La giunta Crocetta e il "governo elettorale"
Promossi, bocciati e rimandati
Promossi, bocciati e rimandati
Le pagelle all’ultimo esecutivo della legislatura. I flop della
Formazione, i dubbi sui conti, il caos incendi e rifiuti. Si salvano in
pochi.
Un gioco, ma anche un modo per ripercorrere gli
ultimi mesi di questa legislatura. E per fissare, in una “foto di
classe” i protagonisti dell’ultima parte di questa legislatura fatta di
riforme flop, conti in bilico, di caos incendi ed emergenza rifiuti.
Ecco le “pagelle” dei componenti dell’ultimo governo di Crocetta. Un
esecutivo che sembra nato soprattutto in vista delle imminenti elezioni
regionali.
Promossi
Aurora Notarianni (Beni culturali) 9 Meriterebbe il 10, per il solo fatto di non aver prodotto guai, di non aver fatto danni. Un punto in meno per essersi resa disponibile ad accettare questo incarico: una manovra che rischia di apparire puramente “elettorale”: in 40 giorni e in una fase in cui il governo potrà occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione, la sua presenza non cambierà il corso di questa legislatura.
Luisa Lantieri (Autonomie locali e Funzione pubblica) 6
Le va riconosciuto il pregio di aver resistito. Dopo l’esperienza del
primo assessore alla Funzione pubblica Patrizia Valenti,
quell’assessorato è stato una specie di “porto di mare”: da Marcella
Castronovo a Ettore Leotta a Giovanni Pistorio, le avventure degli
assessori responsabili di quel ramo duravano spesso pochi mesi. Luisa
Lantieri ha retti, poi, anche alle pressioni giunte fin dal suo
insediamento, quando qualcuno – dimenticando altre e più spinose
situazioni in giunta – sollevò un possibile conflitto di interessi. Chi
ha avuto a che fare con lei le ha riconosciuto competenza in materia, in
un settore complicato e dove ancora molte cose vanno risolte: dalla
vicenda delle ex Province alle stabilizzazioni dei precari. Qualche
punto in meno per essersi prestata a qualche operazione: come la
chiamata nel suo ufficio di gabinetto di un consulente del governatore
per facilitarne la nomina al vertice di Ircac.
Alessandro Baccei (Economia) 6 Arriva
da Roma per mettere a posto i conti. E l’operazione, tutto sommato,
riesce. L’inviato speciale del governo nazionale cerca di mettere ordine
nel caos del bilancio regionale e spesso entra in conflitto sia con
Crocetta che con gli stessi deputati regionali. Alla fine, il
“trapianto” dell’economista riesce, anche per le capacità di Baccei di
calarsi in una realtà complessa come quella siciliana. Il voto sarebbe
stato più alto se non lasciasse, col suo addio, due dubbi: quello di
essere stato più ‘vicino’ al governo romano che agli interessi siciliani
e quello di aver lasciato questioni in sospeso assai pesanti. Quelle
messe nero su bianco dal Procuratore generale della Corte dei conti in
un ricorso che è stato “chiuso” senza entrare nel merito. Gli anni che
verranno, daranno qualche risposta in più.
Carmencita Mangano (Famiglia e lavoro) 6
Arriva in pieno “ciclone disabili”, dopo le dimissioni di Gianluca
Micciché. E si mette a lavorare. Anche ad altre emergenze come quelle
riguardanti i lavoratori di quelli che furono gli sportelli
multifunzionali. Parti sociali e diretti interessati le riconoscono di
essersi impegnata anche durante il periodo estivo. Ora cerca l’approdo
all’Ars. Serviva più tempo per “testarne” le reali capacità
amministrative.
Anthony Barbagallo (Turismo) 6 Saranno
stati i tanti viaggi che durante questa esperienza in giunta lo hanno
spesso portato lontano da Palazzo d’Orleans, ma l’assessore al Turismo,
tutto sommato, ha fatto il suo, senza strafare. A “macchiare” questa
esperienza, la pioggia di finanziamenti caduta sul Catanese, ossia sul
suo collegio. Un “vizio”, come è stato descritto, condiviso con tanti
assessori dell’ultimo governo di Crocetta. Un governo elettorale.
