Si appresta ad arrivare in Gazzetta Ufficiale la nuova legge nazionale in materia di foreste e filiere forestali, che darà concretezza alla delega data dal Parlamento al governo in sede di Collegato Agricolo nel 2016. Il co-relatore del provvedimento alla Camera è il presidente Uncem, on. Enrico Borghi.
Lo abbiamo intervistato in merito.
- On. Borghi, come giudica questa legge?
"E' una misura moderna, che finalmente toglie il tema del bosco e delle foreste dalla logica dell'abbandono e del protezionismo fine a sè stesso per inserirlo nel quadro di uno sviluppo sostenibile. Finalmente è passata l'idea che per tutelare l'ambiente, il paesaggio e le risorse naturali serve una gestione attiva del bosco, e non un suo abbandono. Fino a qui, la logica che presidiava la politica forestale era da un lato un disimpegno dello Stato in nome di un malinteso federalismo, con il risultato di avere 22 politiche forestali e un indebolimento del sistema nazionale, e dall'altro l'idea che occorresse controllare, vincolare e proibire per ricostituire il capitale naturale. In questo modo siamo passati in 60 anni da 5 milioni di ettari di superficie boscata a quasi 12 milioni di ettari, l'80% dei quali in montagna, senza che ciò abbia rappresentato un incremento del capitale naturale e della ricchezza del paese, ma al contrario aumentando il problemi di dissesto e di diminuzione della biodiversità".
- Quali sono i dati a supporto di queste sue affermazioni?
"Oggi il settore forestale, secondo l'ISTAT, rappresenta lo 0,08% del valore aggiunto dell'economia italiana. Praticamente irrisorio. Sul piano occupazionale abbiamo 39.000 occupati tra ditte boschive e soggetti della gestione forestale, senza che la figura dell'imprenditore forestale esista giuridicamente. A ciò vanno aggiunti circa 60.000 operai forestali, dipendenti da varie pubbliche amministrazioni, che si fatica a far uscire dalla logica dell'assistenzialismo per portarli nella dimensione della green economy. Eppure, l'Italia è leader nei consumi dei prodotti forestali spontanei a livello europeo. Il 18% delle famiglie italiane raccoglie direttamente i prodotti del sottobosco e del bosco, i quali assicurano una economia diffusa di migliaia di iniziative, soprattutto eno-gastronomiche, nei piccoli comuni e nelle vallate montane e collinari. Se guardiamo alla produzione economica industriale, l'Italia è il primo esportatore europeo di prodotti in legno e il terzo al mondo: ma il problema è che questi prodotti -soprattutto mobili- non vengono fatti con legno italiano, visto che siamo il secondo importatore di legname in Europa e probabilmente il primo importatore di legname illegale. Vuole un altro paradosso? L'Italia ha moltiplicato in questi anni gli impianti a pellet e a biomassa per riscaldamento, sostituendo il fossile con energia rinnovabile. Peccato che anche in questo caso non bruciamo legname italiano, visto che siamo il primo importatore al mondo di legna per uso energetico. Perchè è avvenuto tutto questo? Perchè è mancata una politica nazionale forestale, che mettesse la gestione attiva del bosco al centro. Questa legge copre questo grave deficit".
- Sta dicendo che attraverso la gestione attiva del bosco si valorizzano le sue funzioni?
"Esattamente. Il bosco ha molte funzioni. Ambientali, paesaggistiche, ecologiche, eco-sistemiche, (pensiamo alla sua funzione di stoccaggio del carbonio), produttive, culturali. Esse si alimentano e di salvaguardano prendendosi cura di esso, non abbandonandolo a sè stesso. Ciò significa pianificazione, programmazione degli interventi, cura e attenzione, salvaguardia e riproducibilità del capitale naturale, riconoscimento delle sue funzioni di carattere comune e di interesse generale. E per farlo serve una legge, moderna e rispondente alle esigenze e alle attese della società contemporanea".
Sono queste le finalità della legge?
