Sono i dati di una ricerca svolta in vista dell’entrata in vigore da gennaio del Rei, il Reddito d’inclusione. L’Isola, con 21,8 mila euro, ha un reddito familiare tra i più bassi d’Italia. E una bimba nata qui ha una speranza di vita di due-tre anni in meno di una nata altrove. Nella sede della Missione Speranza e Carità, a Palermo, il meeting dell’Alleanza che ha messo a confronto Regione, Anci e associazioni. “C’è bisogno di un piano regionale e servizi all’inclusione”. Lorefice: profetico il segno di Biagio Conte
La Sicilia è, in Europa, la regione con il più alto tasso di persone a rischio povertà: il 41,8%. Nell’Isola un terzo dei giovani tra 15-24 anni (il 31,9%) non studia né lavora (Neet). Ancora, una bimba nata in Sicilia nel 2016 ha una speranza di vita di due-tre anni in meno di una bambina nata altrove. Anche rispetto al nord Italia: 83,8 anni a Palermo, 86,3 a Trento. Sono i dati di una ricerca sull’attuazione in Sicilia del Sia (Sostegno all’inclusione attiva), la misura contro la povertà adottata nel paese nel 2016 e che, da quest’anno, ha ceduto il passo al Rei (il Reddito d’inclusione). Quest’ultimo è la prima misura strutturale, non tampone, a essere stata adottata in Italia per fronteggiare le situazioni di marginalità sociale. È figlio del confronto tra Governo nazionale e Alleanza contro la povertà, la rete che nel paese collega 37 tra associazioni, sindacati, enti e movimenti del terzo settore. Ne è scaturito un Memorandum firmato congiuntamente – la prima volta di un documento Governo-associazioni per le politiche socioassistenziali – che il 14 aprile di un anno fa ha gettato le basi del decreto delegato che dal primo gennaio ha reso operativo il Rei.
La ricerca è stata illustrata da Liliana Leone, direttrice del Cevas, il centro di studi sulle politiche pubbliche con sede a Roma. In Sicilia ha coinvolto 47 distretti sociosanitari su 55 scegliendo Palermo come il luogo di uno degli otto studi di caso svolti in Italia.
Dal Sia al Rei. Per uscire dalla crisi. Rivela l’indagine che “l’incidenza della povertà relativa in Sicilia nel 2015 è quasi cinque volte più elevata che nel nord Italia”. In pratica, del 25,3% contro il 5,4%. Ancora, che è 2,5 volte maggiore della media italiana. Ciononostante, informa il report che in Sicilia, che ha una popolazione pari al 29% del totale nazionale, operano il 21% degli assistenti sociali attivi nel paese. E quanto a Palermo, nel capoluogo dell’Isola il tasso di occupazione tra 15 e 64 anni, nel 2015, è “tra i più bassi d’Italia”. Non solo. Mostra anche un pesante gap di genere: si attesta infatti al 50% per gli uomini ma si ferma al 26,5% per le donne. A Palermo, inoltre, “gli stranieri nel 2015 rappresentano il 3,9% della popolazione residente e l’incidenza più elevata tra le otto circoscrizioni si registra nella prima con oltre un cittadino su cinque”. La prima, è quella che comprende i quartieri Tribunali-Castellammare, Palazzo Reale, Monte di Pietà.
Serve un piano regionale. I dati sono stati al centro del meeting (Contrastare la povertà per la crescita della Sicilia), organizzato a Palermo dall’Alleanza e svoltosi nella sede della Missione Speranza e Carità. Un modo per rendere omaggio alla protesta silenziosa del missionario laico Biagio Conte, che nei giorni scorsi ha inscenato una silenziosa protesta, digiunando e dormendo per strada per “stare al fianco”, come ha detto, di chi non ha casa né lavoro. “Un segno profetico”, con le parole dell’arcivescovo della città, don Corrado Lorefice. Tra gli altri, sono intervenuti: l’assessore regionale all’Istruzione e formazione, Roberto Lagalla. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente dell’Anci Sicilia; il dirigente generale del dipartimento Lavoro della Regione Antonio Parrinello, il direttore generale dell’Inps Sicilia, Sergio Saltalamacchia. E il vescovo della città, Lorefice. Ad aprire i lavori, Rosanna Laplaca della segreteria regionale Cisl, che ha illustrato posizioni e rivendicazioni della Alleanza siciliana. “Il Rei – ha detto – è una grande sfida e assieme una grande opportunità. Perché punta ad affrontare il tema dell’esclusione sociale con un approccio strategico e in un’ottica complessiva che mette al centro la persona”. #nopovertàsipuò, recita l’hashtag dell’evento. Ma per questo, secondo l’Alleanza, “serve un piano regionale, da adottare entro poche settimane, e va rafforzato il ruolo di programmazione della Regione”. La filiera è complessa: coinvolge Comuni e servizi sociali, Inps, Asp, scuole, centri per l’impiego, agenzie formative, enti per le politiche abitative, parti sociali, terzo settore, imprese. In Sicilia “servono punti di accesso, una rete di protezione sociale, regionale e locale, e c’è bisogno di un piano per la lotta alla povertà e dello sviluppo dei servizi all’inclusione”. Ecco perché, per le associazioni, “la Regione deve attivare immediatamente un confronto costruttivo”. Per fare del Rei l’occasione per il via a un “progetto che leghi inclusione sociale, investimenti e riforme per la crescita, costruendo un modello di crescita equa e sostenibile”. “Vogliamo interloquire con il Governo Musumeci, l’Anci e gli enti locali – è il messaggio dell’Alleanza – per organizzare un welfare di prossimità che crei concrete reti di protezione per le fasce sociali più fragili”. Un’area nient’affatto marginale in Sicilia, che è la regione con il reddito medio familiare (21,8 mila euro) tra i più bassi d’Italia.
