16 agosto 2017

DOPO DUE INCENDI. SAN GREGORIO E LA RISERVA IN FUMO. COSA RESTA DEL “POLMONE VERDE”





di Livio Mario Cortese
Due incendi, il 12 e il 30 luglio, hanno danneggiato il complesso ”Immacolatelle e Micio Conti”. LE FOTO

SAN GREGORIO - Il complesso “Immacolatelle e Micio Conti” ha preso fuoco. Una riserva naturale in pieno centro di San Gregorio, nota per nove grotte laviche, querce secolari e la fauna ancora quasi intatta, è stata parzialmente distrutta. Due incendi ne hanno devastato la zona più interna e soggetta a tutela, il 12 e il 30 luglio: 13 ettari, sui 23 che costituiscono le zone A e B, sono stati quasi devastati. Ci siamo recati sul posto per osservare i danni e conoscere le possibili strategie di ripresa. 

Ad accogliere LiveSicilia, il direttore della riserva Salvatore Costanzo insieme a Fausto Ronsisvalle: due esponenti del CUTGANA, centro di ricerca dell’ateneo catanese che tra i propri compiti annovera anche la salvaguardia ambientale. In questo caso i due ricercatori erano impegnati in un rilevamento delle zone bruciate, per valutare le modalità di ripristino della vegetazione. “I due incendi hanno avuto estensioni diverse”, ci ha raccontato Costanzo: “Entrambi sono stati appiccati in giornate calde e ventose, il secondo in una zona particolarmente arida, ma in quel caso abbiamo potuto disporre anche di un elicottero”. 

Quanto all’incendio di fine luglio, la situazione è stata ben diversa, ha riferito il direttore: “Ha colpito il paese in più zone, sfiorando anche monte Catira e la zona dei caselli. I mezzi di soccorso erano occupati per altre emergenze, sicché per oltre sei ore abbiamo dovuto improvvisare una difesa dalle fiamme”. A fare fronte, tutto il personale della riserva insieme al sindaco e ai vigili urbani, con l’ausilio di un’autobotte Sidra adattata per l’occasione con una lancia antincendio: solo in serata i forestali hanno potuto occuparsi del bosco ancora in fiamme, trovando non poche difficoltà a rientrare. “L’incendio è partito dalla fine della via Bellini”, ha ricordato il dott. Ronsisvalle, “residenti hanno notato una vampata di fumo e un odore come di prodotto chimico”; è, insomma, idea comune che sia stato utilizzato un accelerante. 

Dietro l’operato dei piromani, com’è prevedibile, potrebbero muoversi interessi legati all’edilizia: “Non è certo il primo caso, c’è a chi potrebbe giovare una riduzione della riserva e sono stati anche presentati ricorsi in sede legale”, ha poi fatto notare il direttore, “La riperimetrazione ufficiale della riserva sbloccherebbe questa situazione”. Nell’attesa non sono previsti finanziamenti, nemmeno per il personale stanziale: situazione comune anche ad altre aree protette locali. Malgrado ciò, diverse sono le iniziative in corso, volte sia alla ricerca che alla divulgazione: ci sono state illustrate durante una passeggiata attraverso la zona toccata dagli incendi, con l’odore che ancora impregnava l’aria. “Abbiamo notevole riscontro con le scuole, che spesso organizzano visite guidate”, ha proseguito Costanzo, “a Giugno, poi, ci hanno affiancato alcuni studenti del corso di Scienze ambientali e naturali, partecipando al censimento sugli uccelli presenti nella riserva”. 

Si tratta del progetto “MonITRing”, promosso dall’ISPRA, che Ronsisvalle ha esposto nel suo aspetto pratico: “Abbiamo un sistema di reti per la cattura temporanea e incruenta degli uccelli, alla fine del processo vengono liberati, dopo essere stati contrassegnati con un anello: questo serve a determinare le rotte migratorie”. Altri momenti di divulgazione culturale hanno riguardato la pulizia del bosco e lezioni formative per guide vulcanologiche. Ma su un progetto in particolare, che dovrebbe partire dal prossimo mese, si ripongono le maggiori aspettative. “Abbiamo un piano di gestione già approvato, che individua priorità e interventi da attuarsi immediatamente”, ha affermato Ronsisvalle. 

Tra questi il perfezionamento della videosorveglianza e di altri strumenti di tutela, insieme col ripristino di una via d’accesso per i mezzi di soccorso (le ultime emergenze ne hanno ribadito l’inadeguatezza) e alla rimozione di rifiuti tossici quali manufatti in eternit. Ma qual è il rapporto tra gli abitanti di San Gregorio e l’area protetta? Come talvolta avviene, non solo nella realtà siciliana, le ambiguità non mancano: “Il rapporto tra noi e il Comune è di ottima collaborazione”, ha assicurato Costanzo, “Quanto agli abitanti, alcuni considerano la riserva una risorsa, un modo di valorizzare dei luoghi cari da sempre. Per altri è una privazione: tra l’altro queste sono da sempre zone di caccia”. Eppure si sono visti molti cittadini collaborare attivamente durante l’ultimo incendio. Un finanziamento europeo potrebbe riaprire la partita della tutela di questo luogo. (Immagini: Cutgana/L.M.C.)
15 Agosto 2017

Fonte: catania.livesicilia.it





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