"si, salvaguardia delle foreste e gestione attiva e razionale del patrimonio forestale sono alla base di questo strumento normativo. Con una aggiunta importante: che ci prefiguriamo l'obiettivo, scrivendolo nel testo a chiare lettere per la prima volta, che si debba promuovere e tutelare l'economia forestale, l'economia montana e le rispettive filiere produttive agro-silvo-pastorali attraverso la protezione e il razionale utilizzo del suolo e il recupero produttivo delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni incolti e abbandonati, sostenendo lo sviluppo di forme di gestione associata delle proprietà forestali pubbliche e private".
- In questo ci sarà un collegamento con la recente legge sui piccoli comuni?
"Assolutamente sì. La legge 158/2017 attribuisce ai piccoli comuni in forma associata attraverso Unioni e Unioni Montane la funzione fondamentale dello sviluppo. Faremo pertanto un richiamo specifico a tale normativa, affinchè i Comuni -che molto spesso sono anche proprietari dei boschi- possano essere protagonisti della valorizzazione attiva del patrimonio forestale".
- Si interviene anche sulle definizioni di bosco?
"Si, è un tema che da anni emerge, e occorreva da un lato fare chiarezza e dall'altro rendere omogenea la normativa nazionale. Le pare normale che per il Trentino il bosco debba avere una dimensione minima di 500 metri quadri e in Sicilia di 10.000? Si chiarisce cosa sia bosco e cosa non lo sia in maniera chiara e valida per tutti, nel pieno rispetto delle competenze legislative di Regioni e Province Autonome, definendo anche quali cosa siano le aree escluse dalla definizione di bosco e disciplinando le modalità di programmazione e pianificazione forestale e la disciplina delle attività di gestione forestale".
Un tema da anni dibattuto è quello della viabilità forestale. Lo avete trattato?
"Certamente. Uno specifico articolo disciplina la viabilità forestale e le opere connesse con la gestione del bosco, stabilendo cosa si intenda per viabilità forestale e sancendo il principio che per l'espletamento delle attività agro-silvo-pastorali occorre una viabilità forestale e silvo-pastorale secondo criteri minimi nazionali inerenti scopi, tipologie e caratteristiche tecnico-costruttive al fine di evitare da un lato scempi ambientali e dall'altro assolutismi protezionistici che bloccano tutto".
- Ci sono misure per le imprese?
"Sì. Sono convinto -e lo scriveremo nel parere che renderemo come Parlamento al governo- che siano maturi i tempi per definire finalmente l'imprenditore forestale in termini giuridici, costituiti da chi in via prevalente (e non esclusiva) esercita la propria attività di produzione nel campo forestale, anche al fine di salvaguardare la multifunzionalità agricola delle imprese. In questa direzione, la legge istituisce -con il ruolo decisivo delle Regioni- gli albi delle imprese forestali che eseguono lavori o forniscono servizi in questo settore, stabilendo anche in questo caso i criteri minimi nazionali e dando impulso alla qualificazione del settore e alla valorizzazione delle proprietà agro-silvo-pastorali che potranno poi essere sostenute finanziariamente dalle misure dei Piani di Sviluppo Rurali delle singole regioni e province autonome anche dando particolare attenzione agli strumenti dell'associazionismo fondiario e dei consorzi forestali".
Un'ultima domanda: si prevede qualcosa per la gestione della proprietà assenteista, che in montagna è un grandissimo problema?
"Abbiamo lavorato anche su questo. C'è uno specifico articolo, il 12, che promuove il recupero produttivo delle proprietà fondiarie frammentate e di terreni incolti, abbandonati o silenti. Nel caso in cui non vi siano accordi tra proprietari o aventi titolo, o nei caso di terreni silenti, le regioni potranno procedere all'attuazione di gestione previsti con forme di sostituzione diretta o affidamento della gestione dei terreni interessati a imprese, consorzi, cooperative o altre forme associative o altri soggetti pubblici o privati individuati mediante procedura ad evidenza pubblica, privilegiando l'imprenditoria giovanile. La legge disporrà le modalità affinchè sia possibile questa surroga, stabilendo anche l'accantonamento dei frutti derivanti dall'attività e le garanzie per la proprietà assenteista che però non si trasformino in impedimento della gestione attiva del bosco".
Siamo ad una svolta, insomma.
"Esatto".
Fonte: www.uncem.it
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