XVI Legislatura morente: nessun programma serio su come rilanciare l’Isola, troppe regalie elettorali. Forestali, precari, regionali: Crocetta foraggia i privilegiati e la politica
PALERMO - Mancano due mesi alla conclusione della XVI legislatura, che siamo certi ricorderemo per i tanti i record negativi che ha fatto collezionare alla Sicilia. Riforme al palo, stallo legislativo, caos politico sono state il pane quotidiano di questi cinque anni scanditi da sonore bocciature che la classe politica, oggi in piena campagna elettorale, ha già archiviato e dimenticato senza battere ciglio ma che graveranno sulle spalle dei cittadini siciliani, gli unici fin’ora a pagare le conseguenze della malapolitica.
Anni di proclami di cui resta soltanto la certezza dell’inconcludenza: successi e traguardi sbandierati ai quattro venti ma che non trovano nessun riscontro nei dati forniti dalle fonti ufficiali come Istat e Bankitalia, la Sicilia continua a essere fanalino di coda in numerosi ambiti.
Ma, come dicevamo, al non c’è fine: non può essere sintetizzato diversamente questo ultimo scorcio di legislatura in Sicilia caratterizzato da una campagna elettorale senza esclusione di colpi ma con poche idee e troppe “mance”.
Anche da Roma occhi puntati sull’appuntamento cruciale del 5 novembre, giorno in cui i siciliani saranno chiamati ad eleggere il Presidente della Regione.
Tante le energie spese in questi mesi per il solito balletto delle alleanze, poi le strette di mano e i “bagni di folla” alla spasmodica ricerca del consenso. Poi ancora le promesse di aumento ai forestali, le trattative per il rinnovo dei contratti dei dipendenti regionali che riprendono in piena campagna elettorale, le nomine dei fedelissimi ai vertici delle partecipate regionali.
E i programmi, le idee, le soluzioni, per far risorgere la Sicilia?
Promesse e smentite
80 € in più ai forestali ma non c’è la copertura – Siglata lo scorso 13 settembre l’intesa con il sindacato che stabilisce l’aumento di 80 € in più per i circa 22 forestali della Regione siciliana. Qualche giorno fa, in conferenza stampa, l’assessore all’economia, Alessandro Baccei, aveva sollevato alcuni dubbi sulla “fattibilità” di questa operazione: “Al momento - ha spiegato - è stato dato mandato alla Funzione pubblica di quantificare la somma necessaria per la copertura degli aumenti contrattuali, copertura che comunque arriverebbe dai fondi che la Regione risparmierà dalla riduzione di organico perché alcuni forestali andranno in pensione”. Dunque invece di metterle a risparmio, la Regione utilizzerà le risorse, incassate dai pensionamenti, per coprire gli 80 euro promessi ai forestali.
A spegnere il fuoco delle polemiche ci ha pensato l'assessore regionale all'Agricoltura, Antonello Cracolici il quale ha provato a dare rassicurazioni sulla copertura: “Il contratto integrativo dei forestali verrà finanziato attraverso i risparmi ottenuti dai pensionamenti e dai risparmi di gestione. La pubblicazione di notizie fuorvianti ed inesatte serve solo a creare confusione che volutamente qualcuno ha interesse ad alimentare”.
“La delibera con la quale la giunta ha dato mandato a sottoscrivere il contratto integrativo dei forestali - aggiunge - frutto dell'intesa tra gli uffici dell'amministrazione regionale e i sindacati sottoscrittori del contratto nazionale di categoria parla chiaramente di saldi invariati. Gli effetti finanziari di quest'accordo, così come la giunta ha stabilito, saranno trovati all'interno dei costi sostenuti per le attività forestali - continua Cracolici - Pertanto, appare del tutto evidente, così come ha detto correttamente l'assessore al Bilancio Baccei, che gli aumenti saranno corrisposti a seguito dei risparmi che grazie ai processi di fuoriuscita per pensionamento si determineranno già nel corso del 2017. Nessun allarme dunque. Il governo è consapevole di poter garantire quanto sottoscriverà non appena il contratto integrativo sarà siglato formalmente”.
85 € in più ai dipendenti regionali – In piena campagna elettorale si sono riaperte le trattative con l’Aran per il rinnovo del contratto dei dipendenti della Regione. Il governo Crocetta sul piatto ha messo qualcosa come 10 milioni di euro. L’ipotesi ventilata è quella di un aumento netto mensile di 85 € in busta paga. Di questo aumento, tuttavia, non si sentiva affatto la necessità. Da questo punto di vista, infatti, la Sicilia come più volte scritto e pubblicato nelle nostre inchieste, si trova già in una posizione “privilegiata”, essendo una delle regioni italiane con le più alte retribuzioni medie complessive dei propri dipendenti regionali.