Rimandati e bocciati
Vania Contrafatto (Energia) 6- Arriva
su una poltrona scomoda, anzi scomodissima. Dentro i gineprai delle
riforme dei rifiuti e dell’acqua, dentro il caos sui termovalorizzatori e
sulle discariche. Lei prova a schivare i colpi che nel frattempo si
danno di santa ragione il suo “sponsor” in giunta Davide Faraone (in
rappresentanza del governo nazionale) e Rosario Crocetta (che piazza
come dirigenti generali sempre dei fedelissimi). Il risultato alla fine è
magro. Ma lei attraverso lo sfacelo con relativa leggerezza, riuscendo a
evitare di finire fuori dal governo all’ultimo rimpasto. Resiliente.
Mariella Lo Bello (Attività produttive e vicepresidente) 5,5
A differenza di molti colleghi in giunta a lei si deve dare atto di
essere stata tra le più fedeli al governatore. Un dato che va
sottolineato, a prescindere dalla valutazione sull’operato del
presidente. Donna per tutte le stagioni, ha rappresentato anche, però,
il caso delle giunte di Crocetta: assessore al Territorio, poi
segretaria particolare di Crocetta, quindi assessore alla Formazione,
poi brevemente alle Infrastrutture, quindi alle Attività produttive
oltre al ruolo di vicepresidente. Non lascia grossi segnali, ma piace ai
“padroni” di Palazzo d’Orleans: quanto basta per guadagnarsi una nuova
candidatura col Megafono.
Baldo Gucciardi (Sanità) 5,5
Anche lui arriva in giunta al culmine di uno scandalo. L’addio di Lucia
Borsellino, infatti, fu legato, come scrisse la figlia del magistrato
Paolo, per ragioni di ordine etico e morale. È lui il primo deputato a
entrare nell’esecutivo. E prova a mettere ordine, ma anche lui finisce
imbrigliato tra le difficoltà di mettere in piedi una rete ospedaliera e
di far partire i concorsi (non partiti ancora, in effetti), nonostante i
tanti (forse troppi) annunci. Sullo sfondo, altri “casi” come quello
mai risolto dei laboratori d’analisi o della Cardiochirurgia pediatrica
rimasta a Taormina nonostante l’assessore avesse promesso di riportarla a
Palermo.
Maurizio Croce (Territorio e ambiente) 5,5
Si muove con discrezione, non cercando, anzi evitando il più possibile
la visibilità. Ma è suo, principalmente, l’assessorato responsabile del
caos incendi in Sicilia. Considerato competente ed esperto, non sempre è
riuscito a trovare l’equilibrio tra il ruolo di “tecnico”, di uomo di
partito (Sicilia Futura) e di fedelissimo di Crocetta.
Antonello Cracolici (Agricoltura) 5
Apprezzabili i suoi sforzi nel far dimenticare le sue stesse parole.
Quando non era assessore si scagliava contro gli esterni nei Gabinetti,
da assessore li ha riempiti di fedelissimi. Quando non era al governo,
un governo ovviamente popolato da ‘camerieri’, bisognava “spegnere la
luce”, staccare la spina; ora che al governo è lui, ovviamente, è tutto
un successo. Compresi gli 80 euro ai Forestali, garantiti sfacciatamente
sotto elezioni. E persino senza coperture chiare in bilancio. Pessima
la gestione dell’emergenza incendi, per la parte che spetta al suo
assessorato. Con una deroga del partito della “rottamazione” punta al
quinto mandato di fila. Professionista della politica.
Bruno Marziano (Formazione e Istruzione) 5 E’
arrivato insieme agli altri politici per mettere le cose a posto. Ma i
fatti dicono che i corsi di Formazione, da quando lui è in giunta, non
sono più partiti. Il caos dovuto ai bandi pubblicati, poi ritirati, poi
sommersi dai ricorsi, le ombre su qualche titolare di enti di
formazione, sono il teatro di uno “stallo” che va avanti da due anni.
Anche lui, come qualche “collega” in giunta, dimentica le critiche a
Crocetta, al quale aveva “promesso” anche una denuncia per voto di
scambio. Tutto dimenticato, una volta in giunta.
Luigi Bosco (Infrastrutture) 5 Arriva
in giunta grazie al “pretesto” della lite tra Pistorio e Crocetta. E si
fa notare soprattutto per due cose: la presenza in ogni evento del
Megafono di Crocetta, l’impegno per il Movimento e la nomina in blocco
dei commissari degli Istituti autonomi per le case popolari. Molti dei
quali, compagni di partito. Uno degli assessori al servizio della
campagna elettorale del governatore.
24 Settembre 2017
Fonte: livesicilia.it
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