Tetti degli stipendi uguali rispetto agli ultimi tre anni ma con l’esclusione di alcuni rimborsi e indennità e dunque compensi che possono salire anche di 60 mila euro l’anno lordi. sembra essere questa la strada intrapresa per la rimodulazione dei massimi di bstiopendi dell’alta burocrazia del Parlamento siciliano proprio mentre Camera e senato hanno lasciato scadere i loro tetti e tutto è tornato alla normalità, senza limiti imposti.
“La proposta dell’amministrazione presentata ai sette sindacati che rappresentano i dipendenti dell’Ars prevede di ripristinare per il prossimo triennio, 2018-2020, i tagli e i tetti degli stipendi per i dirigenti e i sottotetti per le altre carriere dell’Assemblea regionale siciliana contemplati dalla norma scaduta lo scorso 31 dicembre” dicono dall’ufficio di presidenza dell’Ars.
Ma poi arriva il distinguo “Dal calcolo degli stipendi lasceremo fuori le indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile, per un totale di 250 mila euro lordi annui da spalmare a tutti i 177 dipendenti dell’Ars. Non verrà calcolata, invece, l’indennità di contingenza, perché troppo costosa”.
A spiegare l’ipotesi di accordo è Giorgio Assenza, presidente del Collegio dei questori. Ieri pomeriggio si è tenuto il terzo incontro con i sindacati rappresentanti dei dipendenti del Parlamento con al centro proprio i tetti degli stipendi previsti dall’accordo triennale scaduto a fine anno.
Questi i tetti dettati dall’accordo: 240 mila euro lordi per i dirigenti; 204 mila euro per gli stenografi, 193 mila euro per i segretari parlamentari; 148 mila euro per i coadiutori; 133.200 euro per i tecnici e 122.500 euro per gli assistenti parlamentari.
“Quello che abbiamo ottenuto durante la trattativa è un bel risultato, perché se non avessimo reintrodotto i tetti scaduti a fine anno, l’aggravio per le casse dell’Ars sarebbe stato di 920 mila euro solo per il 2018 – ha sottolineato Assenza -. Inoltre, abbiamo ribadito la previsione di lasciare inalterati per un anno i risultati dell’eventuale accordo, anche in caso di successivo intervento del Senato, riservandoci un’ulteriore convocazione del tavolo per esaminare eventuali variazioni”.
La proposta dell’Ufficio di Presidenza, che vede d’accordo quasi tutti i sindacati, è un’operazione che farà risparmiare a Palazzo dei Normanni circa 2 milioni 625 mila euro nel prossimo triennio, rispetto agli stipendi che erano in vigore prima dell’introduzione dei tetti (2015-2017). In particolare, nel 2018 si risparmieranno 662.502 euro, nel 2019 850.687 euro e 1.111.508 euro nel 2020.
Per quanto riguarda, invece, i dipendenti assunti in seguito a un futuro concorso, la proposta dell’amministrazione prevede “che le indennità vengano comprese all’interno dei tetti degli stipendi – ha aggiunto Assenza -. I limiti stipendiali per i nuovi assunti saranno quindi di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 172 mila euro per gli stenografi, 166 mila per i segretari parlamentari, 115 mila per i coadiutori e 99 mila per gli assistenti parlamentari”.
“I sindacati – ha concluso Assenza – hanno apprezzato la proposta, ma hanno chiesto tempo per approfondirla. Hanno condiviso anche l’ipotesi di istituire tavoli tecnici per rivedere gli assetti dei dipendenti assunti dopo il 2013”.
Ma l’intera ricostruzione viene contestata dal Movimento 5 stelle che all’interno dell’ufficio di presidenza ha piazzato i propri rappresentanti nei vari ruoli previsti.
“Altro che tetti agli stipendi dei dipendenti, l’ufficio di presidenza, lasciando fuori dai conteggi le varie indennità, di fatto ha ritoccato verso l’alto le buste paga, tant’è che alcune figure arriveranno a percepire somme che oscillano intorno ai 300 mila euro l’anno”.
“Giocando sulle varie voci della busta paga e tenendo fuori dai tetti le varie indennità – dice Giancarlo Cancelleri –– l’ufficio di presidenza ha aggirato il limite di 240 mila euro, portando alcune retribuzioni di figure apicali a sforarlo abbondantemente”. Il M5S ha espresso la propria contrarietà.
“Saremmo stati disposti anche ad avere un atteggiamento diverso – afferma Salvatore Siragusa – a patto che fosse stata accolta la nostra proposta di eliminare l’equiparazione al Senato del trattamento economico dei dipendenti dell’Assemblea dal 1 gennaio 2021”.
“Una nostra ulteriore proposta – aggiunge Stefano Zito – prevedeva che i nuovi assunti all’Ars avessero lo stesso trattamento economico dei dipendenti regionali”.
“Rispetto al tetto dei 240 mila euro – affermano i tre deputati, componenti dell’ufficio di presidenza – con questa formulazione si avrà un rincaro per le casse dell’Assemblea di 260 mila euro circa per il 2018 e, probabilmente, di quasi 400 mila euro per il 2019 e, addirittura, di circa mezzo milione di euro per il 2020”.
“Mantenere i tetti – concludono i parlamentari M5S – sarebbe stato un atto di sobrietà e di rispetto dei tanti siciliani in difficoltà”.
Il prossimo incontro è previsto per il 14 febbraio.
di Manlio Viola
Fonte: palermo.blogsicilia.it
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