L'INTERVISTA/ ZAIA, GOVERNATORE DEL VENETO: LA LEGGE MADIA È FATTA PER I BUROCRATI NON PER GLI AMMINISTRATORI"
Intervista a Luca Zaia - "Missione impossibile tagliare le partecipate"
«Ha ragione Perotti, l'ex commissario alla spending review», risponde il governatore del Veneto Luca Zaia. «Non esistono strumenti giuridici per essere operativi».
C'è il decreto Madia.
«Scritto da burocrati e per i burocrati. Noi amministratori abbiamo le scarpe sporche di cantiere tutto il giorno. Una legge per essere utile deve sburocratizzare, deve andare al sodo. La Madia non lo fa. Mette solo dei parametri».
Nega la complicità degli enti locali che usano le partecipate per il consenso?
«Per carità. Sono il primo a dire che queste società nascono per due motivi: utilità e inutilità. La prima cosa che ho fatto da presidente è stata la due diligence, cioè la foto di famiglia. Ne è uscito che il 70% serviva solo per pagare gli stipendi agli amministratori».
E quindi le ha chiuse?
«In parte. Siamo scesi a 15 società a partecipazione diretta e 59 indiretta, di cui però 36 di Veneto Sviluppo, la finanziaria re gionale che sostiene anche le startup: investe per tré anni e poi esce. Il piano di ristrutturazione l'abbiamo deliberato ben prima che la Madia prolungasse i termini. Ma chiudere le società è quasi impossibile».
Sempre colpa delle norme?
«Il cerimoniale di corte previsto dal codice civile porta a una trafila di passaggi incredibile. E basta un socio di minoranza a minacciare razione di responsabilità per bloccare tutto».
Addio spending review?
«Premesso che i tagli li stanno facendo solo gli enti locali, il governo doveva applicare i costi standard a tutti i livelli pubblici, così risparmiava 30 miliardi. Altro che partecipate».
Ci hanno provato, ma la riforma costituzionale è stata bocciata. «Escludeva però le Regioni a statuto speciale. E se la Sicilia resta fuori, con i suoi 22 mila forestali contro i nostri 400, a cosa serve? È la teoria del buco della cinta: noi non ne abbiamo più da tirare, ma c'è chi ha pure la cinta di scorta. Guardi cosa succede con gli immobili».
Vuole far cassa col mattone?
«Sto vendendo tutto, persinò la sede della Regione, il famoso Palazzo Balbi sul Canai Grande, seconda metà del Cinquecento. Mi chiamano il devastatore. Ma anche qui finiamola con la pagliacciata di dover valorizzare prima di vendere». Ha un'alternativa migliore?
«Approvare varianti urbanistiche e piazzare gli immobili al prezzo più alto possibile per poi scendere. Non con la stima erariale che manda le aste deserte perché fuori mercato».
Lo sa che in Veneto con i criteri del decreto Madia dovrebbero saltare U 38% delle partecipate, 241 su 636?
«Una per Comune. Non mi meraviglia. La pulizia deve esser fatta».
Ci sarebbero pure 676 esuberi da ricollocare.
«Chi li prende?
Ritorna lo schema Province, una delle più grandi bufale della storia d'Italia. Sa quanto mi costa di personale la tanto sbandierata abolizione? Quaranta milioni».
Il decreto partecipate è cambiato in seguito alla bocciatura della Consulta. Colpa o merito del suo ricorso?
«Io puntavo a cambiare il testo sui dirigenti sanitari. E li ho vinto: non saranno più decisi a Roma. Questo mi basta».
28 Marzo 2017. La Repubblica
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Io dico solo una cosa è bello parlare quando si intasca un bel stipendio da presidente, i politici del nord non sono meno da quelli del sud, hanno tutti una cosa in comune i soldi nelle proprie tasche....il forestale vive con questo lavoro..cerca di nutrirsi e di vivere dignitosamente....che lo mettono in testa una volta per tutti..sti sciacalli..Vincenzo Bellini.ct.
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