Conferenza congiunta di fine anno
Le tre maggiori sigle, così come lo scorso anno, hanno tenuto in Camera di Commercio un consuntivo sulle tante vertenze ancora aperte e su quelle che sono le maggiori criticità vissute dal territorio. Zona industriale, cambi appalto e clausola di salvaguardia i punti da cui ripartire
Cgil, Cisl e Uil un anno dopo ancora più
unite, più forti, più determinate, verso una nuova stagione di
vertenzialità unitaria. Era l’obiettivo che le tre organizzazioni
sindacali territoriali si erano poste 365 giorni fa e che a distanza di
un anno rilanciano, quasi come uno slogan perché solo l’unione fa la
forza. Tante le vertenze affrontate, altrettante quelle da fronteggiare
per un 2017 che non appare certo migliore in termini di auspici,
rispetto all’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ma che può e deve
essere affrontato sempre a testa alta. Ciò con le proprie
professionalità in campo e con decenni di esperienze sindacali alle
spalle che possono far guardare al futuro con meno pessimismo di quanto
oggi non ci sia, anche e soprattutto a causa di una provincia che
anziché avanzare sembra fare sempre più passi indietro.
“Una provincia che registra sempre più dati allarmanti
– come ribadito, questa mattina in conferenza stampa, dai tre segretari
generali di Cgil Cisl Uil, Roberto Alosi, Paolo Sanzaro e Stefano
Munafò, – considerato ad esempio che Siracusa si trova al 109° posto
su 110 province italiane per qualità della vita. Solo questo dato,
recentemente espresso da una serie di agenzie nazionali, rende
perfettamente l’idea di dove siamo arrivati e cosa occorra per risalire
nuovamente la china“.
Già, ma cosa occorre per risalire veramente
la china? Una politica diversa? Un Governo più attento alle questioni
meridionali? Gente più innamorata del proprio territorio, con i fatti e
non solo con le parole? Le emorragie occupazionali subìte nel corso
degli ultimi anni con dati allarmanti sui disoccupati in provincia a cui
si aggiungono lavoratori che hanno vissuto di ammortizzatori sociali,
l’impoverimento relativo ed assoluto di larghe fette di popolazione
siracusana, la disperazione palpabile di chi ha perso il lavoro e la
mattanza sociale di giovani siracusani (quella “fuga” auspicata e tanto
criticata anche dal ministro Poletti), non lasciano intravedere nulla di
buono e nulla di nuovo rispetto al passato.
Anche perché a tutto ciò occorre aggiungere
la disperazione degli stessi lavoratori che non hanno più certezze per
via di stipendi che non arrivano o porte in faccia che vengono
ripetutamente sbattute con il fardello di intere famiglie sulle spalle,
che hanno spesso fatto ricorso a gesti estremi. Un atto di disperazione,
appunto, ma un grido di allarme verso appunto delle istituzioni che al
di là dell’ascolto, hanno saputo offrire ben poco. Anzi nulla. E così il
rinnovato e sempre più forte sindacato unitario giunge quasi come
un’àncora di salvezza ma altro non può fare che… da sindacato, appunto. E
cioè da mediatore, da sensibilizzatore, non certo da risolutore a tutti
i mali di un sistema che non è solo figlio di un mal Governo ma proprio
dal disamore che si ha verso il proprio territorio, i propri figli, le
proprie origini. Cosa si dovrebbe pensare, ad esempio, delle istituzioni
politiche che da anni ci rappresentano a tutte le latitudini ma che
poi, al di là di qualche caso sporadico, non hanno portato sostanziali
risultati per il nostro territorio in termini occupazionali e dunque di
crescita economica?
“Il nostro territorio – hanno aggiunto i tre segretari – precipita
sempre più in basso con dati allarmanti sulla disoccupazione, con il
triste primato in Sicilia in termini di infortuni sul lavoro,
certificato dall’Inail, e con percentuali negative sulla qualità della
vita. Si allarga la fascia di povertà e si abbassa il livello di
sicurezza nel lavoro e di vivibilità delle nostre comunità”.
Tante vertenze, come detto, sono state
risolte ma tante altre rimangono appese ad un filo, basti pensare alla
situazione dei lavoratori della Formazione professionale, i Forestali,
Siracusa Risorse, quelli della ex Provincia Regionale i cui stipendi
sembrerebbero essersi sbloccati ma fin quando non si avrà contezza di
ciò rimarrà sempre più di un ragionevole dubbio. E poi ancora i
lavoratori della grande e piccola distribuzione, la dismissione
dell’Eni; persiste e si aggrava la crisi del settore edilizio,
metalmeccanico ed agroalimentare. E ancora, sono irrisolte le grandi
questioni del risanamento ambientale e della bonifica dell’area
industriale, del rilancio delle infrastrutturazione materiali e
immateriali, del potenziamento di un sistema sanitario di qualità e di
un welfare che guardi con attenzione alle fasce più deboli della
popolazione.
“Siamo, insomma, davanti ad un bivio:
scegliere di perseguire una battaglia sindacale sempre più unitaria nel
tentativo di sfruttare e far emergere le tante e innumerevoli risorse
del nostro territorio – hanno chiosato Alosi, Sanzaro e Munafò – oppure
vivere per inerzia aspettando una manna dal cielo che non arriverà mai
con la conseguenza di un sempre più arretramento della nostra provincia
che anziché farci avvicinare al resto della penisola, ci allontanerà
ancor di più in mare aperto, spinti da pericolose correnti che, con
tutto il rispetto, ci faranno sentire più “africani” di quanto non lo
siamo già“.
Oggi chi perde il lavoro non ha perso solo
la dignità di cittadino ma è facile preda dell’abbrutimento ed è solo,
accerchiato dal diffuso cinismo delle banche, dei direttori aziendali,
delle borse che brindano ai licenziamenti. “Eppure la nostra provincia – hanno continuato i segretari di Cgil Cisl Uil – possiede
tutte le condizioni per uscire fuori dal perdurare di una crisi
socio-economica di tale proporzione: un’agricoltura d’eccellenza che
tutto il mondo ci invidia, un insediamento industriale e metalmeccanico
tra i più importanti d’Europa, un patrimonio culturale ed architettonico
di grande attrazione turistica”.
Di fronte a questo scenario Cgil, Cisle Uil,
in un’ottica di alleanze e condivisione con fette sempre più ampie di
popolazione, faranno sentire con forza e determinazione sempre crescenti
la loro voce, innalzando il livello della mobilitazione unitaria e del
confronto con le istituzioni, le imprese e la politica fino ad ottenere
risposte certe ed esigibili.
28 Dicembre 2016
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