Serve un new deal che rimetta l’interesse dei siciliani al primo posto.
Ripartire dalla tutte quelle riforme rimaste lettera morta
di Valeria Arena
PALERMO – La XVI legislatura volge al termine in un contesto sia
politico che socio-economico davvero allarmante. L’attuale Esecutivo,
come confermano i dati delle fonti ufficiali, lascia alla futura
coalizione di governo un’Isola in piena stagnazione economica con un
livello di povertà tra i più alti del paese. Secondo il rapporto
dell’Istat su “condizioni di vita e reddito – anno 2015”, pubblicato a
fine 2016, la Sicilia detiene il record negativo di rischio di povertà e
inclusione sociale (55,4%) e di massima diffusione di bassa intensità
lavorativa (28,3%) e, considerando i dati relativi a “Conti economici e
territoriali”, la regione si trova al penultimo posto della classifica
nazionale con un Pil pro capite di 17.100 euro, quartultima per spesa
finale delle famiglie (12.800 euro l’anno) e ultima per fiducia nelle
istituzioni. A ciò si aggiunge una perdita del -1,7% della ricchezza e
un tasso di occupazione sceso dello 0,7%, entrambi nel quinquennio
2011-2015, tre dei quali governati proprio da Crocetta.
L’attuale presidente della Regione, al di là dei continui proclami e di letture degli scenari socio-economici assolutamente discutibili, lascia un’eredità molto difficile da gestire. Un’eredità che, secondo l’ultimo sondaggio di Demopolis, il Movimento cinquestelle potrebbe trovarsi a raccogliere. Il primo obiettivo del nuovo presidente, chiunque egli sia, sarà quello di risollevare le sorti di una regione che ha collezionato un record negativo dopo l’altro: mentre in Assemblea regionale si continua a discutere di Bilancio e Finanziaria, in Sicilia continuano a mancare le risorse per categorie sociali e settori professionali importanti, quali per esempio i disabili gravi e la Formazione. Senza contare, poi, la gravissima situazione di dissesto economico in cui versano tantissimi Comuni isolani che, proprio oggi, incontreranno l’Ars per fare il punto sui trasferimenti della Regione, ormai ridotti al lumicino.
La stagnazione che ha colpito la Sicilia non è solamente economica, ma anche e soprattutto politica e legislativa. Il nuovo presidente della Regione dovrà infatti rimettere in moto tutte quelle riforme che la Sicilia aspetta da anni e far tornare a lavorare il Parlamento siciliano, da mesi bloccato sui documenti finanziari. Sono troppe, infatti, i temi e le questioni che attendono risposta: si va dal caos che riguarda le ex Province al Codice etico degli eletti a cariche pubbliche e al principio di legittimità costituzionale sollevato in merito alla candidabilità elettorale di deputati condannati per danno erariale, di cui si aspetta il parere della Consulta, per non parlare della riforma del Turismo e del futuro dell’Autonomia siciliana, diventato oramai l’ultimo baluardo di privilegiati e abitudini clientelari.
Alle mancate riforme si aggiungono le tante leggi approvate ma che non hanno ancora trovato una piena applicazione. Esemplio lampante è la norma sul Born in Sicily, su cui si è espresso nei giorni scorsi il presidente della Commissione Ue all’Ars, Concetta Raia: “La Sicilia rischia di disperdere l’enorme patrimonio vegetale e animale che oggi consente alla nostra Regione di vantare una biodiversità difficilmente paragonabile ad altri luoghi del mondo, con una produzione agroalimentare di pregio e prodotti eccellenti a livello nutrizionale. È necessario che la legge sul Born in Sicily trovi piena applicazione, a cominciare dall’adozione dei regolamenti, la nomina della Commissione Tecnico-Scientifica e l’istituzione del repertorio volontario regionale”. “Dopo quattro anni dalla pubblicazione in gazzetta – ha continuato chiediamo all’attuale assessore regionale al ramo, Antonello Cracolici, di accelerare l’iter– sottolinea la deputata del Partito Democratico Raia – così si potrà dare un contributo serio e concreto ad un intero settore, sviluppando sinergie nel processo di programmazione, qualificazione e vendita dei prodotti agricoli”.
Insomma quel che è chiaro è che è necessario un cambio di rotta. Un “nuovo corso” politico che metta finalmente al primo posto i cittadini siciliani.
26 aprile 2017 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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