01 giugno 2017

CROCETTA E IL CAOS DA FINE IMPERO. NOMINE, CAPRICCI E ALLEATI IN FUGA


di Salvo Toscano - 31 Maggio 2017
L'Irfis, l'inchiesta su Morace, la richiesta di dimissioni. Cronache dal Palazzo assediato.

Ci risiamo. Gli attori cambiano ma il copione è simile. Quell'aria caotica e decadente da fine impero, tra nomine e indagini giudiziarie, torna su Palazzo d'Orleans. Proprio come cinque anni fa di questi tempi, quando si chiudeva l'era di Raffaele Lombardo. Allora l'indagine riguardava la mafia, con un'ipotesi di concorso esterno che non ha retto in appello. Allora la cifra degli ultimi mesi era quella delle porte girevoli, con assessori misconosciuti che entravano e uscivano in continuazione dalla giunta barcollante del leader autonomista azzoppato. Oggi, l'indagine che mina gli ultimi mesi di presidenza di Rosario Crocetta ipotizza invece il reato di corruzione. Un'ipotesi certo tutta da provare, che il governatore ha respinto con forza. Ma che sta portando con sé inesorabilmente lo stillicidio di intercettazioni, un mare magnum di conversazioni infarcite anche di gossip boccaccesco, che di certo non sta giovando a Crocetta. Tanto da aver fatto precipitare le quotazioni di una sua candidatura, che già prima dello scandalo scaldava ben poco i cuori del centrosinistra. 

Altro che Filicudi, a Crocetta ormai resta solo Palazzo d'Orleans, asserragliato come il bunker di Berlino. E un pugno sempre più ristretto di fedelissimi a cui attingere per le ultime nomine. Come Giulio Guagliano, mandato come direttore generale all'Irfis dove già si trovava da vicepresidente Patrizia Monterosso. Si liberasse una terza casella, forse a Crocetta non resterebbe che andarci lui, visto che le sue legioni sembrano sempre più assottigliarsi. Scene da fine Impero, mentre le indagini sul caso Morace svelano una corte che accondiscende avvilita alle bizze capricciose dell'imperatore per il quale adesso i grillini invocano dimissioni parlando di “intollerabile e inqualificabile uso della cosa pubblica a fini privati” a proposito del prolungamento del servizio di collegamento navale su Filicudi. 

Siamo al canto del cigno di una legislatura che è stata una grande occasione perduta. I partiti che hanno portato Crocetta a Palazzo d'Orleans e che con lui hanno condiviso la responsabilità di questi cinque anni - si chiamano Pd e Centristi-Ap (ex Udc e Ncd) – si defilano sempre più dalla scena – ma non dagli assessorati – e faranno di tutto per far dimenticare ai siciliani di esserci stati anche loro. Cercheranno di scaricare sul maldestro governatore l'intero peso del disastro, come se loro fossero stati da un'altra parte. Il progetto è quello di attingere ancora una volta alla riserva dell'antimafia, ma stavolta a quella deluxe, provando a convincere Piero Grasso a far da condottiero a una coalizione che vada dai vendoliani ad Alfano. Raccontando ai siciliani la favola di essere stati da qualche altra parte mentre l'Impero crollava tra i capricci del capriccioso imperatore. Un'operazione di rimozione della memoria per la quale il presidente del Senato sarebbe il profilo più funzionale. Ma che resta comunque assai complicata a meno che un'amnesia epidemica non si abbatta sulla Sicilia.

Fonte: livesicilia.it






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