31 gennaio 2018

SI CONSUMA IL RITO DI LACRIME, SANGUE E MER…ULTIMI VELENI, “GNOCCHE” IN PRIMO PIANO



Da FRANCO GARUFI - 31 gennaio 2018
Chi scrive è troppo vecchio per emozionarsi davanti al rito pieno di lacrime, sangue e materiale escrementizio legato alla formazione delle liste elettorali. La vita dei partiti è sempre stata caratterizzata da scontri durissimi e i momenti pre-elettorali sono per loro natura quelli di maggior tensione. Stavolta, tuttavia, abbiamo visto cose che voi umani non potete immaginare: dal buon Renzi che si è portato via via la cocuzza con tutto il cocuzzaro, all’ineffabile Di Maio che ha introdotto la sharing-candidatura con l’ammiraglio mezzo PD e mezzo a cinque a stelle; alla sinistra-sinistra di LeU che lascia fuori dalle liste candidati di comprovato radicamento nei territori.

Persino l’onorevole presidente dell’ARS Gianfranco Micciché, storico braccio destro dell’ex cavaliere Berlusconi, si lamenta che gli hanno mandato troppi esterni. Evidentemente prova un gran rimpianto per i bei tempi del 61a 0. Conclusa con morti e feriti (politicamente parlando) l’ordalia della scelta dei candidati da collocare in posizione vincente, comincia ora la campagna elettorale vera e propria. In assenza di programmi degni di questo nome, sarà caratterizzata dallo scontro tra i tre poli in campo che si confronteranno soprattutto nel proporzionale per misurare i rapporti di forza nel futuro Parlamento e le reciproche possibilità di governare il paese.

Collateralmente si svolgerà una nuova puntata dell’eterno scontro a sinistra (“Siamo l’unico partito della sinistra”, ha affermato il presidente Grasso nel corso della Kermesse palermitana di domenica scorsa): nulla di nuovo sotto il sole; non ancora il “socialfascismo”ma siamo sulla buona strada. D’altro canto la presenza di formazioni politiche a sinistra di Liberi ed Uguali, da Potere al popolo alla lista di Ingroia rendono affollata l’offerta su un mercato che pare restringersi sempre più per motivi che tutti gli attuali protagonisti ben si guardano dall’affrontare.

E’ il proporzionale bellezza; più divisi si sta meglio ci si riconosce; anche se di qualcuno alla fine si potrà individuare unicamente la solitudine. Nel centrodestra litigano (o fanno finta?) attorno a questioncelle come il rapporto con l’Europa, la normativa previdenziale e le migrazioni. Cose da nulla, ma in compenso presentano nelle liste una serie di personalità che si sono distinte per i danni lasciati in eredità al paese dagli anni ruggenti del berlusconismo.

Cinque stelle e centrodestra sono alternativi, tranne che su un punto: la difesa della famiglia, soprattutto la propria, data la quantità di parenti, mogli e conviventi inserite nelle liste. Un concetto espresso con rara eleganza verbale, degna di un’esponente di Me Too, da una candidata delusa: “Micciché ha messo in lista le gnocche”.

Ma Forza Italia dovrà far anche i conti con rifiuti a candidarsi di ben altro peso come quello di Antonino D’Alì a Trapani. Nel mondo centrista, seguendo l’esempio del suo leader Alfano, salta il turno un esponente di rilievo come Giuseppe Castiglione, sottosegretario uscente alle risorse agricole e grande collettore di voti nella parte orientale dell’isola. Sono pezzi di elettorato che restano privi di riferimento ma da qualche parte andranno, dal momento che in politica il vuoto viene sempre riempito.

Si è diviso invece il mondo che faceva capo a Raffaele Lombardo: da lì vengono due delle più importanti new entry dei democratici, Luca Sammartino e Valeria Sudano, mentre è tornato a destra Giovanni Pistorio, l’assessore regionale ai trasporti della Giunta Crocetta costretto a dimettersi per un’affermazione pseudo-omofoba in una telefonata intercettata.

Il PD, già debole di suo, dovrà fare i conti con il “fuoco amico”degli esclusi: circoli chiusi a Caltanissetta, convocazione dei dissidenti a Palermo, fughe di militanti si sommano alla fatwa lanciata da Rosario Crocetta che profetizza per Raciti il ruolo di agnello sacrificale e così descrive la situazione: “ci hanno messo alla porta per far spazio al blocco di potere italiano e siciliano dando un’immagine inquietante della Sicilia dove c’è un blocco di potere affaristico, mafioso e massone”. Un bel viatico da parte di colui che si autodefinì il primo presidente della Regione siciliana di sinistra e che proprio con il PD ha governato per cinque anni la Sicilia.

In tale situazione è verosimile che i confronti nei 28 collegi uninominali siciliani siano destinati ad avere come unici protagonisti il centrodestra ed i cinquestelle. Le liste dei grillini (ma possiamo ancora chiamarli così, dopo le scelte del comico genovese?) sono state definite attraverso un complesso ed in parte misterioso processo di selezione gestito dal Web. Alcuni candidati sono nomi noti, altri tutti da scoprire. Il voto ai cinquestelle però è generalmente poco influenzato dalla qualità dei candidati perché esprime uno stato d’animo di sfiducia e di protesta nei confronti della politica tradizionale. Alle ultime regionali sono diventati il primo partito dell’isola, pur non avendo conquistato la presidenza. Date le caratteristiche prevalentemente proporzionali della legge elettorale non dovrebbero aver difficoltà a bissare il successo il prossimo 4 marzo. Tuttavia il centrodestra ha una maggiore capacità di coalizione che potrà pesare in suo favore, specialmente nei collegi uninominali. Questo leit motiv, che ci accompagnerà fino al 4 marzo, è probabilmente – ad oggi-l’unico vero elemento di interesse della campagna elettorale nella nostra regione.

Fonte: siciliainformazioni.com





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