Il Reddito d’inclusione. Ha spiegato Lorenzo Lusignoli, dell’esecutivo nazionale dell’Alleanza, che il Rei funziona attraverso una carta-acquisti e punta a “percorsi personalizzati di inclusione socio-lavorativa”. È prevista una doppia soglia di accesso: un Isee non superiore a 6000 euro e un reddito disponibile (Isre) sotto i 3000 euro ridotti nella prima applicazione a 2.250. Ma dal reddito disponibile è previsto sia sottratto il canone di locazione che rappresenta uno degli oneri più gravosi per le famiglie in difficoltà. Inoltre, è richiesto un patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa, al di sotto dei 20 mila euro.
L’Anci, il governo regionale, l’Inps. “Siamo impegnati – ha detto Orlando – a fare rete con l’Alleanza, coinvolgendo tutti i Comuni”. E quanto a Palermo, “desideriamo dare spessore al cambiamento culturale che la città sta vivendo, pure sul fronte dell’inclusione e dell’accoglienza. Anche dei migranti. Perché la capacità di accogliere i migranti è misura della capacità di accogliere chi migrante non è”. “La Sicilia – ha osservato Lagalla – purtroppo è in coda alla classifica della ricchezza e in testa a quella della povertà. Il Governo intende fronteggiare questa situazione. E “vogliamo cambiare il metodo della politica aprendo alla collaborazione e al confronto”. Anche in tema di fondi Ue. Per i quali, il problema non è ragionieristico, di certificazione. Semmai, di concreta promozione dello sviluppo dell’economia. “Collaborazione, sinergia”, le parole con cui anche Parrinello ha aperto l’intervento. Annunciando la disponibilità del proprio assessorato a lavorare all’elaborazione del piano contro la povertà. E informando che “stiamo lavorando per incrementare il numero di assistenti sociali per ogni Comune”. Quanto al direttore dell’Inps Sicilia, Saltalamacchia ha dato le cifre al 31 gennaio delle istanze avanzate per l’accesso al Rei. Sono 51.106 in Sicilia. Di queste, ne sono già state accolte 8.424 e respinte 9.982. Le altre sono in corso d’esame. Riguardo alle tre città metropolitane, gli stessi parametri sono: per Palermo, 14.435 le istanze avanzate, 2.271 quelle accolte, 2.485 quelle respinte; per Catania: 15.781 le domande presentate, 2.165 quelle accolte, 2.581 quelle respinte. Per Messina, rispettivamente: 5.182, 664 e 743.
Le parole di Lorefice. L’arcivescovo ha preso le mosse dalla testimonianza di Biagio Conte: “ci ha posto una domanda. Da buon Samaritano, al crocevia dell’esistenza”. Ma la povertà, ha sottolineato, non va “teoricamente contrastata”. “Bisogna partire dai poveri come soggetti sociali. E dall’angolo visuale di chi vive in povertà, guardare alla città degli uomini. Assumendo anche le scelte conseguenti, politiche, economiche e amministrative”. Per don Lorefice, “se in una città c’è un solo povero, è tutta la città che ha fallito. E ciascuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità”.
Nel corso dei lavori sono intervenuti: Giovanni Sardo della segretaria regionale Uil; Dino Barbarossa, presidente della Fondazione Ébbene e componente dell’esecutivo nazionale dell’Alleanza. Giuditta Antonia Petrillo, presidente del CeSVoP; Paolo Quercia, funzionario del comune di Palermo. Ancora: Domenico Leggio, referente per le politiche sociali della Caritas siciliana e vicepresidente nazionale Fio.PSD; Mario Candore, direttore generale del dipartimento Famiglia della Regione; Antonio Parrinello, direttore generale del dipartimento Lavoro della Regione e Pippo Di Natale, portavoce del Forum Terzo Settore Sicilia. Erano inoltre presenti i vertici regionali di: Acli, Adiconsum, Arci, Aci, Banco Alimentare, Comunità di Sant’Egidio, Cnca, Confcooperative, Legacoopsociali, Jesuit Social Network, Movimento dei Focolari e Unitalsi.
Umberto Ginestra
Fonte: www.cislsicilia.it
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