di Accursio Sabella
Si parte da Lagalla, Armao e Sgarbi. Gli altri posti nel governo saranno il frutto del risultato elettorale e della geografia.
La distribuzione dei posti in giunta
Ma le certezze si fermano lì, ai tre nomi già indicati e all’identikit generale dell’esecutivo. Per il resto, ci sono ancora molti aspetti da chiarire. E se ne sta parlando in queste ore. A cominciare dalla “distribuzione” degli assessori sulla base del risultato ottenuto dai forze politiche della coalizione. Si era partiti infatti, così come era avvenuto per la formazione del listino, da una regola generale: un assessore ogni 3 per cento ottenuto dalla lista. Ma il risultato previsto prima delle elezioni era un po’ più basso da quello realmente ottenuto il 5 novembre. E così, si sta pensando di “ritoccare” il criterio, spostando la “soglia” utile per ottenere un assessore al 3,5 per cento. Tecnicismi, ma decisivi, come si vedrà in seguito.
L’altro aspetto da chiarire è la “matrice” di Armao e Sgarbi: assessori “tecnici” o politici in quota Forza Italia? Se si propenderà per la prima ipotesi, i posti nel governo saranno così distribuiti: quattro a Forza Italia, due ai Popolari e autonomisti, due all’Udc di Cesa, uno a Fratelli d’Italia-Noi con Salvini, uno a #DiventeràBellissima oltre appunto ai due "fuori quota". Se invece i due venissero considerati uomini di Forza Italia, gli azzurri avrebbero diritto a cinque posti, e se ne libererebbe uno per il movimento del presidente.
Tutti i nomi
Quali sono i nomi in ballo? Nel corso della campagna elettorale, il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché ha mostrato una certa generosità, manifestando la voglia di indicare in giunta molti esponenti azzurri. Forse troppi. Chiara l’indicazione del trapanese Giuseppe Guaiana vicino al senatore Tonino D’Alì, così come quella dell’agrigentino Riccardo Gallo Afflitto. Ma anche a Siracusa si attendono la nomina di un assessore azzurro: si tratta di Edy Bandiera che non è riuscito a centrare l’elezione all’Ars. E altri due candidati che non hanno ottenuto il seggio a Sala d’Ercole, stavolta nel collegio di Messina, potrebbero rientrare in giunta: si tratta di Santi Formica e Nino Germanà. Su quest’ultimo, a dire il vero, non sono pochi i mugugni, visto che il deputato uscente è approdato a Forza Italia in extremis dopo avere indicato e sostenuto fino ai primi giorni dell'ultima campagna elettorale un assessore del governo Crocetta: Carlo Vermiglio. Non è da escludere alla fine nemmeno la nomina di una donna: Bernadette Grasso che però aveva già ricevuto il “premio” dell’inclusione nel listino vincente di Musumeci. Infine, nella giunta entrerà anche un po’ di geopolitica: dovrà trovare spazio anche un catanese. Il nome in ballo al momento è solo uno: si tratta del capogruppo uscente Marco Falcone, riconfermato all’Ars. L’incognita su questa nomina è data però dai rapporti non sempre idilliaci con Gianfranco Micciché, mentre assai solida è l’intesa col nuovo governatore Musumeci, che Falcone ha sempre indicato come il candidato ideale alla presenza. Insomma, gli assessori di Forza Italia salteranno fuori probabilmente da questa rosa. La compagine azzurra però potrebbe assottigliarsi nel caso in cui Gianfranco Micciché insistesse per ricoprire l’incarico di presidente dell’Ars: nomina frutto di un’elezione a Sala d’Ercole, quindi non scontata. Ma che gli alleati considerano equivalente al peso di almeno due assessorati.
Due assessori spetteranno ai Popolari e autonomisti di Romano e Lombardo. Anche in questo caso c’è qualche questione di geografia politica da risolvere. Oltre al già certo Roberto Lagalla, infatti, Nello Musumeci ha pubblicamente indicato come futuro assessore anche Toto Cordaro che ha ricoperto nella legislatura appena chiusa il ruolo di vice di Musumeci in commissione Antimafia. Lagalla e Cordaro, oltre a essere stati eletti con lo stesso numero di voti, hanno anche un altro elemento in comune, che rischia di complicare la partita: entrambi palermitani ed entrambi riconducibili al Cantiere popolare di Saverio Romano, finirebbero per non rappresentare l’altra “gamba” della lista, quella che fa capo agli uomini di Raffaele Lombardo. Questi sono pronti a indicare un proprio nome: quello del senatore Antonio Scavone o quello del neodeputato Pippo Compagnone.
Qualche dubbio anche dentro Fratelli d’Italia-Noi con Salvini: se l’area che fa più strettamente riferimento a Giorgia Meloni sarebbe pronta a lanciare il coordinatore catanese Manlio Messina, quella che invece è riferibile a Ignazio La Russa e che ha portato all’Ars l’unico eletto a Catania, cioè Gaetano Galvagno, punta sul palermitano Giampiero Cannella.
Sembra esserci meno tensione, nonostante il “caso De Luca” dentro l’Udc di Cesa che quasi certamente indicherà in giunta il trapanese Mimmo Turano. Ma è forte anche la candidatura del messinese Rosario Sidoti, candidato senza successo nel collegio "scosso" proprio dall'arresto dell'unico deputato eletto. L’altro nome potrebbe essere quello di una donna: il sindaco di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo che ha ottenuto la conferma all’Ars. Sarebbe, stando alle indiscrezioni, questo l’unico nome di donna in giunta. Un altro potrebbe però arrivare da #DiventeràBellissima, che porterà in giunta uno o due assessori. Nel secondo caso, ecco pronta Giusy Savarino. Nel caso in cui il rappresentante del movimento di Musumeci dovesse essere solo uno, il nome sarebbe quello di Alessandro Aricò.
Il gioco delle deleghe
È proprio quello dell’ex assessore di Lombardo e già candidato a sindaco di Palermo uno tra i nomi più caldi per uno degli assessorati più ambiti: quello alla Sanità. In realtà lo stesso Lagalla non aveva nascosto le proprie aspirazioni a tornare a capo dell’assessorato guidato una decina di anni fa, ma lo stesso Musumeci ha chiuso la porta di Piazza Ziino: “Alla Sanità non tornerà chi ha già ricoperto quel ruolo". In realtà a quella poltrona in giunta guardano in tanti. Tra i nomi in ballo, vicini al governatore, anche quello di Francesca Catalano, moglie del rettore di Catania Francesco Basile. A Lagalla, sulla scia dell’esperienza di rettore e di consigliere di amministrazione del Cnr potrebbe invece andare l’assessorato all’Istruzione e Formazione. Ma non è ancora tempo per pensare alle deleghe. Intanto, c’è da scegliere i nomi. “Tutte le scelte che dipenderanno da me – ha promesso Musumeci – saranno prese nel rispetto delle mie convinzioni e in coerenza con la mia storia personale, a cominciare dalla formazione della giunta". Se le liste dei candidati, insomma, hanno portato troppi guai, almeno in vista della composizione del nuovo governo, il presidente della Regione vuole dormire sonni tranquilli.
09 Novembre 2017
Fonte: livesicilia.it
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