PALERMO - Una doppia fumata nera, solo in parte prevedibile, complica le ambizioni di Gianfranco Micciché, che manca l’elezione a presidente dell’Assemblea siciliana per 1 voto nella seconda chiama; il commissario di Fi ha ottenuto 35 preferenze, sfiorando il quorum previsto dal regolamento della metà più uno dei 70 deputati. Una beffa per Miccichè che alla prima votazione aveva ricevuto 33 preferenze (due i franchi tiratori), anche perché quell'unico voto mancato poteva arrivare da Pippo Gennuso, il deputato autonomista assente per un lutto in famiglia. E ora M5s e Pd lavorano per un blitz nella seduta di domani, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei presenti e se nessuno la raggiungerà a quel punto i due più votati andranno al ballottaggio e chi otterrà più preferenze sarà eletto.
Le opposizioni stanno cercando l’intesa su un nome del centrodestra su cui far convergere i propri voti, 31 in totale, sperando così di spaccare la maggioranza, al momento ancora compatta su Miccichè, che dopo le fumate nere ha lasciato il Palazzo evitando i cronisti. Di nomi ne circolano alcuni da pescare soprattutto nell’Udc, ma nessuno si sbilancia in questa fase delicata. M5s e Pd potrebbero anche arrivare a 33 voti se anche i due deputati di 'Sicilia futurà, il movimento dell’ex ministro Totò Cardinale, sposeranno il piano. Proprio su Edy Tamajo e Nicola D’Agostino però si stanno concentrando i malumori di un pezzo dei dem: mentre alla prima votazione i due avevano rispettato l’ordine di scuderia non rispondendo all’appello del voto segreto come hanno fatto gli 11 parlamentari del Pd, alla seconda chiama hanno regolarmente votato, rompendo il patto. «In aula qualche dem li ha definiti i fanghi tiratori», ironizza Giancarlo Cancelleri del M5s. Che ammette di lavorare con i suoi al blitz: «Il M5s è disponibile a votare un esponente del centrodestra alla presidenza dell’Assemblea ma non Gianfranco Miccichè, perché non ha i requisiti, valuteremo un nome da proporre».
Ai 5stelle non è andato giù che Miccichè abbia snobbato l’offerta, ricevuta dalle opposizioni, di una intesa istituzionale complessiva sull'intero ufficio di presidenza e sulle commissioni parlamentari. Prova a smorzare, il governatore Nello Musumeci: «Sono lieto per avere registrato la compattezza della maggioranza che in aula aveva 35 voti, spero - dice - che domani venga eletto il presidente dell’Ars e poi l’intero ufficio di presidenza in modo che a breve possa fare le dichiarazioni programmatiche in aula e cominciare a lavorare a regime con il Parlamento». Si sfila da eventuali strumentalizzazioni l’Udc. «Cancelleri può mestare nel torbido quanto vuole - afferma Pippo Naro, coordinatore regionale dell’Udc - Noi voteremo compatti e convinti per Miccichè, che è il leader politico della coalizione». E chi è più vicino a Miccichè mette in allerta gli oppositori: il leone ferito è pronto a ruggire.
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Fonte: www.lasicilia.it
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