20 aprile 2017
DISABILI ANCORA SENZA SOLDI. E ALL`ARS SOLO LITI. CROCETTA AI DISABILI: ALTRI FONDI IN ARRIVO MA FINORA GLI AIUTI SONO FERMI AL PALO. SU TUTTO IL RESTO IL COLLEGATO È CARICO DI PROPOSTE, UNA SU TUTTE L'AUMENTO AI FORESTALI
Doveva essere il primo giorno di votazioni all'Ars. È finita con neanche una norma approvata. La Finanziaria resta al palo, almeno per quanto i riguarda i lavori d'aula, mentre fuori si infiamma lo scontro che riguarda i disabili. Perché il presidente ha messo sul tappeto la promessa di altre risorse ma a 24 ore dallo scadere del termine entro il quale Crocetta aveva previsto di risolvere l'emergenza, durante il drammatico confronto pubblico con Pif, neanche un euro è arrivato ai portatori di handicap. Cronaca di una giornata convulsa, più fuori che dentro il Parlamento. Nel primo pomeriggio Crocetta ha depositato un emendamento alla Finanziaria con cui porta a 234 i milioni che il governo si dice disposto a spendere nel 2016 per l'assistenza ai disabili. La norma scritta dal presidente prevede di partire dai 36 milioni già disponibili da mesi e che si sommano ai 68 messi sul piatto dallo Stato. A ciò si aggiungeranno altri 80 milioni frutto dei tagli da vari capitoli di spesa e gli ultimi 50 che Palazzo d'Orléans si dice sicuro di recuperare dai risparmi sulle gare d'appalto nella sanità pubblica, II nodo però adesso è l'approvazio ne in aula di una manovra che resta per ora in alto mare. Anche se i disabili segnalano un'altra emergenza. Il comitato SiamoHandicappatiNoCretini, che ha guidato le proteste degli ultimi mesi, si dice scettico sulla reale disponibilità dei fondi ma ancora più preoccupato dalla capacità di spesa di queste somme. Vincenzo Muratore, uno dei leader del comitato, fa presente che «i primi 36 milioni, approvati all'Ars quasi due mesi fa, restano nei cassetti. Non un solo euro è stato finora erogato alle famiglie. E temiamo che gli elenchi dei beneficiari predisposti dalle Asp siano zeppi di errori». Va detto che Crocetta e l'assessore alla Famiglia Carmencita Mangano hanno firmato la scorsa i primi decreti per avviare la spesa almeno a Enna e Caltanissetta. Ma la procedura - segnalano le associazioni - non è realmente partita: sono arrivate solo delle lettere da parte delle Asp in cui si annuncia a ogni disabile la disponibilità di questi fondi. E domani scadono i due mesi: tanto è trascorso da quel 21 febbraio in cui Pif guidò i disabili fin dentro Palazzo d'Orléans. Ricevendo le rassicurazioni di Crocetta per un pronto in tervento. Tra l'altro ieri si è scatenata una sorta di guerra fra poveri. Perché la Regione ha fatto sapere che risponderà all'appello lanciato da Fulvio Frisone (vedi l'intervista a pagina 5): stanziati per il fisico catanese 114 mila euro perii 2017 - spiegano dalla segreteria dell'assessore all'Economia, Alessandro Baccei - e 94 mila euro annui perii 2018 e il 2019. E ciò haprovocato la protesta del comitato SiamoHandicappatiNoCretini: «Nulla contro il sacrosanto diritto ad avere l'assistenza H24, ma perché ad uno solo? Gli altri cosa siamo? Disabili di serie B?». La protesta arriva attraverso Facebook: «Assessore Mangano - dicono rivolti all'assessore alla Famiglia - visto che sapete quanto cosa un servizio di assistenza H24 da molto tempo, considerando che elargite ogni anno tali somme, perché non le stanziate per tutti i disabili? Siamo persone non numeri». A sostegno della protesta dei comitati dei disabili si è schierato il Movimento 5 Stelle con la deputata nazionale Chiara Di Benedetto: «Trovo problematiche e insufficienti le soluzioni finora prospettate per reperire i soldi con cui garantire l'assistenza ai disabili. Serve un ripensamento complessivo del bilancio regionale partendo dal presupposto che ai più deboli spetta la maggiore attenzione». Tutto ciò si è svolto fuori dall'Ars, dove invece è andata in scena la discussione generale sulla Finanziaria. Crocetta nel primo pomeriggio ha tentato di riportare nel testo base una decina di norme che il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha invece stralciato e spostato nel testo collegato (che andrà approvato in seguito fra mille incognite). Il tentativo di Crocetta era quello di venire incontro ad alcune richieste della maggioranza, per serrare così le file in vista della maratona di votazioni. Ma alla fine solo due articoli sono stati riammessi al voto subito: il primo consentirà agli beneficiari dei fondi della ex Tabella H di spendere e rendicontare i soldi ricevuti con un margine più ampio (il 30 giugno), evitando il rischio di restituire le somme ancora non investite. E una proroga simile è stata decisa anche per alcune spese legate ai fondi europei. Su tutto il resto - il collegato è carico di proposte care ai partiti dagli aumenti ai forestali alle norme su personaie e su sanatorie varie - si voterà dopo la Finanziaria. L'accordo prevede che prima di dare il voto finale a bilancio e Finanziaria venga incardinato il collegato, così da «inchiodare» i deputati ai seggi anche nei giorni immediatamente successivi, quelli su cui è forte in realtà il timore di un rompete le righe in vista della campagna elettorale. L'accordo trovato fra governo e capigruppo ha permesso di individuare una road map che prevede di approvare la finanziaria entro questa domenica o al massimo entro venerdì 28. Se così sarà, il collegato arriverà in aula il 3 maggio, altrimenti si scivolerà al 9. Ma nell'attesa dei 45 articoli che compongono il testo della Finanziaria nemmeno uno è stato votato. Intanto dall'esterno continuano ad arrivare pressioni per modificare norme già in vigore. La Uil Fpl ha chiesto di modificare la norma sui precari nella parte che prevede un vincolo a favore dei dipendenti delle ex Province. Questa norma prevede che il 15% del personale attuale delle Province venga trasferito prioritariamente nei Comuni e solo al termine di questo percorso, per i posti rimasti liberi, si passi alla stabilizzazione dei precari. La Uil avrebbe avuto rassicurazioni su una modifica di questa norma: «Mantenendo l'obbligo del 15% della mobilità del personale delle ex Province non si otterrebbe alcun risparmio. Anzi, il futuro dei lavoratori sarebbe più a rischio con il blocco della stabilizzazione dei precari degli enti locali e perché alla fine della mobilità non ci sarebbe certezza di ricollocazione ma potrebbe scattare il licenziamento» hanno illustrato Enzo Tango e Luca Grimi.
20 Aprile 2017
Gds
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