Da SALVATORE PARLAGRECO
17 maggio 2017. La finanziaria bis è finita tra le secche di Palazzo dei Normanni.
Non sono sabbie mobili, nelle quali si corre iul pericolo di essere
inghiottiti, ma è una palude in cui si incaglia qualunque barca voglia
provare a navigare. La palude non fa distinzioni fra provvedimenti utili
e inutili, ingiusti e corretti, urgenti o meno. Ferma tutto ciò che
prova ad attraversarla, punto e basta. Il fatto che sia identificata con
il “bis” fa guadagnare al “fascicolo” l’aspetto della provocazione. Il
bis si richiede quando l’esibizione è stata apprezzata e la si vuole
riascoltare o rivedere. Ma a Sala d’Ercole i sostenitori della
finanziaria, al debutto, non si sapeva dove fossero. Non la difendevano,
apertamente, nemmeno quelli che avrebbero dovuto farlo. E gli altri?
L’approssimarsi delle urne fa venire meno, se mai ce ne sia in qualche
misura, l’interesse pubblico. La priorità viene assegnata alla necessità
di fermare il governo, qualunque esso sia, per evitare che utilizzi le
sue carte a ridosso del voto popolare. Alla faccia dell’interesse dei
cittadini.
I duelli d’aula, chi vuole qualcosa e chi il suo contrario, filtrano
all’esterno con difficoltà. Il giudizio dei cittadini, dunque, non si
mette insieme sulla base della conoscenza dei fatti. Chi non sopporta
più l’andazzo delle cose, dunque, sta con l’opposizione, qualunque cosa
il governo proponga o l’assemblea disponga, e chi invece cerca di
portare a casa qualche risultato, regala la prima fila a ciò che può
produrre maggiori consensi. E’ la democrazia, non c’è che fare. Una
brutta bestia, quando a manipolarla sono orde barbariche nell’affannosa
ricerca della permanenza dello scanno.
Sono considerazioni populiste, che salgono in superficie, me ne rendo
conto perfettamente, e dovrebbero essere taciute, ma nessuno è
perfetto. La manfrina della finanziaria bis è insopportabile quanto il
narcisismo di alcuni rappresentanti del popolo, e la voglia di dirne di
tutti i colori prevale, talvolta, sul buonsenso.
Ora se ciò accade a chi ha grande dimestichezza con le consuetudini
del Palazzo, come lo scrivente, figuriamoci che cosa succede a chi ha il
problema del giorno dopo. Non c’è bisogno, insomma, di consultare
esperti, professori e istituti demoscopici per spiegare la ragione per
la quale i guitti potrebbero vincere le elezioni impunemente.
«Bisogna capire quale sia la vera volontà dell’Assemblea regionale,
se abbia realmente intenzione di portare avanti il collegato»,commenta, pacatamente il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ai cronisti che gli hanno chiesto della finanziaria bis,
giù incardinata in aula ma finita palude. E poi aggiunge, sornione: «E’
chiaro che non posso affrontare un lungo lavoro d’aula, ho impegni
istituzionali e amministrativi importanti per la Sicilia e i siciliani.
Sono al lavoro – continua con aria affaticata, come se finora al suo
posto ci fosse stato un altro, – non possiamo avere sei mesi di campagna
elettorale. Bisogna fare le gara d’appalto per le opere finanziate dal
Patto per la Sicilia e i bandi europei. Sarebbe assurdo bloccare la
ripresa dell’isola perché c’è la campagna elettorale».
Insomma, l’Assemblea mi vorrebbe legare le mani, ma io ho ben altro cui pensare, se la vedano i deputati.
La sveglia per Giovanni Ardizzone?
Fonte: siciliainformazioni.com
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