Secondo quanto rilevato dalla Ragioneria generale dello Stato nel conto annuale dello Stato (anno 2015), i dipendenti regionali siciliani guadagnano mediamente quasi 39 mila euro l’anno, ben 9 mila euro in più dei colleghi ministeriali.
Confronto che rimane impietoso anche con il resto d’Italia: i dipendenti delle Regioni a statuto speciale, quindi dotate di una struttura politico-amministrativa simile a quella della Sicilia, guadagnano mediamente oltre i 35 mila euro, mentre gli impiegati delle Regioni a statuto ordinario hanno una retribuzione media di 29 mila euro l’anno, in linea con quella dei ministeriali.
Stabilizzazione dei precari – Quella dei precari è la solita storia: un ghiotto bacino elettorale a cui la politica siciliana non ha mai smesso di fare promesse. La stabilizzazione è ancora lontana e, come sottolineato dallo stesso Baccei: “Manca il coraggio di applicare la legge che stabilizza i 20 mila precari degli enti locali. La norma c'è, non è stata impugnata e anzi ha anticipato la Madia. Ma ci sono resistenze. Di chi? Ex province, comuni e sindacati”.
Baccei ha spiegato che “la legge dà la priorità al personale delle ex Province, sono circa 700 persone, ma serve fare il censimento che non va avanti perché ci sono appunto delle resistenze anche da parte dei comuni a fare le piante organiche, per cui la stabilizzazione dei precari non decolla”.
Le nomine dei fedelissimi
Il valzer degli oltre 50 assessori – Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars aveva messo in guardia Rosario Crocetta: "Diffidiamo il presidente della Regione dal procedere alla nomina di un nuovo assessore ai Beni culturali in sostituzione di Carlo Vermiglio, le cui dimissioni sarebbero ormai imminenti. A cinquanta giorni dal voto, Crocetta eviti di chiudere nel peggiore dei modi la sua esperienza a Palazzo d'Orleans, e tenga per sé la delega. Avendo ormai perso la credibilità di governo, cerchi almeno di non perdere la dignità personale".
L’invito al senso di responsabilità è caduto nel vuoto. Il 20 settembre a Messina Crocetta presenta alla stampa “la persona giusta al momento giusto”: il neo assessore regionale ai Beni Culturali, Aurora Notarianni.
Nomine su nomine – Maria Elena Volpes è stata nominata dirigente dei Beni culturali e ad interim soprintendente di Palermo.
Dopo aver ripristinato insieme ai soci il Consiglio di amministrazione di Riscossione Sicilia (prima vi era l’amministratore unico), ha scelto il nuovi consiglieri. Presidente è Sergio Gelardi, al posto di Antonio Fiumefreddo. Gli altri due consiglieri sono due dirigenti regionali: Giuseppe Amato e Antonina Buonisi. Si libera cosi la poltrona del dipartimento Lavoro dove è andato Nino Parrinello, vicino al governatore uscente.
Su di lui si è abbattuta una vera e propria bufera politica che tuttavia non lo ha fatto desistere dal siglare una intesa con i sindacati per l’aumento di 80 euro mensili ai 22mila forestali siciliani.
Alle critiche il governatore ha risposto dicendo che le nomine sono obbligatorie: “Queste non sono nomine clientelari come dice Musumeci perché sono obbligatorie. Noi dobbiamo governare”.
Poltrone Cda partecipate ai fedelissimi – A Crocetta non è servita neppure la minaccia un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo e uno alla Corte dei Conti per verificare fattispecie delittuose e di danno erariale sulle nomine fatte.
Il Presidente della Regione uscente ha commentato stizzito: "In merito alle polemiche sulle deliberazioni di giunta voglio precisare che la materia su cui si sta dibattendo è regolata dalle leggi e che stiamo operando nel rispetto della medesima. Non esiste il divieto all'esercizio dell'attività di governo, esiste invece l'obbligo, e ad esso ci atteniamo, a operare fino all'ultimo giorno assicurando la governabilità e il rispetto delle leggi".
Tra le tante nomine, c’è quella di Massimo Finocchiaro, fund raiser del Megafono che guida l’Ast. Poi Gaetano Montalbano, altro dirigente del Megafono, alla guida della Seus.
Daniela Virgilio (parte attiva nel progetto #RiparteSicilia), è stata nominata nel Cds dell’Aeroporto di Trapani; nel Cda anche Michela Stancheris (ex segretaria e poi assessore regionale al Turismo)
26 settembre 2017 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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