di Miriam Peri
L’appello alle forze di coalizione è chiaro: «Per ora bisogna pensare tutti insieme ad approvare la finanziaria. Subito dopo sarà il momento di ragionare, ancora una volta insieme col resto della coalizione, alle Regionali. Sinceramente non credo che il Pd ne possa ragionare come se fosse da solo, la discussione va aperta subito dopo la finanziaria, ma tutti insieme».
Fausto Raciti incassa i messaggi inviati con forza già ieri dagli alleati politici e prova a tracciare un percorso unitario in vista delle regionali. Per il segretario dem la giornata di ieri è stata tutt’altro che scorrevole, tra i centristi di Giampiero D’Alia che convocano il partito per «valutare l'opportunità di continuare a sostenere l'esperienza dell'esecutivo guidato da Rosario Crocetta» e il presidente della commissione Bilancio all’Assemblea Regionale, Vincenzo Vinciullo, che annuncia di passare all’opposizione, pur rimanendo nel gruppo di Ncd.
Il casus belli è scoppiato in Aula sullo spostamento dell'autorità portuale da Augusta a Catania, ma Vinciullo ha ammesso che i mal di pancia partono da lontano. «Questo Pd - ha sottolineato - non ha proprio il senso della coalizione. Quello che sta accadendo dimostra lo scarso rispetto manifestato nei confronti degli alleati». Il primo inquilino della seconda commissione ha annunciato di essere in procinto di presentare 250 emendamenti alla Finanziaria, che potrebbero essere sottoscritti anche da altri esponenti di Ncd.
Il commento di Raciti, però, è altrettanto aspro: «Ricordo a Vinciullo che è presidente della commissione Bilancio anche in virtù di un patto fatto come maggioranza di governo. Ma è chiaro che rispetto a questa vicenda mi affido alle parole del loro capogruppo».
Intanto il segretario dem non ha dubbi sul percorso da qui a qualche mese: «Dal vertice col gruppo del Partito democratico all’Ars è emerso chiaramente un punto fermo rispetto alla finanziaria, ma è altrettanto evidente che sono stati messi in campo diversi temi di natura politica, che ci richiamano al patto fatto quando è nato questo governo».
«Voglio dirlo con estrema chiarezza - rincara la dose il segretario dem -: in questo momento non c’è alcuna discussione sui candidati alla presidenza della Regione. Il luogo di confronto ed elaborazione per il Partito democratico sarà la direzione regionale, insieme ad altri appuntamenti utili a definire come il partito intenda presentarsi all’appuntamento elettorale».
Ma le Regionali non sono l’unico nodo: come emerso dalla minaccia di divorzio dei centristi, i mal di pancia si sono intensificati sul caso Palermo, «una partita - secondo autorevoli esponenti del partito di Casini - gestita con assoluta approssimazione». Una vicenda, quella di Palermo, su cui Raciti si tiene piuttosto vago: «Sulle prossime amministrative nel capoluogo c’è la volontà del Pd di Palermo di costruire una lista comune, anche alla luce dell’interlocuzione tra Orlando e i vertici nazionali del partito».
I problemi di Raciti sono altri. E riguardano le tensioni interne ai dem, divisi tra due fuochi con Crocetta da una parte e Faraone dall’altra, e la difficoltà di tenere insieme una coalizione orfana di una leadership forte come quella di Matteo Renzi. «È chiaro - conclude Raciti - che tra l’avvicinarsi delle Regionali e la crisi politica legata alla vittoria dei No al referendum costituzionale, cresce la pressione, la preoccupazione. E, inevitabilmente, la voglia di ogni soggetto politico di marcare il proprio profilo».
09 Febbraio 2017
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