno evitato di schierare pezzi da novanta uno contro l'altro. “Per infastidire i colonnelli di Matteo Renzi, il centrodestra ha schierato le truppe di riserva della Lega fin nelle roccaforti toscane”, scriveva qualche giorno fa il Corriere della Sera. E il copione si è ripetuto in diverse altre regioni.

D'altro canto, basta guardare ai nomi schierati dal Pd renziano per prendere atto che il centrodestra di un tempo si è già accasato sotto le insegne dem. Senza aspettare il Partito della Nazione. Basta guardare alla Sicilia. Ed ecco Salvo Lo Giudice, candidato in un collegio uninominale in quota Pd-Sicilia Futura, già in corsa nel 2012 con la Lista Musumeci (eletto, cambiò schieramento a tempo di record). O Leopoldo Piampiano, che gli elettori di centrosinistra si ritrovano candidato a Palermo, anche se i meno smemorati lo ricorderanno impegnato a lungo in Alleanza nazionale. E poi Franco Vasta, sindaco con trascorsi forzisti, da cui Davide Faraone si aspetta grandi cose. E sull'altro versante ecco Valeria Sudano, capolista al Senato per il Pd e già eletta con il centrodestra nel 2012, come Nicola D'Agostino, segretario di Sicilia Futura e già capogruppo dell'Mpa, schierato in un collegio. Come Luca Sammartino, recordman di preferenze alle ultime regionali, proveniente dall'Udc.

Ma attenzione, guai a pensare che si tratto di un fenomeno siciliano. I politici di centrodestra finiti sotto le insegne del centrosinistra renziano abbondano a tutte le latitudini. Girano su Facebook i “santini” elettorali di Giacomo Mancini jr, già due volte candidato di Forza Italia in Calabria, ora volto del centrosinistra nel collegio di Cosenza. In Campania ecco Francesco Manniello, già collezionista di preferenze nello schieramento di centrodestra che elesse Stefano Caldoro presidente della Regione. L'elenco è ancora molto lungo. C'è Guido Viceconte, già coordinatore del partito di Berlusconi, già alfaniano, oggi candidato del centrosinistra in Basilicata. C'è Paolo Alli, già fedelissimo di Roberto Formigoni, ora candidato per la coalizione renziana a Mantova. E i nomi non finiscono qui. Tanto che in Irpinia un candidato leghista ha scritto sui social che Forza Italia e Pd fanno praticamente “le liste insieme”. E l'orlandiano del Pd Marco Di Lello, non riconfermato in Campania, commenta, citato da Repubblica: “E' evidente che Renzi ha scelto futuri parlamentari affini a un polo moderato da costruire”.

E scorrendo le liste di Forza Italia, salta all'occhio, in Sicilia come altrove, l'abbondanza di fedelissimi e una certa penalizzazione dei territori. “Liste normali, senza tanto nuovo che avanza, senza picchi, grande fantasia, anzi anche un po' mediocri, perfette per le larghe intese”, scriveva qualche giorno fa l'Huffington Post

I neonati “partigiani del Pd” tuonano già contro l'inciucio che verrà. Anche se qui in Sicilia qualche prova generale c'è già stata. Vedi ad esempio le convergenze tra dem e centrodestra nell'elezione delle cariche dell'Assemblea regionale siciliana. Intese istituzionali, certo. Il tutto mentre negli uffici di gabinetto del governo di centrodestra si accasano anche nomi assai vicini al Pd. Intanto, i dem nella loro propaganda sparano a zero su Salvini e Meloni e di Berlusconi quasi non si ricordano più. E il Cav ha scelto i grillini come il bersaglio delle sue invettive.

Tra il dire e il fare, però, ci sono di mezzo i numeri. Secondo tutti gli ultimi sondaggi, Pd e Forza Italia, anche con l'aiuto dei cespugli centristi, non avrebbero i numeri per ottenere la maggioranza. E quindi, per battezzare l'embrione del Partito della Nazione, servirà raccattare altri volenterosi in Parlamento. Quelli che in questi anni non sono mai mancati.

Fonte: livesicilia.it




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