L’Ars tradisce lo Statuto e i consigli cacciano sindaci che rispettano la legge
I provvedimenti partoriti a fine legislatura non hanno mai brillato per saggezza, non solo a Palazzo dei Normanni, ma l’Assemblea regionale siciliana, stavolta, potrebbe essersi incartata, offrendo al governo nazionale più di una ragione per impugnare la legge sulle ex province.Perfino il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, prevede che l’elezione diretta degli amministratori degli enti intermedi “abortirà”, per usare le sue stesse parole. Non è la malafiura quella che lascia l’amaro in bocca, perché ai provvedimenti controversi si è fatto il callo, ma allo storico dissenso dell’Assemblea verso una delle norme-chiavi dello Statuto speciale, che prevede la nascita di liberi consorzi. L’aggettivo usato dai padri dell’autonomia non è un arredo utile ad infiocchettare la norma, ma un obbligo di rispettare le volontà dei comuni (consigli comunali, referendum) e le omogeneità economiche e sociali, profondamente cambiate rispetto agli assetti territoriali voluti dal fascismo.
La “rivolta” dei deputati contro l’elezione di secondo grado ha rivelato una insolita sensibilità verso gli appuntamenti democratici, mentre l’attuazione dello Statuto non ha potuto contare su paladini tenaci. E’ difficile essere credibili nella difesa della specialità, quando ad affossarla sono coloro che la inneggiano, allorché serve.
Se le previsioni di Ardizzone, nelle visti di Cassandra, si realizzeranno, l’Assemblea avrà un motivo in più per battersi il petto, avendo speso metà della legislatura attorno al riassetto territoriale (l’altra metà sui forestali) per lasciare, di fatto, le cose come stanno. Nel frattempo, ha messo in crisi le amministrazioni provinciali, che bene o male funzionavano. E’ stata una danza macabra attorno a Enti che possedevano i “fondamentali”, godevano di credito. L’incredibile è che sono stati rottamati…lasciandoli in piedi.
Le performances dell’Ars su questo tema, tra l’altro, sono finite sui fogli nazionali, perché la Sicilia è la regione-regina di questa stagione politica a causa delle consultazioni che anticipano (e potrebbero segnare) le politiche di primavera del prossimo anno.
Ad aggravare ancor di più le cose, mascariando i politicanti siciliani, è venuta la cacciata del sindaco di Licata, Angelo Cambiano, diventato eroe per caso, malgré lui: ha scelto (senza scegliere), di obbedire all’Autorità giudiziaria, eseguendo le demolizioni delle case abusive. Non avrebbe potuto fare diversamente, altrimenti sarebbe finito sul banco degli imputati, ma il consiglio comunale non ne ha voluto sapere di tenerselo per qualche tempo, scegliendo il momento peggiore per farlo fuori. Harakiri politico.
Ci hanno provato in tanti, e talvolta con ragionevoli motivazioni, a far sapere che Cambiano se lo meritava quel trattamento, ma era come gridare alla luna, nulla da fare. E’ stata ignorata la più elementare delle regole di comunicazione, cercare di nascondere la realtà più forte, nella fattispecie le demolizioni e le intimidazioni verso il primo cittadino.
La Sicilia, tanto per cambiare, è tornata così la Regione sgarrupata di sempre: tradisce se stessa (Statuto, liberi consorzi), e manda a casa i sindaci che rispettano la legge.
No, non è solo un problema di buon governo, ma di modesta, molto modesta, comprensione della realtà. Insomma, i politicanti siciliani, che talvolta sembrano aquile, hanno cadute verticali spaventose, che li rappresentano come una maniata di idioti. Così è, se vi pare.
Fonte: siciliainformazioni.com
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